Arco Madrid 2025
Dayanita Singh, Museum of Chance, 2013 © Dayanita Singh. Courtesy the artist and Frith Street Gallery, London.

Il programma di mostre del Gropius Bau per il 2022

“Il 2022 del Gropius Bau ci vedrà crescere organicamente, diventando un unico sito per raccogliere, mostrare, fisicamente, artisticamente e culturalmente. Il programma per l’anno prossimo riflette proprio il nostro obiettivo di diventare uno spazio condiviso per mostre e attività per persone con diversi background, interessi, capacità e età. Vi invito a prendere parte alla nostra gamma in continua espansione di attività educative, eventi e workshop, a partecipare a retrospettive e a interessarvi di temi di assoluta attualità.” Con queste parole Stephanie Rosenthal, direttrice del Gropius Bau, annuncia il nuovo programma dell’istituzione berlinese.

Il Gropius Bau di Berlino ha annunciato il proprio programma di mostre per il 2022. Tra i temi fondamentali di quest’anno ci sono la necessità di creare punti d’incontro, farsi spazio gli uni con gli altri, l’importanza di azioni umanitarie individuali e collettive, la memoria, il riparo. Si parte con approfondite retrospettive su Dayanita Singh e Louise Bourgeois, una mostra sulla vita artistica della “Golden Age” di Beirut per arrivare ad una grande mostra collettiva sui temi di “Caring, Repairinge and Healing” (cura, riparo e guarigione). Insieme ai propri artisti in residenza, ai workshop cantati di Ayumi Paul e alla redazione del Gropius Bau Journal, il museo presenta dibattiti e conversazioni e un programma educativo in collaborazione con il Gropius Bau Friends e lo YuGroBa (Young Gropius Bau), oltre a proiezioni di film e reading di gruppo.

Dayanita Singh: Dancing with my Camera

E’ dagli anni ’80 che Dayanita Singh sfida la fotografia e cerca di andare oltre i limiti del medium. “Dancing with my Camera” mette in mostra le principali fasi della carriera della rinomata artista internazionale, dai primi lavori ad oggi. Oltre ai vecchi lavori, tra cui i suoi “musei”, presenterà il nuovo progetto “Let’s See”, realizzato appositamente per la mostra presso il Gropius Bau. Le fotografie in bianco e nero della Singh danno vita a dei veri e propri archivi, presentando persone e architetture con storie e provenienze differenti in una sorta di interconnessione. Nel suo lavoro la fotografia è solo il materiale grezzo. L’artista costruisce strutture mobili con il legno teak, riarrangia le immagini e le ricombina in modo da dare loro un nuovo significato nello spazio; quella della Singh è una fotografia che inizia e finisce con l’esperienza corporea. Con un editing meticoloso ma comunque intuitivo, la Singh trasforma le proprie immagini in “foto-architetture”, montaggi e “book-objects”, accompagnate da musiche, coreografie e movimento. Con i suoi “musei” portatili e “book-objects”, l’artista è diventata pioniere di una nuova forma d’arte, in cui un libro è allo stesso tempo un catalogo e una mostra. La Singh mostra come si possano concepire musei ed esposizioni dinamici, mobili ed accessibili. “Dancing with my Camera” è accompagnata da un catalogo con saggi di studiosi, pubblicato da Hatje Cantz. La mostra si sposterà poi a Monaco, al MUDAM Luxembourg e a Porto. E’ stata curata dalla stessa Stephanie Rosenthal.

25 marzo – 12 giugno 2022

Beirut and the Golden Sixties: A Manifesto of Fragility

“Beirut and the Golden Sixties: A Manifesto of Fragility” ripercorre un capitolo affascinante della storia recente di Beirut, documentato tra la fine degli anni ’50 e l’ultima parte dei ’70, in concomitanza della crisi libanese del 1958 e dello scoppio della guerra civile libanese del 1975. La mostra ricostruisce la complicata relazione tra il cosmopolitismo artistico della città di Beirut e la difficile situazione politica e transregionale del tempo. Era un periodo particolare, in cui a Beirut si incontravano artisti da tutto il Libano e non solo. Idee, persone e un mix eterogeneo di personalità davano vita ad un contesto culturale unico: la volontà di innovazione di questi artisti era forte tanto quanto il loro credo politico. Con 230 opere di 34 artisti e oltre 300 documenti d’archivio da quasi 40 collezioni, questa è la più grande e importante esposizione su questo periodo cruciale per la città di Beirut.

22 luglio – 23 ottobre 2022

Louise Bourgeois: The Woven Child

“The Woven Child”è la prima grande mostra con un focus specifico sui lavori a base di tessuto realizzati da Louise Bourgeois. L’esposizione cerca di riesaminare la lunga connessione tra l’artista e i tessuti, attraverso una serie di sculture, installazioni, disegni, collage, libri e stampe. Le opere tessili dell’artista, alle quali ha iniziato a lavorare intorno agli 80 anni, sono tra le sue creazioni più intime e interessanti. Questa decisione di realizzare opere d’arte, partendo da vestiti e tessuti domestici, era un modo di trasformare e, allo stesso tempo, di preservare il passato. La Bourgeois realizza installazioni scultoree che presentano rimandi diretti a persone e luoghi specifici: le stesse saranno in mostra presso il Gropius Bau, assieme alle sue “Cells” e ai “Pole pieces”.

16 settembre 2022 – 15 gennaio 2023

On Caring, Repairing and Healing*

Infine, nell’autunno 2022, il Gropius Bau ospiterà una grande mostra dal titolo “Oncaring, repairing and healing”. Composta da installazioni, dipinti, contenuti audio e un programma di performance, la mostra è una vera e propria chiamata al cambiamento. In un’epoca come quella che stiamo vivendo, il tentativo di creare un punto d’incontro, un terreno comune per individui, comunità e istituzioni è più che mai attuale e necessario. Tra i temi della mostra spiccano la necessità di preservare le persone e l’ambiente, di tutelare le minoranze, le donne e le persone indigene, l’importanza delle relazioni familiari e delle famiglie scelte; viene poi posto l’accento sulla “politicizzazione” della sanità, storicamente e ai giorni nostri. In tutto il piano terra del Gropius Bau appariranno opere di oltre venti artisti internazionali, i quali cercheranno di dare la propria interpretazione alle tematiche sopracitate. L’esposizione mette in luce le relazioni esistenti tra trauma fisici, psicologici, materiali e coloniali. Partendo dal programma-evento del novembre 2021 “Ámà: 4 Days on Caring, Repairing and Healing”, questa nuova mostra ci invita a riconsiderare il ruolo delle istituzioni artistiche e a chiederci: cosa è accessibile? E per chi?