L’installazione “In Orsa Maggiore & Minore” del collettivo Di Bernardo – Rietti – Toppeta

Allo Spazio Inangolo di Penne un’installazione sulla necessità odierna di orientarsi.

Lavorare in provincia offre da sempre una grande libertà, permette di svincolarsi dai rigorosi, e a volte asfissianti meccanismi del sistema e contestualmente porta a risultati inaspettati. L’assenza di quel peso derivante da un “occhio giudice” che, presuntuosamente detta le “regole del gioco”, libera da quella soggezione che spesso schiaccia l’operato degli artisti. E pensare che l’arte di regole non ne vuole molte…
La storia abruzzese è ricca di esempi in tal senso e dimostra come le congiunzioni astrali, che si sono concretizzate nei decenni su questo territorio, hanno prodotto fenomeni di altissimo livello: lo sanno gli operatori culturali che negli anni ’70 videro nella periferica Pescara il luogo migliore dove concretizzare i propri progetti e lo sanno gli artisti che, in Abruzzo, hanno continuato a fare ricerca senza condizionamenti, seguendo le proprie inclinazioni.
In un’area come quella vestina, nel cuore della provincia pescarese, che vanta un passato glorioso grazie proprio all’operato di molte personalità che hanno animato la città di Penne, continua ad ardere un lumicino che tenta di mantenere vivo il sacro fuoco dell’arte. La scommessa è del collettivo composto dagli artisti Francesco Di Bernardo, Alessandro Rietti e Francesco Toppeta i quali, da diversi anni, portano avanti il progetto Inangolo: uno spazio indipendente che si è dato come obiettivo quello di proporre al suo pubblico interventi sperimentali site-specific che, difficilmente, possono essere trovati in altri luoghi.
Qualche volta i tre artisti hanno deciso di essere protagonisti di questo spazio allestendo mostre dalla grande efficacia comunicativa. L’installazione In Orsa Maggiore & Minore è la risposta alla confusione, un tentativo della ricerca di un punto, non di arrivo ma di partenza, per dare motivazione a quello che si è e che si fa. Il lavoro è un voler concepire ordine all’interno del caos, ovvero reagire allo smarrimento e recuperare il senso dell’orientamento verso la rotta prefissata.
«L’installazione – scrive Antonio Zimarino, curatore della mostra – propone di prendere coscienza di “come le cose stanno” attraverso la rappresentazione. Non interpreta, non pontifica, non ostenta, non grida, semplicemente evidenzia, ripartendo dalla necessità di orientarsi, cioè da un punto chiave entro cui si gioca la costante costruzione dell’esistere. Ci pone semplicemente l’evidenza di ciò che dovremmo fare: orientarci, scegliere, tentare strade, prendere una posizione, riconoscerla, nell’ambiente fisico, sociale, professionale in cui ci troviamo ad abitare».
L’installazione è per certi versi la cartina tornasole di uno stato d’essere, la didascalia di una condizione che vivono proprio le aree periferiche: luoghi in cui è possibile, tramite “coordinate precise”, seguire una strada, che sa condurre a traguardi concreti, reali. Traguardi che piacciono molto all’arte, traguardi che segnano la storia e che dimostrano come il valore della progettazione, l’interesse per la ricerca, l’attenzione al dettaglio e la cura del particolare sono le parti fondamentali di una “costellazione” che, seppur periferica, è assolutamente importante conoscere e riconoscere per le sue incredibili qualità.
L’installazione presso lo Spazio Inangolo si compone della costellazione Ursa Maior o Grande Carro posizionata al centro della parete destra mentre l’altra, Ursa Minor o Piccolo Carro, è posizionata nella parete di sinistra. Entrambe sono equidistanti dalla parete frontale. Rispettando tale coordinate per entrambi le pareti, una corda elastica blu attraversa lo spazio a mezz’aria per collegare la stella Dubhe dell’Orsa Maggiore con la stella Polaris dell’Orsa Minore delineando all’estremo del suo timone la Stella Polare. L’intera pavimentazione dello spazio è ricoperta da sale grosso, scelta che non va intesa solo come atto scaramantico ma anche come segnale di purificazione. Un sottofondo musicale, realizzato dal collettivo anima l’ambiente. Lo Spazio diventa in questo modo un luogo di ascolto di sé, un luogo di “preghiera”, in senso laico del termine, e un luogo in cui è possibile ritrovare le coordinate del proprio “viaggio”, quello della vita.

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