ARCO Lisboa
Angelo Accardi
Art Crimes - Angelo Accardi, Ambrosiana Foto di Michele Stanzione

ART CRIMES: l’indagine visiva di Angelo Accardi

Dal 3 al 28 aprile 2025, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano accoglie cinque grandi tele, installazioni site-specific, video e altri lavori dell’artista Angelo Accardi, noto a livello internazionale per le sue opere Pop Surrealiste.

La mostra si intitola Art Crimes per via del tentativo di Angelo Accardi di mettere insieme elementi, simboli e figure che appartengono all’immaginario visivo di altri artisti. Una sorta di appropriazione attraverso la quale Angelo Accardi mette in dubbio il concetto di omaggio o sabotaggio nell’arte. Un cortocircuito visivo e concettuale, una mostra inedita in cui l’artista si mette a confronto con il cartone preparatorio della Scuola di Atene di Raffaello, uno dei maggiori capolavori della storia dell’arte. La Biblioteca Ambrosiana diviene dunque teatro di questo dialogo, un Tempio dell’arte e della memoria che custodisce capolavori (tra cui il Codice Atlantico di Leonardo e la Canestra di Caravaggio) e che temporaneamente funge da luogo d’incontro tra metodi e codici espressivi diametralmente opposti. 

Che cos’è il furto in arte? Da questa domanda origina la riflessione di Angelo Accardi, che in qualche modo sovverte il significato dell’opera di Raffaello per dare forma ad una composizione rinnovata, in cui dialogano personaggi storici di epoche diverse come Duchamp, Aristotele, Dalì, Michelangelo. Vi è anche una certa ironia nelle opere di Accardi. Michelangelo viene inserito nell’opera poiché “escluso” dall’originaria, Socrate viene accostato all’intelligenza artificiale, la Scuola di Atene apre le proprie porte e accoglie artisti più o meno moderni – Picasso e Velázquez – contemporanei, Warhol, Bacon, Cattelan – e addirittura Steve Jobs, in un’opera che destabilizza l’osservatore per via di questi insoliti accostamenti e delle connessioni esistenti tra l’arte, la filosofia e il nuovo sapere (se così si può definire) generato e conservato dalle AI.

Originalità e appropriazione, provocazione e reinvenzione: parole chiave di un percorso espositivo in cui per orientarsi è importante cogliere i riferimenti che Angelo Accardi dissemina nella creazione del cartone e delle altre opere. Come non citare la Monnalisa di Duchamp, opera a suo tempo ambiziosa e provocatoria che ancora oggi porta a chiedersi: è arte o solo una trovata? Si tratta di appropriazione o di rielaborazione di qualcosa di esistente? Non esistono risposte univoche, e non è obiettivo del lavoro di Accardi fornirne. Nel cartone compare inoltre l’Innocenzo X di Francis Bacon, che dialoga con Velazquez, in un collegamento continuo tra citazioni e riferimenti che tracciano una sorta di filo rosso della storia occidentale dell’arte degli ultimi secoli. Accardi “ruba” elementi, li rielabora, mettendoli a confronto. La mostra ruota attorno alla figura di una scultura seduta su una Poltrona Proust di Mendini, la Pantera Rosa che osserva il Cartone di Raffaello. Un martelletto in mano, il cervello alle spalle e una scritta che suggerisce di rompere il vetro in caso di necessità che conferisce ulteriore incongruità alla scena.

Gioco, eco di richiami, vicende dell’Internet. Accardi si appropria di riferimenti di qualsiasi genere e li rielabora in un’arte che non perde mai di vista la componente ironica e provocatoria. Anche nel Cartone di Raffaello i personaggi sono inseriti in una veste surreale, giocosa, che scherza sull’attualità attraverso rimandi alla vita quotidiana (come nel caso dell’uomo sulle scale che, all’interno dell’opera, regge in mano un foglio dell’agenzia dell’entrate o i numerosi riferimenti a ChatGPT e all’IA in generale). Come anticipato, l’intelligenza artificiale compare anche come interlocutrice di Socrate, in un confronto tra il filosofo simbolo per eccellenza del sapere umano e il nuovo contenitore di tutte (o almeno, così pare…) le informazioni possibili. Una mostra ironica e divertente che offre però spunti di riflessione interessanti su quelli che sono temi caldi dell’attualità, sempre in una chiave spiritosa piuttosto che apocalittica.

Closeau e la Pantera Rosa, Mr Bean, la crypto art. Riferimenti alla cultura di massa, indizi che guidano i visitatori alla scoperta di un universo estraniante fatto di simboli al contempo colti e pop, che tutti possono cogliere ma a cui ognuno può conferire significati unici e personali. Art Crimes si configura come un laboratorio critico sull’evoluzione dell’arte, in un processo continuo di riscrittura che mette in discussione il già di per sé labile confine tra appropriazione, copia e riscrittura.

Art Crimes – Angelo Accardi, Ambrosiana Foto di Michele Stanzione
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