Committenza ecclesiastica e arte contemporanea tornano a intrecciarsi con quella reciprocità di sguardi su cui viaggia l’interazione tra racconto e immagine. Un legame determinante e dominante in diverse epoche storiche, eppure ad oggi quasi del tutto spezzato. È in questa sintomatica interruzione che va contestualizzato il valore di “Trame preziose”, progetto curato da Giacinto Di Pietrantonio per l’ottocentesimo anniversario del Duomo di Santa Maria Assunta a Cosenza. Sedici artisti del panorama internazionale riattualizzano l’antichissima tecnica dell’arazzo interpretando, ciascuno con la propria sensibilità creativa, i macrotemi biblici individuati dal parroco e rettore della Cattedrale Don Luca Perri, fautore insieme alla Fondazione Riccardo Misasi di un’operazione corale, sostenuta dalla Regione Calabria e che ha previsto il coinvolgimento di diversi attori e realtà. Ogni autore, nello sviluppo di un sottotema, ha compiuto una personale elaborazione e rivisitazione iconografica, in alcuni casi di totale aggiornamento dei modelli tradizionali. Un lavoro che testimonia in primis un grande senso di apertura verso il contemporaneo, e in secondo luogo verso gli stessi artisti nel concedere massima libertà espressiva, facendo ricorso a codici e stili ad essi più congeniali, spesso in linea con le varie ricerche e percorsi. Oltre ad episodi dell’Antico e Nuovo Testamento vengono raffigurate anche scene ispirate alla storia del Duomo, riprodotte ognuna su una superficie di 400 x 140cm. Collocati in corrispondenza delle arcate a tutto sesto, gli arazzi si dislocano in una sequenza narrativa che procede lungo i laterali della navata centrale, e nel riprendere quello slancio verticale che dall’abside neogotica si allunga quindi fino al portale, stabiliscono una continuità con l’intera struttura della Cattedrale.
Il ciclo visivo inizia il suo racconto partendo dall’altare, nel primo arco a sinistra dove è installata La profezia di Natan al Re Davide di unLuigi Presicce visionario e primitivo nelle tinte luminose ed evanescenti; l’azione si codifica in gesto e simbologia ne L’Annunciazione a Maria diVedovamazzei, mentre con La Costruzione della Cattedrale Ugo La Pietra racchiude nel segno grafico la “sinestesia” tra storia e architettura. Segue La preghiera di consacrazione del tempio di Salomone di Deborah Hirsch, un rovesciamento spazio-temporale dal carattere onirico; in Gesù che purifica il tempio Vanessa Beecroft con tratto scarno smaterializza i corpi in figure vagamente evocate; ne La consacrazione della Cattedrale di Alfredo Pirri profondità e luce si compenetrano generando un senso di dinamismo. Proseguendo, con Il sacrificio di Melchisedekdi Goldschmied & Chiari l’immagine si polverizza in un’esplosione dal moto caleidoscopico; infine Stefano Arienti ne L’Ultima Cenaricostruisce con approccio filologico le volte con le sovrastrutture barocche, rimosse con i restauri del secolo scorso.
Il percorso narrativo procede con La consegna della Stauroteca di Maurizio Orrico, che identifica la facies di Federico II con il “ritratto” del prezioso reliquiario;in Davide che trasporta l’arca dell’alleanza diMichele Ciacciofera i personaggi si configurano in sagomedi arcaica memoria, diventando metafora di una condizione ideale; ne La Visita di Maria a Elisabetta Mariella Bettineschi sdoppia lo sguardo della Vergine muovendosi tra il visibile e l’invisibile. In L’Assunzione della Beata vergine Maria di Giuseppe Stampone il blu sublima il passaggio da terreno a ultraterreno nella “consecutio” verticale delle scene; ne La guarigione di Naaman il Siro di Giuseppe Gallo la tecnica del dripping diventa allusione a una trasfigurazione catartica; in Gesù guarisce 10 lebbrosi durante il viaggio verso Gerusalemme di Jan Fabre la luminosità del fondo riduce le masse dei corpi in contorni di colore blu. Continuando con Il miracolo della peste Grazia Toderi effettua un’archeometria del manto terrestre, restituendo una superficie pittorica e aggettante. Il ciclo si conclude con La gloria del Paradiso Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto chetrova nella combinazione dell’oro e dell’argento la sua massima espressione.



L’allestimento è impostato come uno storytelling mobile, in una disposizione che non resterà fissa ma varierà nella successione delle scene, in base ai periodi dell’anno liturgico. Un’iniziativa che permette al Duomo di riscoprirsi polo artistico oltre che contesto storico-architettonico di una narrazione sacra, interamente affidata alle pratiche del contemporaneo. “Ogni secolo è portatore di un proprio linguaggio – ha precisato Don Luca Perri – ed era necessario lasciare traccia del tempo che viviamo”. Che si tratti di segno grafico, pittorico, resa materica e astrazione dell’immagine, piuttosto che realismo fotografico; trasparenze dell’acquerello e trapassi di colore o ancora giochi di dissolvenze cromatiche, ciascun effetto tecnico è stato fedelmente riprodotto sul tessuto durante la fase di realizzazione, affidata alle officine tessili DESTA, azienda calabrese specializzata nella produzione di paramenti ed arredi sacri. “Tutto è trama, e la tessitura è rimasta l’unica forma d’arte immutata, che non ha subito cambiamenti tecnologici”, ha spiegato Maurizio Misasi, coadiuvato nella direzione artistica dall’associazione 8centoCosenza aps. Per ogni arazzo sono stati riprodotti tre esemplari, di cui uno destinato a chiese di altre città, così da promuoverne la circolazione per future mostre temporanee. A questo proposito, e più specificatamente in merito allo stato dell’attuale relazione tra arte contemporanea e committenza religiosa, è finalizzata la giornata di studi programmata per il prossimo 18 novembre. Un’occasione in cui si affronteranno tematiche, questioni e aspetti relativi al dialogo, pressoché raro e perciò sempre da incentivare, tra istituzioni ecclesiastiche e artisti, confermando quindi il valore e l’efficacia di “Trame preziose” in quanto unicum, e progetto pilota a cui poter dar seguito.