Juan Pablo Pistilli figlio d’arte, da parte di padre e di madre, nasce nel mondo privilegiato della creatività, della cultura, dall’arte. In lui si fondono i valori della cultura occidentale e di quella indigena. L’impressione è che in questo Paese il continuo scambio tra le culture autoctone, che sono più di una, e quella degli occidentali, di tanti paesi diversi, abbiano dato vita a un mix molto particolare, molto ricco e sorprendente, che lambisce i nostri paradigmi culturali ed è, in qualche modo, salvo dall’omologazione di cui il sistema arte, non certo l’arte, è vittima e lo dico con il grande Emilio Isgrò. Pistilli vive e lavora nel taller, qui si chiama così lo studio, che fu di suo padre Hugo, uno scultore molto accreditato che percepì le inclinazioni del figlio più piccolo, l’ultimo di quattro, l’unico che seguirà il percorso paterno. É un caso rarissimo se non unico che tra padre e figlio si instauri una competizione costruttiva e non competitiva, spesso invece succubi l’uno dell’altro. A sua insaputa infilza così buona parte della nostra cultura che affonda le radici in quella classica e quindi nella Mitologia: niente a che vedere quindi con Cronos e Zeus, il cui feroce rapporto ha improntato e impronta tuttora lo spirito occidentale decretando il perenne conflitto tra le generazioni di cui siamo ben lungi dal liberarci. Sarà molto interessante riprendere la Mitologia di Luciano de Crescenzo e seguire i suoi parallelismi con la contemporaneità. Qui Hugo e Juan si sono arricchiti in un rapporto reciproco, scambiandosi reciprocamente la gratitudine del sapere e la freschezza e la gioia del creare.
La cosa stupefacente è che sia esistita una dialettica costruttiva, nel rispetto reciproco della ricerca diversa che porta ad una cifra, inconfondibile per ciascuno di loro, anche se si sono confrontati su uno stesso terreno delicato e forte come quello dell’arte, in uno stesso campo, la scultura, e con lo stesso media, il ferro il materiale emblematico per entrambi.
Fu allontanato, svela con un certo imbarazzo, dal Colegio Dante Alighieri diciamo per la sua vivacità, mentre i fratelli continuarono tranquillamente a frequentarlo. Il nostro artista in nuce voleva frequentare in effetti solo lo studio del padre, dove stava benissimo concentrato com’era a disegnare disegnare disegnare disegnare, e a cimentarsi con gli attrezzi necessari per creare quegli amici in ferro e in acciaio che hanno popolato la sua infanzia e il suo immaginario. A differenza della maggior parte delle famiglie in cui si crea antagonismo tra genitori e figli, il fatto che lui fosse così incantato dalle opere che prendevano forma tra le mani di suo padre non fece altro che scatenare un’emozione/emulazione estremamente costruttiva e padre figlio diedero vita ad una collaborazione gomito a gomito, che si interruppe solo per la scomparsa del padre. Nel frattempo, aveva iniziato una collezione aiutando così i suoi amici artisti. Assorbendo fin dalla culla i diversi saperi acquisisce una padronanza che gli permette di esprimersi a 360° con un stile antropo/zoomorfo, ancestrale, molto personale e trasversale, attraverso la perenne sfida con sé stesso per ottenere il massimo e guardare sempre oltre. Architetto e artista anche Pistilli, come Adriana Gonzales Brun, Osvaldo Moi, Dante Manfredi e Roque Ardissone, ingegnere, che chi segue questa rubrica già conosce sono i testimoni che il Paraguay non ha evidentemente risentito delle riforme universitarie che all’inizio del secolo “breve” scissero le materie scientifiche da quelle umanistiche, arrivando a dividere l’arte dalla scienza, l’architettura dal design, con buona pace di Leonardo sublime emblema del carattere poliedrico degli italiani. L’esasperazione della specializzazione non può che tarpare le ali alla fantasia e la mancanza di cultura umanistica filosofica e scientifica fa il resto. Oggi possediamo conoscitori settoriali di ogni tipo ma mancando la visione d’insieme Pindaro resta in qualche modo a terra. Impera l’horror taedii, la noia ricco crogiuolo di tante intuizioni è vista come una jattura. Professionisti, artigiani, studiosi e il guaio è, citando il grande Bruno Zevi, che *“agli operatori culturali anch’essi specialisti, manca una visione d’insieme dello svolgimento storico”, peraltro indispensabile. Sopravvive qualche inguaribile curioso, qualche professionista illuminato che sa che mano mente spirito appartengono ad un unico io. Il nostro piccolo Jumpy ha la fortuna di vivere nello studio, a stretto contatto con la scultura e la sua genesi, dall’idea al processo creativo, alla sua realizzazione ma vive anche a contatto con la pittura dominio della madre. Lascerà a malincuore la sua stanza dei giochi per compiere gli studi di architettura, dopo Asunción, anche all’estero. L’intraprendenza non gli manca e partecipa a concorsi, ne vince diversi, uno per tutti quello sul monumento per ricordare il raccapricciante incendio del grande supermercato che fece centinaia di vittime per la pochezza umana. Ma stiamo correndo troppo.
I Committenti sono di casa nello studio, in questo sí agevolato dal percorso paterno L’intraprendenza non gli manca, inizia come artista di strada, partecipa a concorsi, ne vince diversi, uno per tutti quello sul monumento per ricordare il raccapricciante incendio del grande supermercato che fece centinaia di vittime per la pochezza umana. Ma stiamo correndo troppo. La mostre e incarichi si concretizzano nel Nuovo e nel Vecchio Continente, ma ha un sogno che caparbiamente insegue. Creare una grande scultura dell’arpa, il simbolo del Paraguay. Costruì cosí una maquette da tenere sempre sottocchio. La vede per caso il figlio di un amico di suo padre, ingegnere metallurgico, che la immagina come Pistilli, di dimensioni gigantesche. L’arpa ora campeggia ad Asunción sulla Costa Nera. I Committenti questa volta sono il Festival Mondiale del Arpa e Anna Catini. Non è stato certo facile. Due anni e mezzo solo per espletare l’iter burocratico e 5 mesi di officina per questo incredibile monumento dall’equilibrio estremo dalla curva gentile, fatta a mano centimetro dopo centimetro da personale ultra-specializzato. Grande l’emozione la serata dell’inaugurazione, e grandissimi riconoscimenti e soddisfazione ma Il bambino sempre vivacissimo che é il lui, sta già fremendo pensando alla realizzazione del prossimo sogno…
Allora buon lavoro Juampy, ti divertirai sicuramente!
Note: Scultore, pittore, architetto, designer, artigiano È professore di scultura e incisione presso l’Istituto Superiore di Belle Arti ad Asunción, é nel Dizionario delle Arti Visive del Paraguay. Lisandro Cardozo. FONDEC 2005 e nell’Enciclopedia paraguaiana. Luis Verón, Colore ABC 2009. Ha all’attivo numerose mostre personali ma soprattutto committenze in patria e in Corea del Sud, Bolivia e Argentina, murales in Messico e in varie città dell’Argentina. Le sue opere si trovano in collezioni private in Paraguay, Argentina, Uruguay, Bolivia, Cuba, Cile, Messico, Stati Uniti, Germania, Austria, Italia, Corea del Sud e Turchia. È autore di opere che costituiscono premi concessi da vari enti. Notevole il ciclo di mostre “ Metamorfosis”