Il Memoria Table di Giacinto Faba tra suggestioni personali e storia dell’architettura

Il 25 settembre presso lo Studio Faba è stata presentata, in anteprima al pubblico, l’opera vincitrice dell’edizione 2019 del prestigioso Premio Internazionale A’ Design Award & Competition.

Il progetto del Memoria Table ideato dall’architetto e designer abruzzese Giacinto Faba è stato selezionato all’interno di più di 100 categorie nell’ambito del design, presenti nei diversi settori del Premio, ottenendo un certificato di eccellenza. L’evento ha visto la regia del Centro di Archiviazione e Promozione della Performing Art (CAPPA) di Pescara, in collaborazione con la storica Galleria Il Modulo di Francavilla al Mare (Ch). 

Il tavolo costituisce il punto di convergenza tra il percorso formativo e quello personale svolto dall’autore, che ha creato una perfetta osmosi fra architettura e identità del territorio. Faba sviluppa un’affinità con i grandi nomi del settore già durante i suoi studi universitari, quando sceglie come argomento della tesi di laurea un’ipotesi di riqualificazione della golena sud della città di Pescara,  partendo dallo studio del visionario Piano Obus n. 1 di Le Corbusier ad Algeri. Ispirandosi a questa dialettica circolare tra infrastrutture, esistente e nuovi insediamenti, Faba nepropone una versione ridimensionata, attraverso l’utilizzo delle rampe di accesso all’asse attrezzato come strutture di connessione, per far dialogare le diverse istanze urbane in una rete quotidiana integrata.

Il motivo del contatto continuerà ad essere presente anche nei lavori successivi tra cui proprio il Memoria Table, che testimonia una costante attenzione alla trasformazione dei materiali, e alla scalabilità degli elementi strutturali, in un’armonia che va dal macro (contesto) al micro (oggetto), racconta l’architetto Massimo Palladini, intervenuto durante l’evento espositivo. Le quattro gambe del tavolo infatti, riprendono il progetto realizzato da Mies van der Rohe per i pilastri a croce del padiglione tedesco nell’Esposizione Universale di Barcellona (1929). Il top invece fa parte di un processo di rielaborazione, che il designer attua su delle assi in legno di quercia, recuperate da suo padre da un albero caduto a causa di fenomeni naturali, e rimaste inutilizzate per anni. Come ricorda anche il curatore Ivan D’Alberto, l’intenzione di costruire un tavolo era già nei piani, e Giacinto Faba concretizza questa volontà del padre, lasciando visibili i segni tattili del tempo e degli agenti atmosferici sul piano del tavolo.

L’accordo tra l’ambiente e il linguaggio architettonico è sottolineato in modo chiaro nella sintetica esposizione allestita all’interno delle sale nello showroom. Essa ha permesso la proiezione di una video intervista a Giacinto Faba e soprattutto  l’incontro tra il Memoria Table e le opere grafiche di Le Corbusier, esposte in un mostra del 1973 presso la Galleria Il Modulo, che ebbe grande riscontro sui media nazionali. Le gradazioni dei lavori grafici del maestro sono riconducibili ad una matrice cubista, le cui curve e volumi cromatici vengono riproposti nella struttura del tavolo, alludendo ad un rapporto del designer con i grandi dell’architettura che non scade nella citazione, ma rappresenta una rilettura personale.

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