ARCO Lisboa

Una Pasqua di pace

Gli auguri di buona Pasqua di Andrea Guastella per la sua rubrica settimanale “Sistematica”.

Il mondo, da ovunque lo si guardi, è una rovina. Guerre, liti e distruzione in ogni dove. Eppure qualcuno resiste. Ci sono uomini e donne che meditano, uomini e donne che pregano, uomini e donne che si impegnano con tutte le forze per risolvere i problemi degli altri. O, per meglio dire, per gli altri e basta: una volta superato un ostacolo, ne spunta subito un altro. Ma una mano tesa, un sorriso, una pacca sulle spalle al momento del bisogno chi li può dimenticare? L’arte stessa – correggetemi se sbaglio – non prescinde dalla condivisione. Che sarà magari un po’ egoistica, se condividere è condividere sé stessi, ma è soprattutto umana. Proprio come è umano il Dio cristiano. Un Dio che accetta la morte più ignominiosa che un suddito dell’impero di Roma potesse subire: la crocifissione. Destino raccapricciante quanto universale. Non si è uomini senza vivere, in un modo o nell’altro, l’esperienza del dolore. Perciò, da secoli, gli artisti rappresentano Cristo sulla Croce.

Lo ha fatto Dalì col suo Corpus Hypercubus. Di recente lo ha fatto, per la chiesa dei santi Filippo e Giacomo di Anagni, Alessia Forconi. “L’edificio”, spiega l’artista, “si sviluppa in altezza, con una grande vetrata con i colori del cielo, di un blu intenso che avvolge i fedeli. Ho pensato quindi ad un’Ascensione, a uno slancio del Cristo Risorto, eliminando la croce e assecondando il verticalismo della chiesa”. E tuttavia, anche quando la Croce scompare e Cristo ascende in cielo, essa rimane impressa nel suo corpo. Perciò il Cristo Risorto della Forconi ha le braccia spalancate come fosse crocifisso, in segno di accoglienza e di benedizione. Solo il dolore è svanito. Il capo è reclino ma gli occhi – socchiusi – sono rivolti verso l’alto. Le mani sono contratte, i piedi sovrapposti: ma dove sono i chiodi? Cristo non è più vincolato a uno spazio: il legno, che dovrebbe sostenerlo, è venuto a mancare. Circonfuso di luce, può iniziare il suo cammino verso il cielo. A noi, “della razza di chi rimane a terra”, non rimane che sperare, in questi giorni insanguinati, in una Pasqua di pace.

Auguri sinceri.

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