Martina Bruni
Martina Bruni, Chiavi in prestito a Casa Vuota. Foto Elisabetta Melchiorri

Martina Bruni. Chiavi in prestito

Le opere dell’artista e psicoterapeuta Martina Bruni vengono esposte per la prima volta negli spazi di Casa Vuota a Roma in una mostra curata da Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo.

I disegni di Martina Bruni sono opere su carta di piccolo formato che raccontano i dettagli di vita quotidiana delle case in cui si è trovata a soggiornare, in cui ha vissuto, anche solo per una notte. Ricordi di oggetti e sensazioni rappresentati con pastelli densi e stratificati. 

I visitatori che entrano negli spazi di Casa Vuota vengono invitati a scoprire i disegni dell’artista disseminati nel buio nelle stanze dell’appartamento, facendosi luce solo con delle piccole torce date in dotazione dagli organizzatori. Il raggio della loro luce, simile a quella scenica, inizia a scoprire i dettagli e i colori vividi delle opere. In questo modo emergono dal buio scenografie di case abitate per poco tempo, o soltanto immaginate, con all’interno oggetti, mobili, persone che affiorano dalla memoria dell’artista e si materializzano nelle sue opere. 

È una mostra da visitare in punta di piedi, tra gli scricchiolii delle mura dell’appartamento e le evanescenti immagini che rivelano il nomadismo dell’artista. Il continuo uscire ed entrare da case non sue con un senso di non appartenenza tipico di chi sale e scende perennemente da un treno. La mancanza della sua famiglia e nello stesso tempo la gratitudine verso tutte le persone e i luoghi che l’hanno accolta. 

“Chiavi in prestito sono quelle che tengo in tasca da anni, da quando me ne sono andata via di casa. Sono una raccolta di traslochi, di mobili spostati, arredi dismessi, coperte mostruose e ninnoli” afferma l’artista. Un racconto di una ricerca intimamente legata al suo lavoro di psicoterapeuta. Le chiavi assumono un simbolo mnemonico della possibilità di indagare la mente nelle sue parti più profonde. Un modo per far riaffiorare immagini e sensazioni di luoghi che hanno rappresentato momenti salienti del suo vissuto, nel quale la condivisione con l’altro è al centro della ricerca e diretta rappresentazione pittorica del controtransfer dello psicoterapeuta che prova un sentimento di immedesimazione verso il suo paziente.  

I curatori della mostra affermano che “occuparsi dello spazio dell’altro, occuparlo fisicamente e spiarne i segreti è per Martina un gesto di appropriazione e di gratitudine, un modo per raccontare una relazione, il legame con le persone che le hanno fatto posto a casa loro, un discorso sull’importanza degli altri nella nostra vita e sul tempo che non può tornare.” 

L’essenza stessa di Casa Vuota, uno spazio culturale che prima di tutto è una casa, in cui si riconoscono ancora i segni di coloro che ci abitavano, diventa un luogo onirico nel quale liberare la mente e far affiorare sensazioni recondite, altrimenti soppresse nei meandri del nostro inconscio. 

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