Intervista a Matteo Messori

Matteo Messori segue una linea analitica di ricerca pittorica estremamente varia ed affascinante, capace di riconfigurare, nel tentativo di emersioni simboliche, forme primitive in apparente definizione, ricavando dal gesto libero e deciso una dimensione strutturale complessa. Questo segno immediatamente apprezzabile e istantaneo si carica di valenze costruttive, anche sociali, nel tentativo di ricomporre fratture ed aprire a tematiche.

La seconda edizione di Blue Line si pone in continuità e rottura con la precedente. Cosa hai conservato e come invece hai voluto innovare in questa nuova serie?
Dalla prima serie ho riservato la forma che utilizzo come segno per dare continuità alle opere. L’innovazione è stata nella carta e nel colore, materiali scelti per sensibilizzare all’uso di quei prodotti realizzati da artisti e artigiani. Come la carta che germoglia realizzata dal laboratorio artigianale Redacia e i colori ad olio di Francesco Fossati dal suo progetto “The Wrong Colours” 
In ogni edizione a noi interessa soffermarci su un focus differenti, mantenendo un occhio attento verso l’ambiente. Inoltre, è stato interessante sondare il fruitore attraverso dei sondaggi lanciati dal mio profilo IG.  tra le domande che abbiamo fatto è stato chiesto quanto fosse importante che un’opera d’arte fosse ecosostenibile. Da 60 votanti è emerso che solo al 30 % importa che l’arte sia eco-friendly, ovviamente non voglio costringere le persone a fare nulla, credo sia importante anche solo avere la consapevolezza di quel che si sta facendo.  
Dopo aver osservato attentamente i dati raccolti abbiamo deciso di portare nelle case del fruitore un’azione semplice ma genuina come quella del piantare un seme. Perché a all’interno di ogni opera venduta diamo in omaggio un campione della carta, permettendo così al fruitore di sperimentare la carta che germoglia. 
Nell’arte ci sono molti progetti che trattano di “consapevolezza” verso l’ambiente, tra questi “Climate art project” di Andreco per me punto di riferimento come artista nel panorama contemporaneo. Da semplici passeggiate nella natura a murales giganti lo scopo del suo progetto è quello di sensibilizzare e ricordare a tutti problemi come il riscaldamento globale attraverso azioni di giustizia globale e giustizia sociale. 

Il discorso del riciclo e del riutilizzo, estremamente attuale, diventa nel tuo caso un processo anche e soprattutto di consapevolezza artistica. In questo nuovo progetto hai lavorato maggiormente sull’alchimia dei materiali. Quanto contano nella tua ricerca e quanto determinano della struttura del segno?
Riciclare oggetti di scarto è per me un’attitudine che rende la mia ricerca versatile. Di supporto in supporto muovo la mia forma proiettando il materiale che utilizzo in un contesto nuovo. Credo molto nell’estetica dell’abbandono, tra gli scarti a volte incontro dei talenti innati dettati da un’estetica profana e priva di secondi fini. Ciò che più conta nella mia ricerca non è solo la caratteristica del materiale ma tutto il suo identikit. Ad esempio, in una serie di opere alla quale sto lavorando ormai da un anno ho deciso di usare il denim perché in origine è nato per accompagnare la figura del lavoratore per poi divenire tessuto d’eccellenza per diverse comunità accompagnando dagli anni 50 icone dello spettacolo e del cinema. 
Infine, il segno chiude il tutto, dando moto a un’alchimia nuova tra diversi materiali. nel caso della serie BLUELINE 2 grazie alla qualità della carta non è stato difficile, anche se dovevo stare attento a non snaturarla. 

Parte della tua poetica si basa sulla negazione della forma, su una sorta di anti-forma che riconfigura in maniera arbitraria e poetica, uno spazio intimo. Come si può conciliare struttura e poesia e come il disegno, che è soprattutto mentale, può entrare in relazione con la percezione del fruitore?
Io non nego la forma, anzi la uso come un elemento ricettivo che cerca un contenuto sempre nuovo. Il simbolo che creo è formato da una bocca e una pancia, a volte è fluida e in altri casi solida o priva di consistenza. È un oggetto vuoto che cerca il suo pieno nell’uomo, come un imbuto sfamo le sue voglie con le esperienze che vivo. Sinceramente non so dirti quando riuscirò a saziare la sua curiosità, in certi momenti mi sembra impossibile poter dar pace alle sue esigenze. La chiamo “Anti” perché in principio lei è priva di identificazioni non le rifiuta ma le accoglie, come dici te le riconfigura e rende lirici aneddoti di vita reale. Il tutto entra nella percezione del fruitore grazie a una relazione tra l’anti forma e le suggestioni che recepisco.
Non sono per le definizioni, cioè amo trovarmi in piena libertà tra la poesia e il disegno. So che l’utenza ha bisogno di una struttura per poter comprendere al meglio ciò sta guardando ciò che si sta guardando. Piuttosto che forzare lascio animare all’interno della sua mente una familiarità innata con l’opera che espongo. L’uomo gode di una soggettività tutta sua che cambia nel tempo, piuttosto che veicolare gli esercizi mentale rendo liberò il disegno di divenire quel che vuole. 
Non si tratta di pigrizia o di togliersi delle responsabilità, credo che la ricerca di una “definizione” debba venir da sé o per caso nei momenti più insoliti, altrimenti prende campo l’ossessione ed è lì che si perde la struttura. 

La tua ricerca si sviluppa anche attraverso installazioni ed opere crossover. Gli sconfinamenti e gli attraversamenti cosa determinano e come influiscono nella tua indagine?
Mi reputo un’artista molto istintivo, oltre ad avere una ricerca lineare mi piace lasciarmi condizionare da ciò che vedo. Se sento parlare di qualcosa che mi interessa non vado a leggerlo su internet o sui libri, vado direttamente nel luogo da cui proviene la notizia che ha suscitato il mio interesse. Ad esempio, l’agosto scorso sono andato a fare un periodo di residenza autogestito nella “Valle Della Luna” in Sardegna situata lungo la costa a Santa Teresa di Gallura. Appena ho saputo che in questo luogo viveva una comunità Hippie senza energia elettrica in mezzo alla natura sono andato subito!  La qualità dei racconti che ho raccolto in soli 5 giorni è unica, le identità che ho conosciuto, le cose che ho provato in quel luogo sono state per me davvero importanti. per farti capire quanto sia fondamentale per la mia ricerca sconfinare da una realtà all’altra. Vedo ai racconti delle persone che incontro come a grandi stele dipinte colme di allegorie. Esse si ergono alte e proteggono l’intangibilità della memoria, forse ultimo dei baluardi che ci permette di essere umani. 

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