L‘esposizione José Angelino e Tristano di Robilant alla Galleria Alessandra Bonomo di Roma, consta del nucleo di opere che era stato precedentemente esposto per Oblique magie del tempo, titolo tratto da un verso di Tempi immacolati del poeta Vincenzo Cardarelli: “Noi non possiamo seguire / le oblique magie del tempo. / Il tempo è dietro di noi, / ma come fondo che non appare, / a questa, che è la vita, / azione di contrasti / nel vuoto.”
Le opere degli artisti erano state esposte, dal 5 dicembre 2022 al 15 febbraio 2023, site-specific negli ambienti recentemente rinnovati del Museo Archeologico di Santa Scolastica, a Bari, a cura della Galleria Alessandra Bonomo e con il sostegno della Città Metropolitana di Bari. Il Museo comprende circa 30.000 reperti peculiari del periodo che, dalla preistoria arriva fino all’età del Bronzo e tocca anche l’età greca, bizantina, arabo-normanna e medievale e asserenti alla città, alla terra di Bari e all’intera Regione. Si aggiunge la sezione dedicata all’esposizione di reperti di recente acquisizione. Le opere erano state collocate con l’obiettivo di generare una connessione con gli antichi reperti greci e con le strutture medievali, disposti nelle aree degli scavi ancora da scoprire. Il superamento dei confini temporali crea relazioni possibili tra i reperti archeologici e le opere realizzate per gli spazi del sito.
Le ceramiche e le sculture di vetro soffiato di Tristano di Robilant sono modellate plasticamente nei loro margini fino a ottenere delle superfici talvolta perfettamente levigate, talvolta vibranti alla vista e al tatto. Si serve di materiali e di tecniche appartenenti a una tradizione storica della ceramica e del vetro fuso. Nell’operare si evince la ricerca di una condizione di quiete, cui la vita dell’uomo, coinvolto nell’accoramento del quotidiano, potrebbe aspirare. Nel 2017 l’artista aveva dedicato al poeta Vincenzo Caldarelli la mostra e il libro Evento di Luce, presentati a La Diagonale di Roma. Le sue sculture sono create nella fornace di Murano, diretta da Andrea Zilio. Le sue opere in mostra appaiono come tappe che segnalano ai passanti la via, come le pietre miliari di confine. Il policromismo delle opere del nostro è affermazione fantastica della teoria goethiana. Il disegno descrive il modello tridimensionale che ne consegue. In Vox clamantis in deserto, la ceramica è denotata dal colore giallo, e fa riaffiorare un passo tratto dai Vangeli e destinato a San Giovanni Battista. È emblema della finitudine della perdita dell’uomo, individuato come discrepanza verso la complessità infinitesimale della natura. La Lumera, nelle variazioni di colore dell’arancione opaco e del verde terso, suggerisce il Canto IV dell’Inferno della Divina Commedia, nel momento dell’incontro tra Dante e i grandi poeti del passato. Dante afferma: “Così andammo infino a la lumera, parlando cose che ‘l tacere è bello’. L’architettura ricercata, ha uno schema fluido dell’opera che reca una piccola fessura come porta e, al suo interno, una seconda forma analoga riflettente, fa riferimento al nobile castello del Canto. Il Poeta procede verso la luce, narrando ciò di cui è bello tacere, ma altrettanto discorrerne in quel luogo. Si incede verso la luce anche nell’opera Sonno di Polifemo, in cui la consueta immagine scelta dall’artista, è impreziosita soltanto dal kuklops, occhio rotondo del ciclope. Durante il sonno il gigante viene accecato da Ulisse e dai suoi uomini, con una punta rovente, riuscendo a sfuggire dal terribile destino. Milleseicento rievoca il De l’infinito universo et Mundi di Giordano Bruno. Il filosofo e frate domenicano, credendo nella molteplicità dei mondi, sancì – con l’opera letteraria – il punto definitivo di frattura con la dottrina aristotelica e con il cristianesimo. Il titolo dell’opera fa riferimento alla data in cui Giordano Bruno fu condannato e bruciato sul rogo a Roma il 17 febbraio del 1600. Lo scultore Edmondo Ferrari gli rese omaggio con la statua a Campo dei Fiori, sulla quale si leggono i versi del poeta polacco Czestaw Milosz. Si apprende come la vita proceda oltre le sciagure e le nefandezze. La disposizione a matrioska sottintende le tre strutture interconnesse al concetto di pluralità dei mondi ma anche ai tre valori fondanti della rivoluzione etica: la Verità, la Conoscenza e la Giustizia. Il lavoro Intorno a una stanza vuota rende omaggio ai poeti cinesi e al loro esilio, leitmotiv dell’epoca Tang. Durante l’alienazione, i poeti avevano l’occasione di riscoprire il contatto con la natura e la contemplazione filosofica. La vista negata verso la propria patria e la sofferenza permettono di osservare meglio la meraviglia che si dispiega nella propria vita. Così l’opera Siao l’eremita si riferisce a un verso tradotto da Eugenio Montale da un’antologia cinese, in cui l’eremita era considerato un individuo molto sapiente e consigliere dell’imperatore. Sembra sedersi sulla cima di un alto sperone, in cui l’illibatezza dell’animo invade la materia con il tono del blu. In Minuti vissuti si rintraccia un altro verso dell’amico poeta nella poesia Spiragli: “Piano piano i minuti vissuti, / fedelmente li ritroveremo. / Coraggio, guardiamo”. Si recuperano i tesori dell’abisso della memoria da un passato setacciato in profondità. Ugualmente le tre ceramiche smaltate: Le care immagini, Canti Ieratici e Mite Follia si ispirano a istanti lirici e intimamente trascorsi dell’uomo. In Tasso’s Game si ricorda il piacere del gioco espresso, nel Dialogo “Il Gonzaga secondo, ovvero il Giuoco” di Torquato Tasso. Nell’opera Torre di Babele, le lingue sulla torre esprimono il moltiplicarsi delle abitazioni delle genti che parlano una sola lingua e che dimorano nella città costruita. Una seconda significazione è la conseguente dispersione del popolo, per il volere del Signore, su tutta la Terra, affinché ne fosse confusa la lingua. L’equilibrio precario della costruzione, nella parte sovrastante, sottolinea l’intenzionalità di possedere una cima che toccasse il cielo.
Il tempo è condizione indagata da José Angelino che, all’interno delle sue opere, materializza dei micromondi, in cui la dimensione temporale viene scissa, ricevendo una condizione autonoma rispetto al fluire circostante universale. Nello spazio bianco e intimo della Galleria, si percepisce l’invito a un camminamento graduale verso una sonorità che, dal silenzio e da un lontano sibilìo della sala iniziale, conduce il visitatore ad addentrarsi nel secondo ambiente, ove quel ritmo sonoro è restituito da un respiro cardiaco che si fonde con il rumore del trascorrere delle ore di un orologio nell’opera Living Against The Clock, composta da piatti di batteria in ottone, inseriti in ordine sovrapposto su piantane centrali in pietra abrasiva in carburo di silicio. Nell’ambiente adiacente l’opera Mosquitos, insetto- magnete intrappolato nella campana di vetro, genera un suono assimilato a una piccola forma di vita. L’opera è nata per la mostra presso la miniera metallifera di piombo, argento e zinco di Iglesias. Il magnete è stimolato da un campo elettromagnetico e riproduce, nell’insieme installativo, le frequenze di Schumann: una pulsazione caratteristica della Terra. Traspare con il dato visivo, oltreché sonoro, come ogni lavoro abbia una propria risonanza. Ritirandosi nella prima sala, il riposo fonetico concede una rielaborazione inconscia del transito, come riproposizione di un itinerario dell’essere nei diversi snodi dell’esistenza.
L’artista si muove verso i meandri del non conosciuto. La sua ricerca è forma di curiosità verso le dinamiche naturali che evolvono, dando vita alle diverse strade della natura. Le sue sono opere scultoree in vetro soffiato o ambienti riconoscibili come universi a sé stanti, in cui avviene un’interferenza tra gli elementi costretti, sono strade altre percorse dalla natura. I Gas Argon e Neon utilizzati sono gas nobili che subiscono una ionizzazione, mediante il passaggio dell’energia elettrica che viene trasformata in energia luminosa dal flusso degli elettroni. I colori che si osservano sono sintomatici dei cambiamenti chimici e di complessi fenomeni fisici che si verificano nei gas. Le opere presentano tubi di vetro, in cui viene pompata via l’aria e, con agli estremi due elettrodi cui è applicata una differenza di potenziale elevata. Gli ostacoli sono materiali come i cumuli di marmo di Carrara, i trucioli di ottone ma anche dei vitrei nodi che deformano l’ossatura contenitiva e permettono alla luce di disegnare lo spazio. Così nell’opera Knot il colore rosso crea un nodo semplice. Gli elementi co-abitano, nello stesso luogo e nello stesso tempo, lo spazio che trasmuta al loro co-esistere. Si sviluppa un contrasto tra l’affermazione dell’individualità dei singoli e la loro necessità di sussistere. L’artista indaga l’individualità di ciascun elemento intesa come caratteristiche fisiche e comportamentali e la necessità di esistere in un determinato mondo. Ha iniziato i suoi lavori luminosi in seguito a una forte suggestione provocata dalla vista dell’Aurora boreale. Ha catturato quel fenomeno, creando disegni nello spazio. In Resistenze la luminosità della corrente trova il suo focus nell’interruzione centrale, costituita da un nodo ad anello. Nasce spontaneo un confronto tra la resistenza elettrica come grandezza fisica e la resistenza associata alle forme di vita. Il nostro fa riferimento al mito di Sisifo e alla visione di Albert Camus. Sisifo, infatti, trasporta un masso fino alla cima della montagna: la sopportazione della propria presenza nel mondo consente la libertà, la ribellione nei confronti dell’assurdità dell’esistenza consegna, alla vita, il suo valore effettivo. L’obiettivo è cogliere l’intensità della vita: Sisifo è felice poiché, nella sua condanna, diviene consapevole dei propri limiti e del proprio destino. L’artista traspone la bellezza e la capacità infinita di trasformazione della natura in mondi conclusi che, costringendo gli elementi che vi convivono, restituiscono il senso di finitudine dell’agire dell’uomo nelle limitazioni imposte dal proprio fato. Allo stesso modo, la meraviglia riposa nella riflessione di Camus che, nell’accettazione della sopportazione, vede l’intensità della vita e una fonte per la gratificazione personale. Si attua una riflessione metaforica tra le condizioni delle forme chimiche e una loro possibile trasposizione, tramite un pensiero filosofico umanizzato. L’elettrone cerca il flusso più dinamico e breve dall’anodo (dal greco ἄνοδος, salita) al catodo (dal greco κάθοδος, discesa), così come il fiume dalla sorgente alla propria foce. Risulta esserci un’incidenza tra la manifestazione del fenomeno fisico e il suo estrinsecarsi come materia visiva-estetica.
Gas Argon, gas Neon, ottone, elettricità, vetro, marmo e campi elettromagnetici sono gli elementi di cui si compongono i lavori dell’artista che studia le reazioni del gas in un ambiente sottovuoto e le trasformazioni, forme inedite e le vibrazioni della luce. In Orbitali, la conformazione dell’opera richiama la struttura dell’orbitale atomico p, nelle sue tre diverse orientazioni nello spazio. L’intensità del colore azzurro si fa più acuta nella superficie, in cui è alta la densità di probabilità di trovare l’elettrone. Short life a drop è una video-installazione in cui la goccia, inquadrata dall’alto e scossa dallo stato di evaporazione, compie movimenti frenetici che ricordano le frequenze emesse dallo scontrarsi del Mosquitos con la superficie esterna del contenitore. Si assiste a una lenta decomposizione, e successiva scomparsa dell’acqua, sino a visualizzare la memoria della traccia. Si compie un ritorno nel ciclo ideologico, sotto forma di vapore, nell’atmosfera. La sua figur,a da un profilo astrale simbolico dell’alito cosmico, si restringe lentamente, assumendo una colorazione cenerina screziata dalle impurità ammesse nella curva della danza. Sintonie è un flusso di elettroni di atomi di gas nobili che trasforma l’energia elettrica in energia luminosa. Il marmo di Carrara genera un processo disturbante che costringe il fascio di luce a cercare nuove soluzioni per la sua diffusione all’interno del circuito a forma di L. Vetro, ottone, gas Argon, gas Neon, marmo di Carrara sono parti integranti dell’opera omonimache domina il centro dell’ambiente di ingresso. Visionariamente un albero della vita affonda le proprie radici nella pavimentazione, e sembra ascendere con i propri rami-tubi, in cui si espande la differenza di potenziale, tramite un generatore di corrente. Gli elettroni migrano da un elettrodo all’altro, trasformando l’energia elettrica, in energia luminosa. In Confini, i lineamenti della rivelazione del gas sembrano volteggiare in trame spigolose e aumentare, in potenza, all’interno dei traits d’union.
La modificazione impressa nel respiro direzionabile della luce nelle opere di José vive vita autonoma nella fluidità delle superfici plasmate da un’estetica sospensione atemporale, nelle opere di Tristano.
José Angelino e Tristano di Robilant
fino al 29 aprile 2023
Galleria Alessandra Bonomo – Via del Gesù, n. 62 – Roma
Aperto dal martedì al venerdì dalle 11.30 alle 18.30, sabato dalle 12 alle 16
mail@bonomogallery.com Tel.: + 39 06 69925858