“Ho vissuto ere geologiche interminabili.
Immani cataclismi hanno scosso la mia memoria litica.
Porto con emozione i primi segni della civiltà dell’uomo.
Il mio tempo non ha tempo.”
P. Sciola
Silenzioso e partecipe, il fisico asciutto, il volto dai caratteri netti, i lineamenti scolpiti, l’espressione seria, concentrata, lo sguardo profondo, il sorriso negli occhi.
Un dono stargli vicino. Sapeva condividere la serenità di chi conosce i veri valori della vita e forse dell’Universo. Una telefonata, una semplice telefonata accolta con grande sensibilità mi permise di entrare nell’universo di Pinuccio Sciola. Per tre anni fu protagonista ad ARTOUR-O il MUST a Firenze.
Era un artista sui generis, lontano dal jet set dell’arte … era lui stesso arte. Ne percepirà l’essenza Renzo Piano che volle una sua scultura a Roma all’Auditorium, il tempio della musica. L’appuntamento vide allora riunti il Presidente Carlo Azeglio Ciampi, il sindaco di Roma Valter Veltroni, il Presidente dell’Accademia di Santa Cecilia Luciano Berio, il Vescovo di Roma il Cardinale Camillo Ruini, ma anche Uto Ughi e tanti altre stelle del firmamento della musica e non solo. Un masso di basalto alto 2 .84 metri all’interno del giardino conchiuso di questa macchina del suono a dire del famoso architetto, che ad una copertura di piombo, ha affiancato la scocca in cemento, le strutture in pino austriaco, e gli interni i ciliegio americano. Poderosa e lieve la scultura, trasparente per i sapienti tagli, riflette i caratteri detta terra di Sciola: serietà operosità concretezza riservatezza essenzialità e poesia.
Un amore assoluto il suo per la pietra che scolpiva con passione, ma anche per la musica dell’ universo di quest’orchestra che dirigeva unica al mondo composta di strumenti fuori dal normale, di pietra. Le sculture rispondevano alle sue carezze e il suono profondo e cosmico che ne scaturiva, si propagava protagonista indiscusso tra gli astanti stupefatti.


Veniva da una famiglia molto povera Pinuccio ma la cosa fu assolutamente ininfluente di fronte al dono che possedeva. Iniziò a scolpire giovanissimo ma forse avrebbe continuato a frequentare l’Università della Natura, come amava orgogliosamente dire, se i suoi amici non lo avessero iscritto a sua insaputa ad un concorso cui partecipò come autodidatta al Circolo de La Rinascente a Cagliari. Vinse con Opera Prima, in seguito ribattezzata Pietrino. La conseguente borsa di studio gli permise di frequentare il Liceo Artistico di Cagliari. Da allora un susseguirsi di mostre e premi. Frequenterà così il Magistero d’Arte di Porta Romana di Firenze e l’Accademia Internazionale di Salisburgo dove seguirà i corsi di Minguzzi, Kokoschka, Wotruba, Vedova e Marcuse.
Conoscerà Manzù, Aligi Sassu e Henry Moore. I viaggi si intensificavano e a Madrid frequentò l’Università della Moncloa che segnerà una svolta fondamentale nella sua formazione. Tocca poi Parigi agli albori del ’68 per poi tornare nella sua Sardegna, a San Sperate dove era nato che, grazie al Muralismo che aveva conosciuto in Messico, diventerà tutto un Museo. Il piccolo Paese da allora diventa meta di appassionati d’arte e di musica che cedono alla commozione sentendo le melodie che la pietra sa donare. Tante pietre, tante voci amava dire Sciola. Indubbiamente ha fatto scuola e i litofoni sono ormai una nutrita schiera e un maestro come Maurizio Barbetti ha tenuto un concerto per violino e pietra.
La melodia delle pietre non è riproducibile dall’uomo e forse per questo Renzo Piano volle una scultura di musica di Sciola all’interno della sua macchina della musica. Dal Giardino Sonoro di San Sperate le note si librano dalle pietre per planare sull’Auditorium, ma anche a Bologna a Villa delle Rose, nei musei di Duisberg, Monaco, Leverkuse, Heidelberg, Amburgo Saarbrücken dove dialogano con tanti altri capolavori creati dalle mani di artisti come Lucio Fontana, Cesar, Chillida, Christò e Kounellis. Mentre a Firenze ancora risuona la magia della mostra concerto allestita a Santa Croce con la collaborazione dell’architetto Renzo Manetti, dedicata a Michelangelo, e qui fu accolto dai protagonisti assoluti della storia dell’arte.
La storia di Pinuccio Sciola ben lungi dall’essersi arrestata con la sua scomparsa nel 2016, continua grazie alla Fondazione Sciola magistralmente attiva grazie ai suoi tre figli che tanto l’hanno voluta, Chiara, Tomaso e Maria e grazie a tutte le pietre del mondo che ora non possono che parlarci di lui.