Alice Pilusi

Alice Pulisi intervistata da Lorenzo Kamerlengo per The Hermit Purple, Luoghi remoti e arte contemporanea su Segnonline.

Parlami di un tuo maestro, o di una persona che è stata importante per la
tua crescita.

Margherita Morgantin. Quando l’ho conosciuta vivevo ancora a L’Aquila, è stata la mia docente di Anatomia per pochi mesi. Ci siamo rincontrate due anni dopo durante la summer school Fontecchio Arte nel Bosco (AQ), di cui è stata ospite per alcuni giorni. Lei è una grande donna, è stata esemplare per me in quanto a determinazione e tenacia. Ho sempre ammirato molto il suo modo di comunicare, con chiarezza, sincerità ed empatia. Ricordo con piacere le sue lezioni di Yoga in Accademia e i dibattiti sul femminismo, di cui lei è sempre stata portavoce. Il nostro incontro è stato fondamentale non solo per lo sviluppo del mio lavoro, ma anche e soprattutto per la mia crescita personale. La ringrazio molto per questo.

Quali sono secondo te il tuo lavoro/mostra migliore ed il tuo lavoro/
mostra peggiore? E perché?

Di solito il lavoro migliore è un’opera appena la si fa, il peggiore è la stessa opera non appena ne viene realizzata una nuova. Ad ogni modo fra i miei lavori, uno dei più riusciti credo sia la performance 1000 layers challenge. Per tre ore ho passato settanta strati di smalto sulle unghie della mia ex compagna di corso Táňa Stropkaiová, che si è sottoposta a questa bizzarra seduta di bellezza. L’opera risale al 2017 e da essa derivano gli sviluppi più recenti legati alla serie Beauty Guru, frutto di studi e ricerche sul tema della costruzione della propria immagine virtuale in rete. L’azione costituisce la messa in scena di una challenge che in quell’anno spopolava sul web e che prevedeva, per l’appunto, la sovrapposizione di molteplici strati di make-up sul proprio corpo. La sfida consiste in una prova di forza giocata sulla resistenza e sulla ripetizione perpetua di un gesto semplice, di carattere strettamente femminile ma vicino in qualche modo anche alla pittura. Pur essendo tra i miei primi lavori, questa performance resta comunque quello che preferisco, mi appassiona ancora parlarne, forse perché è stato il primo a rivelare alcune mie attenzioni in tempi non sospetti. Per quanto riguarda il peggiore, difficile sceglierne uno solo, ad oggi direi Skincare, una saponetta con alcuni frammenti di vetro all’interno posta su una piccola base di marmo, un’opera del 2018 che rientra in quelle sperimentazioni poco riuscite del periodo accademico.

Se ti ritrovassi su un’isola deserta, proseguiresti la tua ricerca artistica?
Se sì, in che modo?

Beh, probabilmente se mi ritrovassi su un’isola deserta avrei ben altro a cui pensare, visto il mio scarso spirito di sopravvivenza. Una volta instaurate delle metodologie di sostentamento efficaci potrei forse intrattenermi praticando delle attività ricreative, ma se la funzione primaria dell’arte consiste nel comunicare agli altri, evidentemente in assenza di pubblico avanzare una ricerca sarebbe pressoché inutile. Questo naturalmente non escluderebbe la possibilità di contemplare o riflettere sulla mia condizione.

In che modo sta influendo l’isolamento di questo periodo su di te?

Sono preoccupata per il mio futuro e per quello di tutti. Questo periodo passerà ma lascerà una traccia indelebile nelle nostre vite. L’isolamento è una condizione fondamentale per impedire la diffusione del virus e stando a casa so di contribuire al superamento di questo periodo così difficile. Indubbiamente l’inquietudine legata alla situazione resta un pensiero costante, per questo motivo non sento la necessità di intrattenermi o di produrre qualcosa. Mi è capitato di fare dei dolci, ricerche, o di concentrarmi su alcuni progetti che spero di portare a termine più avanti, ma per il momento faccio fatica a lavorare. Molti degli stimoli e delle suggestioni visive da cui traggo ispirazione sono fuori dalla mia portata (e dalla porta di casa mia) e chiaramente anche reperire materiali è diventato impossibile. Posso solo auspicare che la situazione migliori. Nel frattempo, mi è capitato di seguire e partecipare ad alcune iniziative virtuali nate proprio in questi giorni sul web. Purtroppo, tutti noi artisti ci siamo trovati a dover spostare o annullare molti dei nostri impegni più prossimi, per questo mantenere una certa visibilità online è diventato fondamentale, più di quanto non fosse già. Mi piacerebbe che questi progetti contribuissero a supportare, anche economicamente il nostro lavoro, tuttavia sono certa che il ricavato possa essere destinato a donazioni di ben più urgente emergenza.