Body Buildings indaga la relazione tra la nostra specie e l’ambiente edificato (built environment), ossia tutti quegli spazi e strutture create dall’uomo, come edifici, strade e altre infrastrutture. Un mondo che si proietta sempre più in alto e a cui difficilmente è possibile sottrarsi. In un recente gruppo di sculture e disegni, Gormley si avvale dell’uso di terracotta e ferro, due materiali che si ritrovano costantemente all’interno dell’“ambiente edificato”, al fine di poter “pensare e sentire il corpo in questa condizione”.
Resting Place II, opera centrale all’interno del corpus di opere in mostra, evoca l’immagine di un fitto labirinto in cui i visitatori sono incoraggiati ad addentrarsi e ad esplorare liberamente. Il campo disseminato di 132 corpi a grandezza naturale, ciascuno realizzato con mattoni di terracotta impilati, esplora il concetto del “corpo a riposo” quale dimora umana primordiale. Per l’artista, infatti, il mattone è un “pixel fisico”, un oggetto tangibile che storicamente gioca un ruolo importante nella cultura cinese.
Disposti in posizioni ortogonali eppure precarie, i corpi riproducono varie posture, dal rilassamento scomposto alla posizione fetale che evoca un senso di auto-protezione. Se osservata dal primo e dal secondo piano della galleria, l’interazione tra i visitatori che si spostano e i corpi di argilla orizzontali crea un campo dinamico in cui interviene la peculiarità dell’esperienza soggettiva.
Come ha chiarito Gormley: “Resting Place II evoca il rapporto del corpo umano con il suolo, la superficie della terra. E rimanda a due tipi molto diversi di “abbandono”: quello rilassato del corpo sulla spiaggia, a cui torniamo come luogo dei giochi di infanzia e del relax, e quello del migrante che ha cercato, forzatamente o liberamente, una nuova casa.
Ciò che inizialmente appare come una caotica esposizione di materiali da costruzione potrebbe risolversi in un modello di città, e spingendosi oltre nell’interpretazione, trasformarsi in un invito a empatizzare con il corpo come luogo di dimora, con alcuni corpi che evocano stati di profondo rilassamento e appagamento, altri di ripiegamento e di difesa.
Accompagnano Resting Place II le due sculture in ferro Circuit e Ally, che esplorano le analogie tra infrastrutture urbane – strade, circuiti elettrici, fognature – e relazioni umane. Circuit trasforma queste reti in un apparato circolatorio condiviso da due corpi, mentre Ally usa enormi blocchi di ghisa per testare il modo in cui due corpi possono trovare stabilità reciproca attraverso un comune centro di gravità. Queste opere, che indagano la vicinanza e l’intimità, s’interrogano su quanto l’ambiente urbano plasmi e rispecchi le relazioni umane.
Ai lati di Circuit troviamo Short e Shame, due lavori in cui il corpo viene rappresentato come un campo energetico indipendente che devia dal suo centro di gravità, rifuggendo intenzionalmente la stabilità associataalle statue, simbolo di potere. In una serie di nodi serrati, Shame identifica alcuni punti di tensione distribuiti nel corpo – caviglie, ginocchia, bacino, testa e mani – mentre Short sfugge allo stato di costrizione imposto dalla pelle, con le linee di ferro che si estendono fuori dal corpo, oltre la sua superfice apparente.
All’ultimo piano della galleria Rule III e Buttress trasformano lo spazio corporeo in un’impalcatura reticolata che ricorda gli scheletri dei grattacieli dell’architettura contemporanea. Così facendo, le opere rappresentano plasticamente il modo in cui, avendo creato un mondo, ora è esso che costruisce noi. I due corpi arrugginiti sono poggiati direttamente alle pareti per richiamare il contesto architettonico e sensibilizzare chi guarda sul rapporto con l’ambiente edificato.
Le sculture sono accompagnate da una serie di disegni. Singularity X ed Event VII evocano i fulgidi albori della materia astrale. La serie di disegni stratificati Lux rinvia alle aperture, o sorgenti di luce, intraviste dall’interno di spazi chiusi. Altri disegni, realizzati con inchiostro di fungo Coprinus comatus, oltre che con carbonio e caseina, esplorano l’oscurità, sia come esperienza fisica sperimentata internamente al corpo, sia come condizione vissuta in prossimità di un altro corpo.
Body Buildings è un’indagine sullo stato attuale della specie umana e le sculture di Gormley fungono da strumento diagnostico attraverso cui esaminare la nostra condizione presente.
L’artista
Antony Gormley è riconosciuto a livello internazionale per le sculture, le installazioni e le opere d’arte pubbliche che esplorano il rapporto fra il corpo umano e lo spazio. Il suo lavoro sviluppa le potenzialità della scultura a partire dagli anni Sessanta tramite un rapporto critico con il proprio corpo e quello degli altri, tentando di rispondere a interrogativi esistenziali sulla collocazione degli esseri umani in relazione alla natura e al cosmo. Nella costante ricerca di Gormley lo spazio dell’arte è il luogo del divenire in cui possono emergere comportamenti, pensieri e sentimenti nuovi.
Le opere di Gormley sono state esposte ovunque nel Regno Unito e in tutto il mondo in mostre allestite nelle seguenti istituzioni: Musée Rodin, Parigi (2023); TAG Art Museum, Tsingtao (2023); Lehmbruck Museum, Duisburg (2022);Museum Voorlinden, Wassenaar (2022); National Gallery Singapore, Singapore (2021); Schauwerk Sindelfingen, Germania (2021); Royal Academy of Arts, Londra (2019); Delo, Grecia (2019); Galleria degli Uffizi, Firenze (2019); Philadelphia Museum of Art, Stati Uniti (2019); Long Museum, Shanghai (2017); National Portrait Gallery, Londra (2016);Forte di Belvedere, Firenze (2015); Zentrum Paul Klee, Berna (2014); Centro Cultural Banco do Brasil, San Paolo, Riode Janeiro e Brasilia (2012); Deichtorhallen, Amburgo (2012); Ermitage, San Pietroburgo (2011); Kunsthaus Bregenz, Austria (2010); Hayward Gallery, Londra (2007); Malmö Konsthall, Svezia (1993); Louisiana Museum of Modern Art, Humlebæk (1989). Tra le opere pubbliche permanenti si ricordano Angel of the North (Gateshead, Inghilterra), Another Place (Crosby Beach, Inghilterra), Inside Australia (Lake Ballard, Australia Occidentale), Exposure (Lelystad, Paesi Bassi), Chord (MIT – Massachusetts Institute of Technology, Cambridge, MA, Stati Uniti) e Alert (Imperial CollegeLondon, Inghilterra).
Gormley ha vinto il Turner Prize nel 1994, il South Bank Prize for Visual Art nel 1999, il Bernhard Heiliger Award for Sculpture nel 2007, l’Obayashi Prize nel 2012 e il Praemium Imperiale nel 2013. Nel 1997 l’artista è stato insignito del titolo di Officer of the British Empire e nel 2014 di cavaliere nell’ambito dei New Year Honours. È membro onorario del Royal Institute of British Architects, gli è stata conferita la laurea ad honorem dall’università di Cambridge ed è Fellow del Trinity e del Jesus College di Cambridge. Dal 2003 è membro della Royal Academy.
Antony Gormley è nato a Londra nel 1950.
La galleria
Fondata nel 1990 a San Gimignano, GALLERIA CONTINUA ha sedi a Pechino, Les Moulins, L’Avana, San Paolo, Roma, Parigi e Dubai. Incarna il desiderio di continuità tra le epoche e il desiderio di scrivere la storia presente. Investendo in siti dimenticati e non convenzionali, nei suoi oltre trent’anni di attività ha sempre scelto sedi atipiche, sviluppando una forte identità e un posizionamento originale. Nel 2004 Galleria Continua è stata una delle prime gallerie d’arte straniere a raggiungere la Cina, aprendo il secondo spazio espositivo nell’Art District 798 di Pechino. Da allora riveste l’importante ruolo di mediatrice culturale in quella zona offrendo ai cinesi amanti dell’arte l’opportunità di godere di mostre appositamente create per lo spazio da artisti di fama internazionale.