Si è conclusa da poche settimane An Inventory Of, mostra personale di Daniele Franzella a cura di Luca Reffo presso gli spazi della RizzutoGallery.
Per questa prima personale in galleria, l’artista palermitano ha presentato un ciclo di opere frutto della gestazione di un anno di scrupoloso lavoro: un “inventario” per l’appunto di oggetti, arredi, suppellettili, tappezzerie, collezioni, manie, in un rimbalzo continuo tra l’esterno e l’interno, il privato ed il pubblico, la meraviglia ed il terrore, l’amore ed il disprezzo. E’ un procedimento quasi biologico quello di Franzella che attiva un flusso di testimonianze del vivere, un taccuino dove la forma del verbo cede il passo al prodigio dell’immagine.
Per An Inventory Of, la forte presa sul fruitore veniva dispiegata in un percorso dal ritmo sapiente, atomizzato per momenti intrinsecamente autonomi ed al contempo densi di reciproci echi, di rimandi, di allitterazioni. Veniva codificato un vero e proprio formulario del mondo ispirato alla necessità di trovare una correlazione tra gli avvenimenti ed i loro segni. Ma nelle infinite possibilità dell’utilizzazione demiurgica dell’immagine ecco che si palesava, nel nostro artista, la volontà di conversione e ri-conversione di quella, una tensione palingenetica che metteva insieme storie, controstorie, parole e luoghi. Le parole di Luca Reffo: “An Inventory Of è l’osservatorio attraverso cui il catalogo utopico dei referti viene acquisito, manipolato ed infine reindirizzato alla memoria come all’oblio: lo sviluppo, l’assetto e le fasi del progetto espositivo rispondono ad un processo di riscrittura dei confini che separano il vero dal falso, la storia dall’accidente e il simbolo dall’ornamento”.
In questo momento di grande fervore creativo abbiamo intervistato Daniele Franzella.
Serena Rimbaudo: “Daniele Franzella, ti conosciamo soprattutto per la tua vocazione di attento scultore ma il tuo fare si concreta in una eterogeneitá di formule e di media che sempre palesano eccezionale coerenza. Come definiresti il tuo essere artista?”
Daniele Franzella: La mia è stata una formazione da scultore. Provengo anche da una famiglia di artigiani per cui è stato facile svelare molto presto una mia predisposizione per il disegno e il modellato. Ma forse la mia reale vocazione, per rifarmi alla tua domanda, è quella di mettere insieme storie e raccontarle. Non so farlo con la scrittura quindi lo faccio con altri mezzi: con la scultura, la fotografia, gli affreschi digitali, senza prediligere in realtà una tecnica in particolare. Dalla scultura ho imparato che arrivi ad una forma passando per molti processi ed è proprio nelle intercapedini che separano questi processi, e dilatando questi spazi, che cerco una coerenza tra la forma e la mia dimensione immaginativa.
S.R.: “An Inventory Of” puó di certo essere considerata un pregnante dispiegarsi della tua ultima ricerca. Ce ne parleresti?
D.F.: Sono molto affascinato dalle immagini, dal loro funzionare anche senza nessun tipo di mezzi o supporto fisico. An Inventory Of era per me un modo per riflettere principalmente sulle interazioni che le immagini attivano tra concetti come figuratività, rappresentazione, narrazione, analisi, registrazione, oblio. Ovviamente tutto questo nel mio lavoro finisce per assumere sempre un valore fortemente oggettuale e la mostra è stata concepita come una sorta di catalogo non ragionato in cui l’immagine e la sua replicazione si muovevano, ancora una volta, negli spazi intracellulari tra soggetto e oggetto.
S.R.: “ La mostra è stata definita “un racconto a nastro”. Cosa significa?
D.F.: An Inventory Of era come un nastro analogico dove lo scorrere delle immagini era suscettibile di interruzioni, capovolgimenti, parallelismi. Era il tentativo di assomigliare a quelle storie che aprono ampie zone intermedie dove potersi ingannare e avvertire un senso di incompletezza o perfino incongruenza. In una delle installazioni in mostra si affiancavano proiezioni di immagini provenienti da diversi ambiti: storia dell’arte, archeologia, tecnologia, anatomia, cronaca, avanspettacolo. La continua riconfigurazione degli accostamenti suggeriva ogni volta nuove connessioni e un punto di vista sempre diverso.
S.R.: “Quali ispirazioni hanno nutrito il tuo immaginario?“
D.F.: Da Ornamento e Delitto di Adolf Loos, credo di aver preso molte ispirazioni soprattutto per la mia difficoltà di sempre nel separare il simbolo dall’ornamento. Il modo in cui demolisce l’orpello e la decorazione dipartendo dall’architettura e giungendo all’oggetto di uso quotidiano è ancora oggi un tema da argomentare. E certamente La Vita. Istruzioni per l’uso di George Perec. Un racconto parcellizzato come gli appartamenti degli abitanti del caseggiato di Rue Simon-Crubellier di cui ne viene raccontata la vita proprio attraverso una lista vertiginosa di oggetti. L’oggetto diviene principio atomistico, unità di misura. Testimonia il nostro passaggio nel mondo.
S.R.: “Prossimi progetti?“
D.F.: Ci vedremo al MIART. Per quello che concerne più specificamente la mia ricerca, l’intenzione è quella di riprendere il discorso esattamente dove lo ha interrotto la chiusura di An Inventory Of.
An Inventory Of di Daniele Franzella
dal 31 ottobre 2019 al 01 febbraio 2020
RizzutoGallery
Via Maletto, 5 – 90133 Palermo
tel: + 39 091 7795443 – Mob: + 39 347 1769901
website: https://www.rizzutogallery.com/