Hai dei riti particolari quando lavori?
Credo di sì, come tutti. In realtà sono molto abitudinario e metodico, anche perché è una cosa che ti insegna il disegnare fumetti. Devi avere una disciplina, e ti devi dare un ordine per fare le cose, altrimenti non porti a casa il lavoro. La mia vita è quasi più una ricerca del modo di rispettare le consegne che una ricerca estetica. Quando ti dai una disciplina di questo tipo non ti concedi nemmeno troppo tempo per riflettere, rifletti mentre lavori, e secondo me questo mi consente di non disperdermi in troppe menate.
Programmi tutto nei minimi dettagli o sei aperto all’imprevisto?
L’imprevisto direi che è fondamentale. Il risultato è sempre imprevisto, raramente i miei lavori sono riusciti esattamente come avevo previsto, perché a volte ci sono problemi tecnici, a volte mi scontro con quello che non riesco a fare, e il risultato dello scontro tra immaginare e realizzare è il risultato finale. A volte può sorprendermi, a volte è frutto di grandi frustrazioni, ma cerco di non buttarmi troppo giù e di pensare al progetto successivo, so che l’artista è un pessimo giudice di sé stesso. Non sopporto i palloni gonfiati che pensano die essere dei geni (compresi o incompresi), ma nemmeno quelli che si piangono costantemente addosso.
Qual è la tua opera di cui ti senti più orgoglioso?
In realtà dovrei nominartene una per ogni disciplina.
Fumetto: Il Mondo Così com’è, graphic novel realizzato con testo e sceneggiatura di Tiziano Scarpa. In questo caso avevo chiesto a Tiziano una storia che potesse essere specificatamente realizzata solo a fumetti, e non un lungo racconto sceneggiato, a quel punto abbiamo lavorato veramente a quattro mani, ognuno con le proprie idee ma in costante dialogo su forma e contenuto, influenzandoci a vicenda. È un lavoro che mi è ancora molto caro.
Design: Mr. Suicide. È un tappo per il bagno realizzato per Alessi, e che raffigura un ometto con il tappo legato al collo, e che poi galleggia morto nella vasca da bagno. Humor nero, oggetto impossibile, piccola opera d’arte seriale a basso costo. È l’esempio di quello che io definisco un oggetto riuscito che mi rappresenta.
Arte: Personal Jesus. Sono 14 disegni di crocifissioni, ognuna con una versione diversa di Gesù, per cui abbiamo un Gesù grasso, uno tossicomane, uno zombie, uno alieno etc etc. È un’opera particolare, in realtà non è sulla religione, ma sulla comunicazione e sulla distorsione della storia.
Capisco che dovrei declinare anche questa domanda per tutte le discipline che pratichi, ma proviamo a sintetizzare. Che cosa pensi del sistema dell’arte contemporaneo?
Non so, io ne sono dentro-fuori. Ho sempre lavorato con gallerie eccentriche al sistema, e anche i miei collezionisti sono piuttosto anomali. Vanno dalla rockstar internazionale al miliardario capriccioso, dal commerciante al commercialista, vite diversissime tra loro, ma accomunate da una cosa: una maniera di pensare non schematica. Il mondo dell’arte mi corteggia, ma al tempo stesso cerca di espellermi come corpo estraneo, e così succede anche negli altri ambiti (fumetto, musica, illustrazione, design). Ecco come potrei definirmi, un corpo estraneo.
C’è una meta che desideri raggiungere, un tuo limite che vorresti superare?
Non ho particolari mete da raggiungere. Potrei dire che la meta è sempre stata la stessa fin dall’inizio e spero che continuerà ad essere così: vivere facendo il mio lavoro, e guadagnare quel che basta per continuare a farlo. Divertirmi facendolo, e non fare troppe cagate.
In un mondo turbato dalla sopraffazione e dalla guerra, quale ruolo attribuisci alla tua arte?
In questo momento sento molto questa oppressione, e penso che succeda a molti di farsi delle domande sull’utilità del proprio lavoro. Ci sono illustri pensatori che semplicemente hanno affermato che l’arte è una delle poche cose che rende questi momenti sopportabili. Non lo so se l’arte ha una qualche utilità sociale, forse è la dimostrazione utopica che l’uomo è capace di fare qualcosa di diverso dall’ammazzarsi, e penso che molti artisti se non producessero opere andrebbero in giro a uccidere le persone (in certi casi storici particolari riescono a fare tutte e due le cose). Penso che illudersi che l’arte abbia una funzione sociale, che serva a migliorare lo stato delle cose e a migliorare le persone sia più una speranza che una realtà inconfutabile.
A cosa ti stai dedicando, a cosa ti dedicherai?
A 366. È un progetto a cui sto lavorando con due Gallerie, che finanziano un anno della mia vita, in cui sto disegnando un pezzetto di questa opera ogni giorno, ogni giorno un frammento. È un frammento della mia vita, ma anche un frammento delle vostre vite. Presto sarà ONLINE e così capirete meglio di cosa si tratta, e capirete che non è un sintomo di demenza senile. O forse sì, sono aperto ad ogni opinione.
Massimo Giacon (Padova, 1961)
Protagonista fin dai primi anni ’80 del rinnovamento del fumetto italiano proveniente da riviste come Frigidaire, Alter, Dolce Vita, Cyborg e Nova Express, ha iniziato a collaborare nel 1985 con Ettore Sottsass, continuando le sue attività con Matteo Thun, Studio Mendini, Sieger Design e progetti per altre aziende tra cui Olivetti, Memphis, Artemide, Alessi, Swatch, Philips, Ritzenhoff, Telecom.
Dopo un decennio di attività musicali per il progetto TRAX di Vittore Baroni e Piermario Ciani con le band Spirocheta Pergoli e I Nipoti del Faraone, nel 1996 ha pubblicato il suo primo album solista Horror Vacui, seguito nel 2003 da La Città Ideale.
Ha disegnato e sta disegnando arazzi, tappeti, ceramiche, articoli per la cucina, illustrazioni per pubblicità, collaborazioni con riviste di moda, progetti per mostre internazionali ed eventi televisivi.
Attualmente continua la progettazione e la produzione di vari oggetti per Alessi, disegna fumetti per Linus e continua le sue attività musicali e artistiche.
Ha ideato il progetto di ceramiche per le collezioni SuperEgo (The Pop Will Eat Himself). Ha prodotto diversi libri, tra cui un libro e un graphic novel scritti da Tiziano Scarpa: Amami e Il Mondo Così Com’è; le graphic novel La quarta necessità, su sceneggiatura del comico Daniele Luttazzi; Ettore su Ettore Sottsass; Ed è subito Serial sulle serie televisive dal passato ad oggi e Masticando Km di Rumore, il suo primo libro di racconti illustrati e scritti, per Feltrinelli.
Dal 1990 ha iniziato un’attività artistica che lo ha portato a numerose mostre personali e collettive in Italia, Svizzera, Germania, Slovenia, New York, Los Angeles, Corea, Hong Kong, Mosca, Montreal, Atene e Lisbona.
Insegna linguaggio del Fumetto da più di 20 anni all’Istituto Europeo di Design di Milano.