Uno spazio accanto al tempo, la nuova mostra di Fosco Valentini (Roma, 1954) organizzata alla Galleria Alessandra Bonomo, è come un viaggio che oscilla tra scienza e fantascienza, tra fisica e metafisica, tra le soglie dell’alchimia e i percorsi fluttuanti dell’astronomia. Seguendo alcune indicazioni che rendono il percorso simile a un Gesamtkunstwerk dove ogni singola opera è nota che dialoga con le altre e contemporaneamente punto dal quale partire per creare dei viaggi spazio-temporali, delle liquidità atmosferiche, dei movimenti trasversali nella storia dell’arte e delle idee umane, Fosco Valentini propone cremosi paradossi (intesi nella loro accezione etimologica, parà tén doxan), deragliamenti dolci e abbaglianti dal rigido mondo della ragione alle praterie della fantasia, del gioco, dell’anamorfosi, della metamorfosi, del segreto compendiato.
Fosco Valentini, Uno spazio accanto al tempo. Fotografia digitale, Cm 60X53 2019. ED. 3 + 1 PA Fosco Valentini, Uno spazio accanto al tempo. Fotografia digitale, Cm 120×110 2019. ED. 3 + 1 PA
«Uno spazio accanto al tempo è lo scavo della memoria in quei tunnel della storia che assomigliano ai wormhole degli scienziati, cunicoli simili al buco scavato da un verme, attraverso cui si potrebbe passare secondo la teoria, da una zona all’altra dello spaziotempo, o collegare fra di loro universi paralleli», suggerisce Giovanna Dalla Chiesa nel breve testo introduttivo alla mostra: è un sentiero che interrompe e trasporta, un cunicolo capace di contenere al suo interno più spazi e tempi, di spingere lo spettatore in croccanti scenari, in sentieri iconografici dove il passato si fa ricordo del futuro e il passato tracciato del presente.
In una prima sala, accanto a una straordinaria videoscultura (Keplero, 2016), a una videoinstallazione misteriosofica (Paracelso, 2017) e a treLenticolari (2012), tre recenti fotografie il cui titolo è quello della mostra, richiamano iconograficamente Tres hombres a la mesa detto El almuerzo (1617 ca.) di Diego Velázquez, Het melkmeisje (1657-1658) e Allegorie op de schilderkunst (1666 circa) di Jan Vermeer per farsi spazi perfetti, ingorda e ironica dilatazione temporale, accartocciamento e unificazione di luoghi, libere e rigide interpretazioni delle cose, aperture, revisioni mediante linguaggi diversi.

Se in una piccola saletta, quella sottostante l’ufficio, ad accogliere il visitatore sono due piccole ma preziose tele (Paesaggio sonoro “Romae Paesaggio sonoro “Milano”del 2019) e il romanzo Filosofia esistenziale della canapa indiana, pubblicato da Fosco nel 2004 (qui l’artista poneva una preziosa domanda: «il futuro sarà il passaggio dall’homo oeconomicusall’homo jucundus?»), nell’ambiente successivo che chiude la mostra e la riapre poiché il percorso espositivo gira su se stesso in maniera uroborea, il video Spinoza (2018), il libro Baruch Spinoza (2018) e sei magnifici disegni (2016) mettono a fuoco il Deus sive Natura e il determinismo, come pure il concetto di sostanza, termine con il quale Spinoza intende «ciò che è in sé e per sé si concepisce, vale a dire ciò il cui concetto non ha bisogno del concetto di un’altra cosa da cui debba essere formato». Nel video una sagoma neutra e ectoplasmica sposta costantemente quattordici disegni posti a parete su due file sovrapposte (7+7): chiaro omaggio a Spinoza secondo cui tutto può essere interpretabile, anche il libro dei libri: e del resto nel libro a parete, ovvero nel Tractatus Theologico-Politicus riletto dall’artista assieme all’Ethica (è la «storia disegnata per accenni di Fosco Valentini») si legge, proprio ad apertura una frase rivelativa della sala,forse anche della mostra: «l’osservatore può cambiare la posizione dei disegni secondo il proprio modo d’intendere il racconto disegnato».
Fosco Valentini – Uno spazio accanto al tempo
Galleria Alessandra Bonomo
Via del Gesù 62, Roma
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