In prossimità del vulcano Etna che fa da sfondo, circondata da giovani ulivi, si snoda la spirale in laterizi quale esempio armonioso della poetica dell’autrice per le sue sculture abitabili.
‘Abitare’ qui inteso non nel senso proprio della casa, piuttosto come dimora di un pensiero o di un sentimento che vive nello spazio costruito.
La dimensione simbolica della femminilità, della vita nel suo senso ciclico, si accompagna quindi alla concretezza dell’elemento cardine in architettura: nasce così una relazione senza discontinuità tra lo spazio aperto della natura e lo spazio codificato dall’uomo.
Il laterizio da costruzione è infatti utilizzato dall’artista come unità minima che, senza alcun legante o fondamenta, ricalca il naturale andamento del suolo; l’assenza di questa radice porta alla chiave del lavoro di Liang, cioè alla sua natura nomadica e decostruibile come se ogni traccia fosse un lieve ma potente passaggio.
L’opera, portata a termine grazie al contributo di Alessandro Sinagra, Davide Andrea Lo Curto, Christian Grifò e Santi Tramontana, è la prima di una serie di sculture che verranno realizzate in forme differenti (quadrato, ellisse e ovale) presso altri vulcani e scenari geologicamente attivi.
Tale scelta ricade nel misterioso magnetismo che solo questi luoghi possono dare, là dove si incontrano le potenze che spingono il lavoro di Liang all’indagine dell’energia del cosmo, alla fertilità della terra e degli uomini, al minerale, al vegetale, fino all’animale che popola istintivamente l’opera.
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