“Il mare d’inverno”, la celebre canzone di Enrico Ruggeri, scritta negli anni Ottanta in un hotel di Marotta, nelle Marche, e interpretata da Loredana Bertè, evoca una dimensione psichica, uno stato emotivo, delineando orizzonti spirituali senza tempo, più che la mera descrizione di un paesaggio marittimo. La stessa suggestione permea Adriatico. Mare d’inverno, il volume ideato e curato da Cristiana Colli, dedicato al Mare Adriatico e ai territori lambiti dalle sue acque millenarie. Il libro, curato dalla Regione Marche per la promozione del turismo attivo nell’ambito del progetto Viaggio Italiano – Scopri l’Italia che non sapevi, promosso a sua volta dal Ministero del Turismo, è stato pubblicato a settembre 2024 da Artem edizioni, all’interno della collana Storia e civiltà. Si evince già solo sfogliandolo che non è semplice guida finalizzata alla destagionalizzazione turistica, ma corrisponde ad un viaggio autentico. E’ un itinerario teso alla scoperta dell’ “anima segreta” del Mare Adriatico – ponte tra Oriente e Occidente, fulcro di scambi commerciali e di intrecci di civiltà – e del suo territorio costiero: oltre mille chilometri da Trieste ad Otranto che si diramano lungo sette regioni. Come spiega Cristiana Colli, il volume è “una mappa di mappe che non si legge, si ascolta, si guarda e si abita”, “un lungo viaggio sui confini liquidi nel crocevia degli imperi e delle influenze, delle culture e delle religioni, delle tradizioni”.
Il libro si dispiega in un percorso multidisciplinare, profondo e poetico, che narra la storia, i paesaggi, le geografie, l’ecosistema, i “riti e miti”, le tradizioni, i luoghi del Mare Adriatico. Cristiana Colli lo concepisce infatti come un “mare mitico”, caratterizzato da “un tempo avvolgente, sospeso, circolare, un tempo senza tempo”, ma anche come un “paesaggio mistico” per la “presenza palpabile del Sacro”. Come sottolinea l’autrice, l’Adriatico è dunque “un mare di civiltà, il mare della spiritualità laica e confessionale, che ha accolto le grandi religioni monoteiste e il senso laico del paesaggio”.
Curatrice di diversi progetti editoriali e ideatrice, insieme a Pippo Ciorra, del festival Demanio Marittimo. KM-278 dedicato alle arti, all’architettura, al design e alla dimensione adriatica, che da 14 anni si svolge sulla spiaggia di Marzocca di Senigallia, Cristiana Colli adotta un singolare approccio metodologico per questa ampia narrazione, questa “nuova geografia” di 600 pagine. Si avvale, infatti, dello sguardo di 38 autori – tra filosofi, critici, giornalisti, scienziati, pescatori e navigatori – che narrano le loro esperienze e il loro forte legame con il Mare Adriatico, in particolare con la “dimensione mistica” del mare d’inverno. E sono: Emanuela Audisio, Rita Auriemma, Francesco Benelli, Carlo Birrozzi, Romane Bourgeois, Rosalba Livia Branà, Anna Busetto Vicari, Christian Caliandro, Nicolò Carnimeo, Stefano Catucci, Felice Cimatti, Pippo Ciorra, Cristiana Colli, Elena Commessatti, Mario Cucinella, Marco De Michelis, Franco Farinelli, Fabio Fiori, Davide Gnola, Silvia Godelli, Giorgio Lazzari, Gian Marco Luna, Gadi Luzzatto Voghera, Gian Ruggero Manzoni, Francesca Mattei, Cornelia Mattiacci, Enrico Moretti, Leandro Palestini, Luca Raffaelli, Cino Ricci, Caterina Riva, Luca Romano, Fabio Salomoni, Brunetto Salvarani, Luka Skansi, Cristiano Tiussi, Massimiliano Tonelli, Maria Virelli.
Il risultato è un racconto corale sull’Adriatico, contemplato da prospettive differenti – tra arte, storia, antropologia, archeologia, geografia –, che si dipana in diversi “traccianti”, ovvero su linee tematiche differenti. E’ una narrazione intensa e poetica di litoranee, paesaggi lagunari o luoghi magnetici come le saline di Margherita di Savoia, riserve e parchi naturali, città portuali – quali Trieste, Venezia Ravenna, Ancona, Bari, Brindisi, Trani, Polignano a Mare, Otranto. E ancora si narra di flora e fauna marine, architetture storiche e simboliche come chiese, monasteri, castelli, tradizioni religiose, antiche rotte commerciali e costruzioni marittime tra porti, moli e fari, come quello di Punta Palascia nel canale d’Otranto, dove l’Adriatico e lo Ionio si incontrano nel punto più orientale d’Italia.
Ma il racconto si estende alle innumerevoli storie degli abitanti dell’area adriatica, alle molteplici tradizioni enogastronomiche che definiscono identità e antropologie e agli “usi e costumi” legati alla pesca. Non mancano i riferimenti a sport acquatici contemporanei, praticabili anche in inverno, quali surf e kitsurf. E c’è anche il racconto di Rita Auriemma sui diversi mondi sommersi nelle acque dell’Adriatico, “memorie silenti” svelate dell’archeologia subacquea, con i relitti che serbano tesori dell’arte antica. Tra questi vi sono le anfore olearie del relitto delle Isole Pedagne a Brindisi, risalente al I secolo a.C., l’Atleta di Fano, statua originale greca del IV sec a.C. rinvenuto negli anni Settanta che attualmente si trova a Malibù, oltre ai resti del molo fatto costruire dall’imperatore Adriano nel II sec d.C., ritrovati sulla costa leccese di San Cataldo.
Il volume è inoltre corredato da immagini di paesaggi, antiche costruzioni, cartoline storiche, diari di viaggio, disegni e mappe nautiche incise a matita. Ma c’è anche l’Adriatico visto dallo spazio, ritratto in 12 foto satellitari scattate dall’Asi, l’Agenzia Spaziale Italiana. Peculiare risulta, poi, il glossario adriatico alla fine del volume: sono “voci e visioni”, parole-chiave che definiscono l’identità adriatica, aprendo una finestra concettuale sulla dimensione del mare d’inverno.
Per quanto riguarda il rapporto tra la dimensione adriatica e l’arte contemporanea, Rosalba Branà – già direttrice del Museo Pino Pascali di Polignano a Mare – narra, nel suo racconto, il suo stretto rapporto con il mare illustrando la genesi del suo progetto, teso a valorizzare e promuovere l’arte di Pascali. Uno dei più importanti artisti dell’arte povera che ha contribuito a sovvertire la concezione tradizionale della scultura attraverso la sua destrutturazione. “Il mio intento – spiega Rosalba Branà – era di celebrarlo non in maniera statica e retorica ma riattualizzandone la poetica e il linguaggio”.
Il primo museo di arte contemporanea in Puglia che affaccia direttamente sul Mare Adriatico è stato, sotto la guida di Rosalba Branà, un vero e proprio punto di riferimento nella scena nazionale, volto alla valorizzazione, sia con esposizioni temporanee che con la collezione permanente, gli artisti pugliesi. Ma la critica d’arte ha anche portato alla Fondazione, in occasione delle diverse edizioni del Premio Pascali, noti artisti stranieri, proiettando la Puglia come finestra sull’arte contemporanea internazionale.
Particolarmente coinvolgente risulta, poi, l’intervento di Silvia Godelli, “Trani, città di luce”, in cui l’autrice ripercorre la storia di Trani, definita “porto turistico e soprattutto luogo di memoria”, attraverso i suoi antichi edifici che testimoniano le tante dominazioni vissute nel corso dei secoli. Tra questi Godelli ricorda la chiesa romanica di Ognissanti o dei Templari del XII secolo, emblema della crociata promossa nel 1195 da Enrico VI, padre di Federico II, e il duomo di Trani che si affaccia sul mare, la magnifica Basilica cattedrale di Maria dedicata a San Nicola Pellegrino, denominata “la Cattedrale delle Cattedrali”. Anch’essa in puro stile romanico, è legata idealmente alla cattedrale di San Nicola a Bari e all’Adriatico. Suggestivo il ricordo di Federico II, “imperatore geniale”, denominato Puer Apuliae e Stupor Mundi e fautore di un’innovativa visione umanistica, riflessa nei castelli che fece erigere in Puglia, primo tra tutti Castel del Monte, sito Unesco tra i più visitati al mondo. “Dai suoi castelli – sottolinea Silvia Godelli – giunge un messaggio di cultura e di tolleranza che solo le terre del mare sanno avanzare. Sono i luoghi delle partenze e degli arrivi, delle mescolanze e delle ricongiunzioni: terre intrise di umanità che guardano sempre al futuro”.