Immagini fotografiche di differente impatto, sia per questioni indagate sia per peculiarità tecniche impiegate, danno luogo alla doppia esposizione del Premio Graziadei per la fotografia 2020 e 2021, a cura di Simona Antonacci, ospitata presso la Fondazione MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo e precisamente all’interno del Centro Archivi MAXXI Architettura ubicato al piano terra del museo. La rassegna – nata nel 2012 dall’iniziativa di Graziadei Studio Legale con il duplice obiettivo di promuovere il lavoro di giovani autori e di continuare a sostenerlo nel tempo – dal 2019 è entrata a far parte della programmazione annuale dell’attività fotografica dell’istituzione culturale romana grazie ad una collaborazione che prevede, oltre alla mostra, l’acquisizione nelle Collezioni di Fotografia dei progetti vincitori, sia delle passate edizioni – tra cui menzioniamo i lavori di Andrea Botto, Alessandro Calabrese, Francesco Neri, Luca Nostri, Pietro Paolini, Luca Spano, The Cool Couple e Alba Zari, per un totale di oltre 50 fotografie – sia di quelle future.
Per via del lock down imposto l’8 marzo 2020 e conclusosi solo a metà maggio per via dell’emergenza Coronavis tuttora in atto, si è convenuto di proporre ora sia il progetto vincitore del 2020 sia del 2021. Se lo scorso anno si aggiudicò il concorso Rachele Maistrello (Vittorio Veneto, 1986) con Green Diamond, Alba Zari (Bangkok, 1987) è, invece, la vincitrice della VI ed ultima edizione con il progetto Occult.
Il concetto di fotografia intesa sia come documento sia come archivio è il legame esistente tra i due lavori connettendosi così sia alle tematiche della memoria personale e collettiva sia alla possibilità di documentare ed interpretare attraverso narrazioni affatto univoche e ovvie. Green Diamond di Maistrello è tutto giocato sul rapporto amoroso tra l’acrobata Gao Yue e l’operario di fabbrica Li Jian Ping dando luogo ad un storia al limite tra verità e finzione. Offrendo una riflessione sull’attendibilità dell’archivio ed anche sulle sue potenzialità immaginative e narrative dei documenti qui visibili ovvero gli scatti fotografici, le mail scambiate tra i due amanti, i documenti d’archivio, il sito internet, il video ed i poster. Un amore quasi platonico che rispecchia, senza volerlo, le quotidiane relazioni che nell’ultimo anno hanno investito l’intera umanità a causa della pandemia. Ideato nel 2019 dopo un periodo trascorso all’interno dell’azienda Bernard Controls, con sede a Pechino e dopo una serie di riflessioni sui temi della natura e dell’infanzia scaturite dal dialogo con gli operai, Green Diamond risulta essere una storia ambientata negli anni Novanta ricostruendo le vicende dell’impresa nata con lo scopo di produrre microchip capaci di provocare nell’uomo percezioni legate al mondo naturale. Tra gli elementi di cui si compone il progetto vi è il sito internet in cui gli spettatori possono vedere i brevi video della vicenda che documenta la performance effettivamente realizzata nell’azienda da due acrobate cinesi del Teatro Er Qi: attraverso i corpi delle due performer, il passato della Green Diamond rivive concretamente all’interno della Bernard Controls. Infine, concludono l’esposizione la fanzine, i poster e le scritte a terra in lingua cinese ispirate a biglietti e frasi elaborati dagli operai coinvolti dall’artista.
Occult di Zari, al contrario, pone attenzione sulla memoria affettiva di un’infanzia trascorsa con i propri cari in cui vicende personali e collettive, a metà tra oriente e occidente, s’intrecciano. Se in Green Diamond di Maistrello l’archivio è il punto conclusivo dell’intera opera qui diviene il principio da cui si genera Occult. Le immagini familiari consentono all’artista di esplorare le radici di un identità collettiva lontana e quasi sconosciuta: nata all’interno della setta “Bambini di Dio” – fondata in California nel 1968 da David Berg diffondendosi negli anni Settanta per poi cadere i discredito per aver incoraggiato la prostituzione femminile al fine di reclutare nuovi membri, tramite la pratica del “flirty fishing”, nonché violenze e abusi su minori– l’autrice col crescere ha sentito l’esigenza di compiere un viaggio in l’Asia con l’obiettivo di frequentare alcuni gruppi di culto contemporanei e ripercorrere le tappe compiute da sua madre trent’anni prima. Il progetto, avviato nel 2017 con The Y, si compone di un installazione di diversi dispositivi allestitivi che funzionano come indizi attraverso cui si costruisce una narrazione aperta. Se la teca propone le fotografie della sua infanzia, il wallpaper presenta testi e immagini di propaganda della setta di cui la nonna e la madre facevano parte proponendo un riesame dei meccanismi propagandistici ed un confronto diretto tra la storia collettiva, la storia familiare e il destino personale dell’artista. Parallelamente a questa parete d’archivio Zari oppone la testimonianza dell’oggi: scatti fotografici e video realizzati con la camera termica che documentano il suo viaggio compiuto nel 2020 attraverso l’Asia ed in pieno contrasto con la natura esplicita della propaganda dei Bambini di Dio. Un percorso che da fisico e reale diventa intenso ed interiore portandola a riscoprire il proprio Io.
“Premio Graziadei per la Fotografia – Rachele Maistrello, Alba Zari”
a cura di Simona Antonacci
fino all’11 aprile 2021
Fondazione MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo
Via Guido Reni, 4a – 00196 – Roma
orario: da martedì a venerdì h11:00-h19:00 – sabato, domenica, lunedì chiuso
tel: +39 06.324861