L’esposizione si intitola Burial and Sowing, “seppellire e seminare”, in una dicotomia che ritroviamo in diversi ambiti della mostra e che proprio nel titolo ha la sua chiave di lettura principale. Entrambi i verbi implicano un sotterramento e un post-sotterramento: il primo predispone la decomposizione, il secondo la nascita.
L’artista è protratta totalmente nell’accezione positiva del sotterramento, intendendo trasformare una condizione individuale negativa nel suo opposto, grazie ad un rito, un’appropriazione tradotta nel “fare” artistico, sciamanica vibrazione impregnata del suo substrato culturale estremo-orientale. Questa purificazione è offerta allo spettatore che nel fruire le opere la fa propria nell’aura metafisica dello spazio espositivo. L’artista dice al riguardo: “Quello che intendo raggiungere è far emergere sentimenti negativi inespressi insieme all’energia negativa repressa, e convertirli, ridurli e purificarli, per dargli forma”. Una sorta di abreazione.

Le forme tormentate che Si On crea fanno parte di lei, e per catapultarle oltre-sé si serve di tecniche espressioniste dell’avanguardia e della post-avanguardia, quali l’automatismo psichico e la performance funzionale al manufatto, da cui traspaiono sempre, però, le sue origini contemporanee e orientali. Nelle totemiche sculture riecheggia l’assemblage, corpi frammentati creati dall’addensamento di materiali eterogenei che si relazionano al colore di cui sono ricoperti e a volte al logos, sia coreano che inglese, tra oriente e occidente, tra spirito e materia, tra lampo ed energia vitale.
I simili presupposti concettuali delle opere pittoriche si traducono in soluzioni formali ben diverse da quelle delle opere scultoree. L’immagine primitivista, sempre legata al corpo umano, vibra nella rapidità del gesto angosciante, caricando la tela di una tensione macabra che stride e abbraccia gli elementi vicini alla rappresentazione tipicamente infantile e più spiccatamente pop. Quest’ultimo raccordo potenzia l’impatto estetico e tentacolare delle raffigurazioni, che intendono essere uno stimolo emotivo, per l’artista e similmente per lo spettatore, per superare condizioni difficili.
Si On, Mudang dell’arte dei nostri giorni, crede fortemente nel potere curativo dell’arte e per questo semina, attraverso le sue opere, riproduzione rizomatica di sé, speranza, sotto forma di volti tormentati, che la bramano, la anelano e non è difficile credere che la raggiungano proprio partendo dal male dei loro occhi nelle tele, sgranati, disillusi e in lacrime. Occhi che incrociano i nostri, così come gli enigmatici materiali delle sculture incontrano il nostro corpo e la nostra pelle. Su tutte, l’opera che dà il titolo alla mostra: idolo femmineo e sinestetico, perturbante e anonimo, centro gravitazionale dell’intera esposizione. Una relazione intima, dunque, che travalica la contemplazione, da cui nascono germogli positivi e astratti, tra armonia e decadenza, tra Dei, spiriti e fantasmi contemporanei, che resistono alla materica sepoltura decompositrice, per essere semi che allontanano l’oscurità.
Si On – Burial and Sowing
dal 13 febbraio al 20 marzo 2021
Galleria t293
Via Ripense, 6 – Roma
Orario: Martedì – Venerdì 12,00-19,00
Sabato 15,00-19,00
tel: 06 8982 5614
email: info@t293.it
sito: www.t293.it