È stata inaugurata lo scorso 14 novembre presso la Fondazione Rusconi Ghigi, in Via Petroni 9, la rassegna Like an Open Door, il cantiere come potenziale, a cura di Lisa Del Prete, Silvia Litardi, Margarethe Makovec, Anton Lederer col coordinamento di Andrea Pastore. Come anticipato dal titolo, la mostra è una rassegna dedicata tra arte e città, ovvero? Bologna, come tante città europee, è coinvolta da trasformazioni profonde e spesso dissonanti che si manifestano e ricadono sul tessuto urbanistico che viviamo quotidianamente, ma che rispondono ad un bisogno di adeguamento o sollecitazioni nei confronti delle trasformazioni sociali in atto. Cosa vuole dunque trasmettere la mostra mediante i suoi 15 artisti ed interventi? L’intento è quello di ripensare lo spazio come cantiere, cioè quello vissuto, Like an Open Door vuole far riflettere su come la creatività sia in grado di creare nuovi percorsi, promuovere nuove forme di attivismo artistico in grado di entrare e ribaltare una percezione del paesaggio urbano e umano che diamo assodato.
Questa iniziativa è promossa e curata da due realtà, una prima bolognese, che vede la collaborazione del direttivo curatoriale dell’Associazione Culturale Nosadella.due, un soggetto che si sposta verso la pragmaticità del producer alla sensibilità del curator con l’obiettivo di realizzare nuove opere artistiche in contesti extra-ordinari: NOS Visual Production. La seconda Austriaca è: < rotor > Centre for Contemporary Art,che ha sede nella città di Graz, essa si occupa di arte contemporanea incentrata sulle questioni sociali, politiche, ecologiche ed economiche di oggi. Con anche la collaborazione di Fondazione IU Rusconi Ghigi,centro di ricerca e innovazione per immaginare e realizzare, mediante percorsi di condivisione ed esperienze, del presente e in vista del futuro della città e dei suoi abitanti, prestando attenzione verso le risorse ambientali e sociali.
La sinergia tra Bologna e Graz, che dura da due anni, ha dato esito alla realizzazione di questa ambiziosa impresa, individuando numerosi artisti legati dall’interesse per l’arte urbana, le cui opere e ricerche creano tra di loro un fil rouge di risonanza. Dunque, dopo un primo capitolo espositivo a Graz nel 2023, che investigava l’opera d’arte come spazio di possibilità inaspettate, mutamenti e cambi di prospettive, si prosegue a Bologna passando per i diversi punti nevralgici della città, con lo scopo di espandere il pensiero al contesto urbano e in particolare alla condizione di trasformazione, immaginabilità e potenzialità che in esso innescano metaforicamente i cantieri.
Il fulcro della rassegna si trova presso Via Petroni, 9, Palazzo Verzaglia Rusconi detto “Petroni”, sede della Fondazione che desidera impegnarsi per una riqualificazione culturale della zona intorno Piazza Verdi. Da qui parte la mostra che avrà luogo tra spazio interno e spazio esterno, giocando sul ruolo del “confine di visibilità” caratteristica di ogni cantiere. L’allestimento si articola mediante installazioni artistiche site specific che cambieranno durante i mesi di programmazione. In più durante il periodo della rassegna che sarà fruibile fino al 9 febbraio 2025 vi sono talk e dibattiti. Mentre per la via e l’area limitrofa si innestano sul tessuto urbano interventi artistici temporanei.
Tra i progetti non potevano mancare le due residenze d’artista presso Residenza per artisti Sandra Natali di Alfredo Barsuglia e zweintopf, stabilendo la partnership con MAMbo-Museo d’Arte Moderna di Bologna. Inoltre Like an Open Door, i tre artisti bolognesi: Alessandro Brighetti, Flavio Favelli e Ivana Spinelli aprono le porte dei loro studi d’artista ognuno ad un artista austriaco/a allo scopo di realizzare tre duetti creativi. La rassegna inoltre aderisce all’iniziativa di Art City 2025, sarà dunque fruibile nelle sue molteplici sedi insieme a nuovi appuntamenti e installazioni site specific – in fase di elaborazione.