L’opera di Soardi traccia un parallelismo tra la stazione di Lancetti, spazio urbano caratterizzato da un continuo divenire di flussi, e l’abisso marino, uno degli ultimi territori inesplorati del pianeta Terra, nonostante ne ricopra quasi il 70% della superficie. Sculture e tracce audio raccontano l’evoluzione di alcuni organismi marini, l’ostilità ambientale, la dicotomia spaziale abisso – suburbio e il rapporto di scambio anatomico tra pesce ed essere umano.
Francesca Interlenghi: Mi racconti la genesi di questa mostra? Come nasce? Da quali riflessioni e stimoli?
Thomas Soardi: A Submerged Subversion affiora da un parallelismo tra i non luoghi di Marc Augé e gli abissi marini, contraddistinti da un continuo divenire di flussi che li determina. Emerge per assonanze etimologiche tra i due ambienti, caratterizzati dall’essere spazi indefiniti poiché apparentemente impersonali. Deriva dalla non conoscenza di ciò che manifesta il luogo, in quelli di Marc Augé per alessitimia, negli abissi per l’impossibilità di esplorazione. Riflettendo sulla dicotomia suburbio – abisso, nonché sulla morfologia di questi ambienti ne è delineato come elemento di congiunzione la disciplina della subacquea, in quanto metaforicamente l’essere umano transita dal primo al secondo spazio. Per effettuarlo deve attuare un rapporto di scambio anatomico, in cui integrare alla propria struttura corporea quella dei pesci, per potersi muovere nel loro habitat, ovvero un un ambiente ostile per il quale non è predisposto alla permanenza.
FI: Vorrei mi parlassi dell’interazione con lo spazio espositivo. Un non luogo per dirla con Augé appunto, che diventa qui condizione da cui muovere per la ricerca del proprio spazio identitario, attraverso un’interpretazione delle forme che la contemporaneità offre e la conseguente loro traduzione. Puoi approfondire questo tema?
TS: spazioSERRA è una struttura a pianta ottagonale di ferro e vetro, insita all’interno del passante ferroviario di Lancetti, Milano. Le vetrate che la circoscrivono a 360° consentono una fruizione totale dall’esterno, a disposizione di qualunque persona si trovi a transitare per l’ambiente. Le peculiarità di essere situato in un contesto urbano ed essere caratterizzato da un pubblico eterogeneo incentivano la trasversalità del progetto, attivandone una comunicazione orizzontale. Le opere possono propagarsi in un eco visivo in uno spazio che funge da cassa di risonanza. La relazione suburbio – abisso viene indagata per esempio nelle sculture Cnidaria 1, 2, dove la ritmicità modulata delle forme riprende quelle dei rivestimenti di acciaio che inglobano i pilastri della stazione ferroviaria. O ancora, in Octagonal profusion, le due tracce audio, riprodotte in loop con un ritardo progressivo, raccontano le sonorità ambientali estrapolate da ciascuno di essi, rapportate poi tra loro. spazioSERRA diventa una sorta di acquario in cui gli oggetti che lo popolano insistono sulla spinta mimetica dell’animale umano.
FI: Uno dei macro temi della tua ricerca è quello dell’etologia, inteso come studio comparativo sul regno animale (animale-umano). Quello di mettere in connessione ambiti differenti è proprio uno dei principi fondanti dell’estetica attuale. Gli abitanti del mondo globalizzato – scrive Bourriaud – si vedono costretti a rinegoziare i termini della loro presenza nel mondo con l’insieme del vivente, ma anche con le loro stesse creature tecnologiche. Qual è la tua posizione in proposito?
TS: Il mio punto di vista in merito alla teorizzazione di nuovi scenari che includono diversi sistemi coesi tra loro, si trova sospeso tra le analisi di Zygmunt Bauman e Nicolas Bourriaud. Rispettivamente in quelle condotte dal primo in Dentro la globalizzazione, dove definisce globalizzazione l’ineluttabile destino del mondo, un processo irreversibile, e che, inoltre, ci coinvolge tutti alla stessa misura e allo stesso modo.Viviamo tutti all’interno della “globalizzazione”, ed “essere globalizzati” vuol dire per ciascuno di noi, più o meno, la stessa cosa. Bauman analizza le trasformazioni legate alla società contemporanea, delineando il concetto di modernità liquida. Questa nozione viene introdotta con un’accezione positiva secondo la quale la contemporaneità è materiale senza forma specifica che si adatta in ogni caso, spazio e tempo alla situazione. Esso utilizza il termine per spiegare il periodo postmoderno. Anche Bourriaud inserisce nella sua trattazione un’analisi sulla società in questo periodo parlando di altermodernity come un processo che ha inizio negli anni ‘90 e che cerca una soluzione che possa portare allo studio e al superamento di una standardizzazione e globalizzazione che permea nella società. L’altermodernità, che consiste in un cambio di posizione nei confronti del fatto moderno, non considera quest’ultimo come un evento di cui si tratterebbe di dipingere il dopo, ma come un fatto tra gli altri, da approfondire e considerare in uno spazio infine degerarchizzato, quello di una cultura mondializzata e preoccupata da nuove sintesi. La riformulazione della coesione tra sistemi, di natura tecnologica e vivente, in continuo divenire è necessaria. Il rischio è quello di attivare una depersonalizzazione progressiva in funzione di una matrice standardizzata, dove la coesione cede il posto ad un azione prevaricatrice di un sistema sull’altro, incentivando i dislivelli. Il perseguimento dell’equilibrio tra i sistemi diventa così la chiave di lettura per l’evoluzione nella consapevolezza. In altre parole essendo tali sistemi irreversibilmente presenti nella nostra esistenza, il rischio del non riformularne l’armonia, monitorandoli e questionandoli è quello di incombere in un inglobamento di uno sull’altro, con conseguente subordinazione e generazione del caos.
_______________
Thomas Soardi | A Submerged Subversion
a cura di spazioSERRA
stazione Lancetti del Passante ferroviario, Milano
9 marzo – 6 aprile 2022