Da sempre gli artisti, prima di chiunque altro, hanno la sensibilità di porre all’attenzione temi complessi in maniera delicata e coinvolgente, divenendo veicolo di conoscenza e cultura.
E Alice Babolin, in arte Aliteia, con la sua mostra personale “The Ballad of Human Mutations” lo ha fatto egregiamente. L’artista padovana porta per la prima volta nella storia dell’arte un progetto incentrato sulla Charcot-Marie-Tooth, la più comune delle neuropatie ereditarie, ma al contempo una patologia rara e poco conosciuta. Per Aliteia è una caratteristica di famiglia.
Grazie alla curatela di Alisia Viola, che torna alla Fabbrica del Vapore dopo il successo del precedente progetto con YOU (Matteo Mandelli), l’esposizione emoziona e affascina. “The Ballad of Human Mutations” è un manifesto di corpi-non-conformi volto a integrare nuovi valori estetici nella società contemporanea. Aliteia racconta al pubblico una storia, anzi, diverse storie che affondano le radici all’interno del suo nucleo familiare. Ma la mostra non è una dedica alla malattia CMT, quanto piuttosto un’occasione per ricordare al mondo come la perfezione e la normalità siano termini desueti. La bellezza sta nell’unicità, nella particolarità che ogni corpo, ogni volto, comunica in tutte le sue manifestazioni. Ed è questo il fil rouge che caratterizza la ricerca personale dell’artista.
Inoltre, Aliteia si serve di diverse tecniche espressive per dare forma al suo messaggio, confermandosi una figura poliedrica ed eclettica nel mondo dell’arte. La mostra, infatti, vede l’unione e la contaminazione di diverse discipline che dialogano fra loro. Dalla performance alla scultura, passando per la fotografia. Il tutto con un epilogo sul digitale, perché le opere verranno mintate come NFT e inscritte su blockchain, acquisendo la certificazione e l’autenticità dovute.

Un video espositivo, venti fotografie in stampa fine art su Dibond con cornici artigianali e un’installazione scultorea site-specific stampata in 3D con tecnologie ultra-innovative accolgono lo spettatore fino al 10 novembre in questo affascinante viaggio all’interno dell’autentica bellezza dell’essere umano. Un emozionante incontro ha costituito la prima tappa del progetto dando l’occasione a diverse persone affette da CMT di confrontarsi e mettere alla luce le loro debolezze. Aliteia è riuscita a immortalare i turbamenti di tutte le persone coinvolte e fotografate nel corso del cerchio performativo, guidando i presenti verso l’accettazione e la consapevolezza del proprio corpo.
Il percorso antecedente all’esposizione diventa incubatore di sogni, speranze e libertà di essere se stessi, felici della propria natura. Così le fotografie si pongono come testimonianza di come ognuno possa avere il coraggio di superare la propria vergogna e di mettere a nudo le proprie parti del corpo soggette a questa malattia estremamente complessa.
Il nome d’arte di Alice deriva dalle parole “Ali” e “Aletheia”. Il termine greco si riferisce proprio allo stato del rendersi evidenti e del non nascondersi, implicando la sincerità, intesa come fattualità o realtà. “Aletheia” è la verità che non può essere nascosta, che non si può celare. L’artista si pone come guida, affinché l’evoluzione del sé si concretizzi nel coraggio di camminare lungo la propria strada mano nella mano con le fragilità e le diversità che sono parte integrante della propria identità.

L’esposizione è stata organizzata in partnership con ACMT-Rete per la Malattia di Carchot-Marie-Tooth, l’associazione formata dalle persone affette da CMT e da chi li sostiene, ed è in collaborazione con Prossimi Srl Impresa Sociale Ets, che dal 2021 traduce le opportunità specifiche della fabbricazione digitale e delle tecnologie in occasioni e progetti di innovazione sociale partecipata. Infatti, l’azienda ha appoggiato l’artista e Fablab Venezia nella produzione della scultura grazie a sofisticate tecniche di stampa 3D.