La società del XXI secolo, brulicante di grattacieli, smartphone e frenesia, nel corso degli anni si è sempre di più rivelata urbanocentrica, creando bisogni e necessità che solo con l’avvento di internet e dei social media abbiamo scoperto di avere. Viviamo infatti in un mondo digitalizzato, che ci offre infinite possibilità e al contempo di sociale sembra avere ben poco. Ciononostante, alcuni barlumi di inversione di rotta e di consapevolezza stanno iniziando ad emergere. Saranno le mode del momento, sarà una maggiore sensibilità, ma il corso e ricorso di Vico alla fine ritrova sempre conferma.
Ingar Krauss, fotografo tedesco classe 1965, ha scelto di rimanere ancorato ad un passato fatto di piccole cose e di non soccombere quindi alle innovazioni tecnologiche, per continuare a indagare i segreti di un mondo analogico. Da Quartz Studio, nella cornice della prima edizione del festival di fotografia torinese EXPOSED, presenta una serie di fotografie in bianco e nero, sviluppate e stampate autonomamente. Anche in camera oscura, infatti, è possibile gestire la resa finale di un’immagine su pellicola, aprendo il prodotto finale a mille e più variabili.
La mostra Pastorale, il cui titolo è già emblematico, propone allo spettatore la realtà interiore del fotografo che ha scelto di vivere ai margini della comunità, in una zona isolata della Germania orientale. Ecco che quindi ci troviamo di fronte ad ambientazioni naturali con connotazione onirica, dove il confine tra tangibile e predisposto è offuscato dall’abilità di Krauss nel “coprire le tracce”.
Ad uno sguardo attento, per esempio, difficilmente sfugge il richiamo geometrico di alcuni elementi iconografici o la loro indubbia perfezione di incastro nel rapporto reciproco. Condizioni improbabili in natura, per quanto questa non lasci niente al caso. Eppure, si ha la sensazione di assistere ad una situazione quotidiana, tutt’altro che fuori dall’ordinario. Lo stesso discorso si può applicare alle fotografie con soggetti umani, come i pochi “ritratti” di bambine di cui non ci è dato vedere il volto.
Le ambientazioni di Krauss, a metà tra l’ottocentesco dipinto di Sargent “Carnation, Lily, Lily, Rose” e un’Alice di Lewis Carrol al seguito del coniglio bianco, ci riportano ad un immaginario lontano dai centri abitati, lontano dai doveri e dagli obblighi lavorativi, per condurci a ciò che conta veramente: la spensieratezza e la possibilità di fantasticare, lasciarci trasportare dai fili d’erba e dal “fanciullino” che vive ancora in ognuno di noi.

Quartz Studio
Via Giulia di Barolo 18/D – 10124 Torino
Pastorale – Ingar Krauss
Fino al 20 luglio
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