Da gennaio 2025 i bagni del famoso circolo ARCI “Fanfulla” di Roma hanno ampliato la loro “funzione sociale” per ospitare una rassegna scandita in sei appuntamenti, dedicati all’esposizione di opere visive e performative di 12 artisti. Curato da Jacopo Natoli e da Nicola Rotiroti, il ciclo d’appuntamenti ha un titolo inequivocabile, Cessiamo – Cedere Non essere Amare, che gioca appunto sull’omofonia fra “cesso” e il verbo cessare, concludere, finire. Cosa si conclude, in effetti, realizzando una trasformazione di un bagno di un locale in uno spazio espositivo? Di certo non l’affluenza di un pubblico diviso fra la visione e l’espletamento delle proprie urgenze “fisiologiche”, ma piuttosto l’idea che il bagno sia solo un posto secondario, un non-luogo di confinamento dei propri bisogni e desideri. Con la mostra, il cesso è sotto i riflettori, proprio per pensare, attraverso la pratica artistica, la natura del desiderio umano.
Tale riflessione è ciò che ha guidato la strutturazione dell’opera di Piotr Hanzelewicz, presentata in uno dei bagni del Fanfulla il 13 aprile. Il suo intervento ha fatto sì che luogo si trasformasse in una bacheca ibrida, sospesa tra una formulazione di annunci cartacei con tanto di sigla AAA e delle richieste scritte oscene e impossibili che spesso pullulano le secche della virtualità. Un senso intriso di spaesamento e di divertimento è ulteriormente marchiato da un particolare interessante: ogni annuncio è accompagnato ad un unico e solo annuncio, quello dell’artista stesso. Hanzelewicz ha espresso la volontà di voler essere una sorta di “spia dell’anima”, un server capace di raccogliere, decodificare, assorbire, ricodificare i desideri esposti, giocando, come afferma il comunicato stampa, «con le logiche del consumo, dell’accumulo e dell’intimità mercificata». In effetti, al di là del divertito cinismo sulle forme contemporanee del godimento, il gesto artistico di Piotr Hanzelewicz è mosso da un’inquietudine che alimenta una riflessione feroce e franca sugli apparati che catturano il desiderio umano e che lo rinvestono nella comunicazione istantanea e algoritmica della società moderna. Come evidenzia Matteo Di Cintio nel suo testo critico AAA Cedesi Altro, Hanzelewicz incarna il zizekiano concetto di Grande Altro, «l’ordine simbolico-immaginario in cui l’essere umano è immerso e attraverso cui dà consistenza alla propria realtà», ma lo fa per sottolineare il fatto che la libertà assoluta propugnata dal capitalismo è in realtà una forma di godimento parcellizzata. In più, il fatto di accentrare le richieste sulla figura di Hanzelewicz ci indica che ad ogni accentramento, sbordamento di richieste si lega sempre, in fin dei conti, «un fallimento benefico perché l’artista così ci evidenzia l’inconsistenza di questo Altro, la sua matrice illusoria o, ancor di più, l’impossibilità che s’incaglia in ogni incitazione a godere di qualcosa».