Il nostro primo incontro risale al 1991 per “Autostory” una mostra spiritosa a cui Lele parteciperà volentieri con il suo sorriso disarmante e la semplicità di uno studente alle prime armi.
Mi riprese subito gentilmente, dicendomi: “No, no non sono un artista, assolutamente, sono uno scenografo, e continuò: “lo scenografo è un artigiano con qualche idea e qualche maestria in più”.
Allora aveva 40 anni e un curriculum luminosissimo, denso di progetti, realizzazioni, riconoscimenti, ma il passato era passato, era alle spalle, nella mente e nel cuore viveva il presente e il futuro. La sua grande forza? Considerare la vita come un susseguirsi di “opportunità”, come sagacemente sottolineò Rita Cirio che lo seguì e collaborò con lui tanto da fondare persino un teatro.
Visse così persino, da adolescente, il suo allontanamento da Genova, la sua città improvvisamente ostile, quando nel 1940, la famiglia lo pilotò al sicuro, in una Losanna tranquilla, per sottrarlo alla ferocia delle leggi razziali. Ed è proprio nella ridente cittadina svizzera dove frequenterà l’Ecole des Beaux Arts che ha l’opportunità di scoprire i suoi mentori Picasso e Klimt, e frequentare tutto il teatro che arrivava da Parigi, Louis Jouvet e Aldo Trionfo, con cui poi lavorerà a Genova.
Sergio Noberini suo fedele AlterEgo, ce lo fece conoscere così nella sua vera veste, quella eclettica già al Museo di Porta Siberia, e su questa linea lo seguì in seguito Palazzo Ducale con la mostra che invase tutta la Città rivolgendosi ai bambini piccoli e ai “bambini grandi”, alle famiglie, usando la didattica come un passe-partout sia nei diversi lab divertenti e spartani negli splendidi spazi all’interno del Teatro della Tosse, il suo spazio per antonomasia.
La sua vita si decide in quegli anni, e appena possibile lascia Losanna. Nel 1945 è già al Teatro Augustus a Genova e al Litta a Milano, riproponendo il suo primo allestimento svizzero eseguito per il futuro teatro ebraico. Un giovanissimo Gassmann lo chiama nel ‘50 per disegnare maschere e costumi per il Peer Gynt di Ibsen, intanto collabora con le tessiture M.I.T.A. con l’architetto Gustavo Pulitzer mentre lavora insieme a Giovanni Zoncada per i transatlantici, Andrea Doria, Marco Polo, Ausonia,e le due ammiraglie Leonardo da Vinci, Michelangelo. In quel periodo conosce Dario Bernazzoli che lo inizia alla scenografia, e con cui lavorerà per anni, ma i fondali realizzati, aldilà dei palcoscenici, verranno collocati anche nella sala mensa dell’Azienda Municipalizzata Gas e Acqua, anticipando il concetto che mi è caro e che è strutturale a questa rubrica: Arte/impresa.
Sul finire degli anni cinquanta Giulio Gianini, promettente direttore della fotografia, lo coinvolge nei segreti dell’animazione e quindi? Ecco una nuova opportunità che si concretizza in una collaborazione trentennale. Le animazioni della sigla dell’Armata Brancaleone il mitico film di Mario Monicelli erano le sue. Il 1963 è un anno molto ricco artisticamente, si aprirà infatti la Galleria del Deposito, che fondò insieme a Germano Celant, Costantini e altri protagonisti della scena artistica genovese.
Sempre il placido e inarrestabile Lele anticipa di 40 anni la body art per perché mancando le stoffe, data l’inaspettata richiesta alle 7 di sera! del regista Franco Enriquez, che si accorse di avere assoluto bisogno di 7 Armigeri vestiti di tutto punto, e li avrà perché Luzzati dipingerà i tessuti richiesti direttamente sulla pelle degli attori. È questo il momento in cui gli si rivela improvvisamente il mondo della musica che da allora sposa e su cui modulerà ritmi movimenti immagini e colori. Nascono uno dopo l’altro “La gazza ladra”, “ Il Flauto magico”, “L’ italiana in Algeri”. Ritrova Aldo Trionfo e con lui e Tonino Conte fonda nel ‘68 il Teatro della Tosse, di cui per trent’anni avrà la direzione artistica. Tante le produzioni e cito solo, per problemi di spazio, “ Il sogno di Pinocchio” che gli varrà il premio Ubu per la scenografia nel 1995.
Ė invitato poi nel ‘72 alla Biennale di Venezia e poco dopo si concretizza e durerà più di trent’anni il sodalizio con Glyndenbourne, il festival mozartiano nella campagna inglese con picnic negli intervalli tra le pecore e i “pieratti”, quei parallelepipedi che ruotando intorno ad un asse centrale mostrano più scene.



La carriera procedeva inarrestabile come la sua curiosità, e parallelamente i riconoscimenti, tra i tanti mi piace ricordare quanto scrisse il grande Federico Fellini ’74 : “il Pulcinella di Gianini e Luzzati era un capolavoro, che riusciva ad esprimere il dramma grottesco e straziante di un uomo che vuole essere libero con tutte le sue forze”. Gli incarichi si susseguono e incredibilmente riesce a cogliere tutte le opportunità. “Festina lente” potrebbe essere il suo motto. Dopo la laurea honoris causa in Architettura all’Università di Genova nel ‘92, è la volta della mostra Emanuele Luzzati scenografo al Centre Pompidou a Parigi che sarà la prima presa di coscienza forte della città sulla statura internazionale di Luzzati.
Tante le tappe importanti, il suo Mozart nella casa del compositore a Salisburgo e l’apertura con lo stesso tema del suo museo permanente a Porta Siberia, l’officina laboratorio come amava chiamarlo affidato sempre a Sergio Noberini assistente e alterego da anni. Dopo quasi vent’anni la forzata chiusura di Porta Siberia lasciava posto il posto ad una grande malinconia ma lo spirito di Luzzati fece capolino e fu un grande sprone ad agire. Vive e viene colta una nuova opportunità o almeno così mi piace pensare la vivrebbe Lele. Prende corpo la Fondazione Luzzati. costituita il 25 agosto 2017 che riceve dagli eredi del Maestro, il fondo opere oltre alla procura speciale per la tutela dei diritti e del nome di Emanuele Luzzati, in capo a Sergio Noberini, fondatore promotore.
Lo scopo è che possa continuare ad essere patrimonio di tutti il suo grande messaggio morale, di vita e la incredibile quantità di scene, costumi, racconti, collages, libri, disegni animati, ceramiche, pitture, pastelli, arazzi, bozzetti, opere bozzetti scene maschere disegni di questo maestro, una guida formidabile per grandi e piccini e soprattutto i giovani che sono il sale di questo luogo sempre vivace animato che ha coinvolto tutte le istituzioni e il MiC, è incollaborazione con il DAD Dipartimento Architettura e Design, e Aziende prestigiose. La visita vale un viaggio.

La Fondazione è stata costituita il 25 agosto 2017
Riconosciuta come personalità giuridica da Regione Liguria nel febbraio 2022, la LLF costituisce il riferimento fondamentale per la valorizzazione del patrimonio e delle collezioni del Maestro ideando un percorso attraverso le discipline da lui affrontate. Si cura quindi un patrimonio dinamico che ordina i vari fondi di teatri, fondazioni, collezioni private con programmi e progetti espositivi, di formazione, didattici, editoriali, di spettacoli in Italia e nel mondo. La mission della Lele Luzzati Foundation è la volontà di creare un luogo di studio, educazione e diletto che ruoti attorno all’attività culturale svolta dal Maestro Emanuele Luzzati.
La Lele Luzzati Foundation è una Fondazione di Partecipazione senza scopo di lucro e si propone di: promuovere ed organizzare iniziative finalizzate alla conoscenza e valorizzazione del patrimonio culturale, artistico, scenografico, teatrale, letterario di Emanuele Luzzati e alla diffusione in genere dell’interesse per la cultura, l’arte e lo spettacolo; promuovere iniziative di ricerca e conoscenza delle arti grafiche, scenografiche e applicate; provvedere all’organizzazione di mostre, eventi culturali e convegni, studi, ricerche, pubblicazioni, iniziative, attività didattiche e divulgative, anche in collaborazione con enti ed istituzioni pubbliche, relative all’opera del Maestro; istituire premi, borse di studio e contratti di ricerca; promuovere intese con enti scientifici, culturali ed educativi dello spettacolo, per l’utilizzo dei beni loro appartenenti, allo scopo di facilitare studi e attività della Fondazione, supportando incontri e convegni.