Siamo spiacenti di informarvi che la mostra in oggetto sarà la penultima prima della chiusura definitiva di mtn | museo temporaneo navile, che avverrà a fine 2022. Nel corso di questi quattro anni di attività riteniamo di aver contribuito a un’autentica opera di riqualificazione del Quartiere Navile, grazie a una progettazione culturale innovativa e di qualità, offerta gratuitamente ai cittadini, arricchendo notevolmente la proposta culturale della città. Ci preme sottolineare che la temporalità del progetto era negli accordi con il nostro committente, Valdadige Sistemi Urbani, che anzi ha prolungato la durata dello stesso di due anni, comprendendo l’importanza di offrire un servizio di questo tipo, che ha previsto numerose mostre, talks, progetti con disabili, visite per le scuole e una serie di percorsi formativi per studenti universitari. Ci auguriamo che tutto questo lavoro, ampiamente documentato sulla stampa, sia in qualche modo recepito dalle istituzioni e non vada disperso in un periodo storico cosi bisognoso di cultura, democrazia e pluralità.
Un incipit del genere, in un comunicato stampa, genera un insieme di reazioni non immediatamente caratterizzabili in termini linguistici: stupore, dispiacere, riflessione, meraviglia, rabbia, curiosità, passione, delusione, lotta, storia, presente, futuro; sono solo alcuni dei lemmi che affiorano ma senza mai che si possa equivocare: MTN e il curatore, artista e anima di questo luogo della Bolognina, non esprimono alcuna volontà di polemica.
Ammettiamolo, sarebbe semplice ma chi conosce la ricerca portata avanti da MTN|Museo Temporaneo Navile e da Marcello Tedesco sa bene che la polemica, sterile e talvolta diretta a chi non ascolta, è inutile, mentre, per ben 4 anni, è stata utilissima la visione portata avanti da questo luogo che pareva ai confini di una nuova prospettiva urbana, il cantiere del futuro che, ad oggi, forse è una delle operazioni bolognesi non ancora riuscita e con una identità ibrida che fa del confine non una opportunità bensì una amenità. Ma questa è un’altra storia…
Le grandi pareti vetrate di MTN esemplificano il concetto di soglia che, da sempre, l’Arte concorre a sviluppare, ossia l’abbattimento di barriere per aprire lo sguardo – e l’intelletto – verso un oltre ed un attraverso. Una trasparenza che permette alle opere e ai suoi autori di ‘parlare’ con l’altro da sé ben oltre le canoniche sovrastrutture di orari, apertura, chiusura, evidenziando la precipua autonomia che la ricerca artistica attua nel suo percorso concettuale e fenomenico. Paura della Libertà. Un omaggio a Carlo Levi propone quello che sarà il penultimo progetto di MTN e raccorda, in forma apicale, in un certo senso, quella costante ricerca focalizzata dal museo su alcune delle figure chiave e dei momenti cardini attorno ai quali il Novecento ha ruotato, non certo con intento celebrativo, bensì con volontà profonda di – necessaria – rilettura alla luce del tempo e della Storia, sancendo la visione predittiva di molti di quei maestri troppo spesso relegati ad un ruolo di nicchia nella spettacolarizzazione del mercato dell’arte e delle dinamiche espositive.
Sin dal titolo di questa nuova mostra bolognese, Paura della Libertà, appare subitamente chiaro il riferimento al poema politico omonimo di Carlo Levi, datato 1939 e pubblicato nel nostro Paese solo nel 1946. A partire da tale rimando, la mostra si è affidata ad artisti come Marion Baruch, Pinuccia Bernardoni, Pietro Coletta, Carlo Levi, Corrado Levi, Marco Pellizzola, Roberto Rizzoli, Mili Romano – personalità nate tra gli anni ‘40 e ‘50 del ‘900 – le quali, come sottolineato da Marcello Tedesco:
[…] Per percorso esistenziale e prassi artistica, presentano quei tratti peculiari che Levi descrive nel suo testo: un forte senso di autonomia caratterizzato da una ricerca paziente e coraggiosa, votata, più che a celebrare cristallizzate convenzioni, a un rapporto inedito con la realtà, ovvero quell’organismo enigmatico in continua mutazione e metamorfosi.
In tal maniera, il concetto stesso di metamorfosi assume un carattere fortemente libertario che, per la sua intrinseca forza e potenza, genera – da sempre – un timore atavico nell’individuo. Ecco, dunque, che le opere che accompagnano il pensiero – ed il dipinto – di Carlo Levi, sanciscono una naturale capacità di entrare in contatto con la dimensione più profonda dell’osservazione del dato oggettivo per renderne in superficie, attraverso grammatiche diverse, talvolta persino opposte, il carico fondativo e filosofico da cui tutto si è sviluppato.
Aggirandosi nello spazio del museo il senso di paura evocato dal titolo lascia il posto alla suggestione di libertà non come senso di ribellione bensì come senso profondo di radicamento nel reale, che sia per metafora o per rappresentazione, poco importa: è l’abbecedario di un esperanto che trova, nell’intuizione dell’istante, il potere di essere dinamico accadimento di ciò che intorno scorre, è scorso o scorrerà. Gli artisti invitati a rispondere alla chiamata del MTN|Museo Temporaneo Navile, sull’orlo della precarietà del nostro tempo, hanno percorsi che, negli anni, si sono già incrociati – ad esempio nel 1985 furono già protagonisti di una collettiva loro dedicata – scandendo oggi una trama strardinaria capace di offuscare Kronos e Aiòn per sussistere in Kairon.
Paura della Libertà. Un omaggio a Carlo Levi appare, perciò, come una preziosa dinamica espositiva, all’interno della quale, tuttavia, si genera una educazione interrogativa che, portando il colore rosso come elemento caratteristico e conduttore tra la quasi totalità delle opere in mostra, genera una filologia visiva ed estetica in grado di misurare i silenzi della Storia e il fragore del caos, attestandosi, tuttavia, in quella che appare, sin dal primo passo all’interno di MTN, come una armonica polifonia.
Dichiara Carlo Levi in un’intervista del 1974 con Walter Mauro:
“Il terrore di questa metamorfosi, da cui ci si può salvare soltanto vivendo completamente la propria libertà, fa creare le forme del potere che sono state prodotte esattamente per «salvarci» da questa continua metamorfosi, cioè per darci l’illusione di stabilità, nelle forme politiche, come nell’arte, nel linguaggio come nella religione, in tutti i modi e le forme della vita umana”
Ecco, dunque, che all’immediatezza della semplificazione, alla volontaria mancanza di valorizzazione delle idee che la comunicazione contemporanea talvolta predilige, invoca ed inflaziona, gli artisti hanno risposto con opere che, se possono esser considerate di nicchia, si aprono all’interpretazione ed al rispecchiamento del reale in maniera impressionante, trovando profonda eco e risposta non già e non solo all’interno dei meccanismi maieutici del presente, dell’hic et nunc creativo, ma in una epifania che rintraccia nel passato i prodromi del nostro tempo, quel fil rouge – di immane energia cosmica e terrena al contempo, umana e extra tale – che pare delineare l’autentica autonomia già evidenziata da Carlo Levi.
Il percorso museale segue un itinerario estetico che non si lascia assoggettare né da questioni cronologiche, né da questioni meramente architettoniche, risponde, piuttosto, ad una partitura di equilibri entro cui è rintracciabile la commistione di ricerche, di domande rivolte all’Arte dall’Arte che, ciononostante, non restano astratte, ma si sporcano nella sintesi del quotidiano, indagano la sfera personale per tornare in superficie in una tensione dialogica insostituibile. La materia risponde, sia essa pittorica, scultorea, fotografica, proponendo e di_mostrando quanto mediante la riconoscibilità di ogni costrizione – sociale, intellettiva, culturale, politica – si possa operare dando vita ad una risposta che rende intuitivamente sensibile quel fuoco che anima la psiche umana, le sue debolezze, i suoi timori e i suoi tentativi di riscossa.
All’indomani della situazione storica che stiamo vivendo, Marion Baruch, Pinuccia Bernardoni, Pietro Coletta, Carlo Levi, Corrado Levi, Marco Pellizzola, Roberto Rizzoli, Mili Romano, grazie ed attraverso il loro sguardo privilegiato, quell’occhio principe che appartiene solo agli artisti, paiono portare alla ricostruzione di quelle riflessioni che sono, al contrario, oscurate dal presente, da una volontà sempre più potente di azzeramento delle coscienze.
Ed allora ecco che, si, Paura della Libertà, si trasforma, muta, soffermandosi di opera in opera, in una sorta di domanda: temiamo la libertà perché essa prevede un atto di responsabilità a cui non siamo – più – abituati?
Il presente ultracontemporaneo sembra apparire, d’un tratto, nella Project Room del MTN: tra le voci degli artisti citati, la giovanissima Agnese Zavoli, classe ’98, porta all’attenzione del pubblico un’opera che insegue la necessità di interazione, che si confronta con l’ossimoro scatenato da pars costruens et pars destruens tramite cui è Ella chiede all’intelligenza emotiva, la medesima scossa ed interrogata dai maestri del ‘900, di abbandonarsi per comprendere, di mollare le zavorre, quei pesi che danno certezze ma che non lasciano avanzare il pensiero, per poter dunque interagire con un’opera a metà strada tra libro d’artista, puzzle, incisione, proiezione d’alterità.
‘Inseguendo l’ombra, il tempo invecchia in fretta’ si diceva in un frammento presocratico attribuito a Crizia e citato da Antonio Tabucchi. Perch, inseguire senza muovere il proprio sguardo, quello dei sensi e quello della mente, è corsa verso la caducità mentre, come affermava Carlo Levi, riportato da Marcello Tedesco: “da qualche parte certamente esistono delle espressioni di autonomia che hanno la facoltà di formare un nuovo mondo reale”.
Paura della Libertà. Un omaggio a Carlo Levi è l’indagine che MTN|Museo Temporaneo Navile e Marcello Tedesco propongono insieme con il fulgor inscenato dalle opere degli artisti in mostra, Marion Baruch, Pinuccia Bernardoni, Pietro Coletta, Carlo Levi, Corrado Levi, Marco Pellizzola, Roberto Rizzoli, Mili Romano e Agnese Zavoli;
invece, forse, oggi, a Bologna – e in Italia – noi addetti ai lavori, curatori, critici, art editor, dovremmo forse chiederci: abbiamo – ancora/di nuovo – paura della libertà?
Paura della Libertà. Un omaggio a Carlo Levi
a cura di Marcello Tedesco
MTN|Museo Temporaneo Navile, Bologna
Via John Cage 11/a-13/a
8 ottobre 2022 – 15 gennaio 2023
lunedì, mercoledì, giovedì, sabato e domenica dalle 15 alle 19
Le mostre sono sempre visibili dall’esterno
INGRESSO GRATUITO
info@museotemporaneonavile.org