Nello spazio innovativo, poetico e alacremente icastico di Curva Pura, gestito da Vittorio Beltrami e Andrea Romagnoli, è ospitata la personale di Raha Vismeh, curata da Maria Vittoria Pinotti che ha vagliato, con pertinacia, le diramazioni più velatamente celate dell’operare dell’artista per far affiorare, allo sguardo diretto delle opere, un’intima teogamìa tra l’insolubile e l’etereo.
Nell’ombra e nella sua eco, il recupero inconscio della memoria del segno, si nutre della manifestazione repentina di entità che sporgono dall’inatteso come forme sensibili.
Protendendo lo sguardo verso l’annuvolarsi del cielo terso, ravvisiamo la sagoma di un edificio in penombra e lo scintillio dei margini di alcuni suoi elementi. Mirabili parti di un percorrimento narrativo misterico, con connotati kafkiani, in cui si succedono altri scenari ideali emersi, come gli spaccati di piccole abitazioni dal profilo pentagonale che, nella loro dicotomia tonale, ricevono al loro interno oggetti di differente origine, quali il germe impalpabile contenuto nell’uovo cosmico e il buco nero, in cui lo spazio-tempo si deforma e precipita il nulla. L’aura alchemica archetipale si condensa di significazioni non pronunciate e in continuo divenire. L’armonia geometrica delle forme e del loro ritmo hanno come perno un invisibile che avvolge l’ambiente dell’uomo e della sua memoria. L’immobilità del pensiero dell’artista, nei confronti di tali luoghi, è altrettanto scardinata da una fluidità della loro articolata metamorfosi.
Nei sogni, Nýx, madre del Sonno e delle Tenebre, cade dalle stelle e, accogliendo Gea nelle sue ampie ali, la conduce con il suo carro, oltre le Colonne d’Ercole. Inopinatamente, l’uomo si ritrova ad attraversare i gradini della dimora di Hypnos, profondendosi nella zona d’ombra, ove ritrova i tratti più originali del proprio io. La luce tetra solletica il territorio primigenio del Sé che, schiudendosi con l’inesplorato, si esplicita fra le vedute immaginifiche della nostra.
La materia, assolutamente non svelata, dichiarando un rapporto indissolubile con il tutto, è sinolo. L’iosi recupera in ogni sua parte e, attraverso un’instanzia liberativa, descrive una pittura svincolata dai preconcetti assoluti. L’antico humor nero è rimembranza dell’attraversamento dello sprofondo che, sollecitato da una reiezione del prevedibile, reclama una irrefutabile veridicità del sentire. Nel germogliare individuale si staglia il riconoscimento di un’osservazione precipua che rifiuta contorni circoscritti. L’operare della Vismeh ci permette di permeare e assorbire il grigio, quella dimensione scaturita dall’unione organica fra un abisso nero infinitamente perso al ciglio e un bianco dissimulato che chiude alla domanda di inoltrarci al di là della luce. Nello scorrere del tratto e nel suo disgregarsi nelle campiture, ogni finalità si perde in un etereo che tramuta nell’essenza della pienezza. Nell’avvertire una correlazione tra la conflagrazione dell’interno e la sua osmosi con l’estrinseco urbano, l’assenza attrae la presenza. Si rifugge la morte permanente dell’io, in favore di un oscuramento temporaneo dal quale può emergere, nell’attesa silenziosa, una visione più completa della propria conoscenza. Ci ricollochiamo tra le righe di Dewey: “…L’alternanza tra perdita dell’integrazione con l’ambiente e ripristino dell’unione non solo permane nell’uomo ma con lui diventa consapevole…la disarmonia è l’occasione che spinge alla riflessione. …l’artista si cura in modo particolare della fase dell’esperienza in cui si raggiunge l’unione, egli non rifugia i momenti di resistenza e di tensione. Piuttosto li coltiva, non per loro stessi ma per le loro potenzialità, portando a viva coscienza un’esperienza che è unificata e totale”.
L’ambiente abitativo trasmette l’essenza della casa come nucleo, in cui la spinta involontaria a un approdo trasforma l’emozione in interesse per alcuni oggetti/soggetti, condizione di una stasi fluida dell’essere. Nel percorso della mostra, il fluttuare ritmicamente predisposto delle opere richiama il visitatore nel rintracciare l’indeterminato dei luoghi del Sé e degli spazi abitati e a rivelarne lo stato emotivo-emozionale provocato, ricongiungendolo con il presente e le sue perenni trasmutazioni.
RAHA VISMEH | L’ECO DELLE OMBRE
a cura di Maria Vittoria Pinotti
fino al 18 dicembre 2022
CURVA PURA – Via Giuseppe Acerbi 1A – Roma
Aperto su appuntamento
mail: curvapura@gmail.com
tel: 3314243004