L’incontro con la pittura di Mirta Tagliati è uno di quei momenti di stupore segreto che ci allevia dai rumori eccessivi del presente. I suoi dipinti vogliono rappresentare paesaggi dell’anima, territori incerti e indefiniti abitati da “isole” di colore che si muovono nello spazio della composizione come arcipelaghi sospesi. Parlano dell’esistenza, della condizione umana, disegnano traiettorie che ci conducono verso mondi lontani tracciando possibili rotte di salvezza, lontano dalla grevità dell’oggi. Davanti alle sue immagini si viene pervasi da una sensazione di astrazione e di distanza dalla pesantezza della realtà, che lascia posto alla riscoperta di nuove possibilità dell’essere.
Nelle parole di Marinella Paderni, tratte dal testo critico che ha accompagnato Arcipelaghi sospesi, il progetto site specific che Mirta Tagliati ha realizzato in collaborazione con Lavinia Turra e il suo Atelier bolognese, è racchiuso il significato più intrinseco di qualcosa che ha dato origine ad un ordito artistico e creativo capace di ampliare l’identità di una visione tutta al femminile.
Lavinia Turra, designer e stilista felsinea, difatti, ha scelto di dar corso ad un dialogo con l’arte all’interno del suo atelier, Maison laviniaturra, nella villa anni Cinquanta della sua famiglia, immersa nella natura pedecollinare di Bologna e Mirta Tagliati, nelle settimane a cavallo tra maggio e giugno ha avviato, con Arcipelaghi sospesi tale sperimentazione che ha visto e continua a vedere la commistione delle opere delle artiste invitate con le creazioni di moda della Maison e il dialogo con i peculiari spazi della villla.
In tal modo, il gioco – serissimo – di missaggio e dimensione concettualmente immaginifica ha trasformato il rapporto tra opere, collezione prêt-à-couture e architettura secondo i termini di una inusitata coralità di elementi. Elementi che, come tasselli di una più ampia trama, hanno delineato una sorprendente e lirica narrazione che nella poesia visiva della pittura di Mirta Tagliati e nel dialogo con le creazioni di moda, ha gemmato una suggestiva scenografia nella quale il pubblico si è addentrato come ‘nuotando’ tra emozioni ed evocazioni.
In questo suo ciclo di lavori inediti – realizzati espressamente per la mostra Arcipelaghi sospesi presso l’atelier di Lavinia Turra – la materia soffice dei pastelli a olio conferisce un’immediatezza al dialogo tra segni e forme che paiono fluttuare sulle superfici e scivolare nello spazio della tela come terre galleggianti alla ricerca di nuovi assetti. Trasmettono un senso di gioia e di leggerezza, di ritrovata libertà dell’essere. Perl’artista sono un’allegoria delle relazioni umane, dalle qualità complesse e definite da moti a volte sereni, altre volte precari e divergenti.
Il testo critico firmato da Marinella Paderni che ha accompagnato la mostra – se solo così la si vuol chiamare – è stato eco profonda ed emozionale, in grado di dar nota di ciò che al di là della visione e della percezione materica e visiva delle opere, esse hanno saputo far emergere, sia del lavoro dell’artista quanto nella fruizione del pubblico.
Mirta Tagliati, arteterapeuta e pittrice, ha lasciato che forme e cromie si scomponessero, dando origine ad una pars destruens affatto drammatica, seppur latrice di un pathos sotteso ma che, nella silente dimensione della stasi degli ultimi due anni e mezzo, contrassegnanti il nostro quotidiano, ha traslato il senso di una limbica sospensione.
Le opere di Mirta Tagliati sono evocazioni lasciate aperte all’immaginazione del pubblico, in continuo divenire, come lo è la materia di cui sono fatte le relazioni. Questa similitudine visiva si collega all’essenza più intima dell’arte, che è quella di mostrare ciò che non si può vedere.
Suggerisce ancora l’acuta analisi di Marinella Paderni; Mirta Tagliati ha invitato gli astanti a trasformarsi in viaggiatori pronti a scoprire l’inatteso in un tempo sospeso e in acque ‘incerte’. In quella che potrebbe apparire come una esperienza oscura, al contrario, l’artista ha espresso e mostrato il potere catartico dell’azione artistica, non già e non solo dell’epifania maieutica ma anche – e soprattutto – nell’incontro con l’altro da sé.
Nelle sue opere le forme giocano a rincorrersi: alcune si attraggono e creano nuovi ordini, altre si scompongono e prendono il largo come viaggiatori anomali in acque incerte. Il nostro sguardo le insegue nel loro movimento singolare lasciandosi trasportare in una dimensione di sospensione, di sosta ma anche di magia. Un’esperienza dello sguardo che alleggerisce il respiro e porta ristoro, poesia, speranza.
La geografia interiore degli Arcipelaghi sospesi di Mirta Tagliati ha rappresentato nell’Atelier Maison laviniaturra la costituizione di un topos cosmogonico capace di affrontare le barriere che in questo nostro tempo abbiamo costruito per autodifesa e di rendere la fragilità dell’incertezza il mare di nuova scoperta da cui s’è vista affiorare la meraviglia dell’invisibile.

La mostra, conclusasi il 5 giugno scorso ha dato avvio al progetto artistico dell’Atelier di Lavinia Turra che non poteva che prendere il largo grazie alla poetica di Arcipelaghi sospesi...