Una lettera che si chiude con parole esplicite: ti bacio molto. Da questo inatteso incontro con il passato nasce un desiderio. Quello di restituire l’atmosfera di quella storia attraverso segni e in parte ombre. Non una narrazione completa, ma frammenti che richiamano ciò che è stato.
“ti bacio molto” è una confessione personale e anche un’apertura corporea. Un dialogo fragile tra il passato e il presente, dove ciò che è perduto si trasforma in frammenti, che testimoniano del tempo nel tempo, tra ricordo e oblio.
Astolfi riproduce con attenzione le parole della lettera, rimarca i gesti originari di chi l’ha scritta, creando un’opera transitoria. Questo processo non è solo recupero, ma riflessione su ciò che rimane nell’assenza: un gioco tra ciò che si vede e ciò che si intuisce.
Si crea un’assenza illuminante tra i testi del diario di Astolfi, nel quale spicca una frase: “Da qui tutto diventa più lontano alla luce del sole”. Questo passo è riprodotto su carta carbone. Questa riflessione sembra offrire una chiave interpretativa dell’intero progetto. Questo pensiero sembra racchiudere il senso dell’intera mostra, suggerendo che nella troppa chiarezza si perde la capacità di osservare, mentre nel buio e nella profondità si risvegliano le tracce del ricordo.
Il blu, qui, non è solo un colore, ma una dimensione esistenziale. Ogni opera, che sia una trascrizione, un disegno o un’immagine su carta carbone, rappresenta un istante malinconico pronto a svanire, proprio come i ricordi più intimi. Le parole diventano tracce lievi, come segni che emergono solo se scrutati in controluce. La mostra è arricchita di materiali personali: appunti, disegni, fotografie tratte da cartoline, frammenti di vita accumulati negli anni e ora ripresi in questa danza di memoria che si perde, inciampa e riemerge.
Tra le opere della serie Diario, il paesaggio diventa protagonista, con architetture che emergono come segni di un mondo in trasformazione (casolari abbandonati, simboli di una terra in dissoluzione), oppure, come nel ciclo delle Cartoline dedicate ad Atri, la città natale dell’artista, con sagome leggere che richiamano scorci come la Cattedrale di Santa Maria Assunta o la Villa Comunale.
In queste opere, il blu diventa il filtro attraverso cui il passato riaffiora, striato di nostalgia.
La mostra di Andrea Astolfi è, nelle parole di Lucio Rosato, “testimonianza fragile ed evocazione limpida”, che nella profondità del blu riemerge come intima memoria di una storia (d’amore), da ri-tracciare attraverso l’antico gesto della scrittura. Per Rosato, direttore dello spazio in dialogo con l’artista, sono le parole a diventare il mezzo per immaginare una nuova prospettiva, invitandoci a osservare con attenzione ciò che è sospeso. “ti bacio molto” è un omaggio alla delicatezza della memoria.
Andrea Astolfi invita il pubblico a immergersi nel blu, dove il visibile è veicolo. Promette e dà una poetica, mescola dolcezza e malinconia, trasforma tracce in affetto. “ti bacio molto” è dedicato a ciò che resta, è ricalcare nel blu quello che c’è.