Maria Luisa Dotti e il marito Renato Guttuso

I voltagabbana

Uno dei grandi poeti del nostro tempo, Pablo Neruda, ha dedicato a Renato Guttuso una poesia, della quale riporto poche righe che aiutano a leggere la sua pittura:

“Guttuso, per sapere come è il cielo e come l’acqua
Il colore azzurro si spinse alla tua patria scaturì la luce
E il fuoco prese a nascere sulla terra
Nella tua patria un odore ha la luna
Di uve bianche, di miele, di limoni caduti,
ma non c’è terra,
ma non c’è pane.
E terra e pane tu dai nella tua pittura.
(…)
Guttuso, dalla tua patria scaturì la luce e il fuoco prese a nascere sulla terra”

Allorché nel 1987 l’eredità artistica culturale di Guttuso passò all’Associazione “Archivi Guttuso”, tutte le iniziative post mortem vennero gestite in regime di monopolio.

Durante l’era Fabio Carapezza, che non si avvalse di veri professionisti, iniziò la disfatta del brand Guttuso compromettendone le quotazioni proprio quando dovevano crescere.

Infatti, la sovraesposizione mediatica acquisita da Guttuso con la libera circolazione delle sue immagini favoriva il mercato, mentre ora viene penalizzato dal vincolo che hanno le sue immagini con la SIAE. 

Il risultato devastante e sotto gli occhi di tutti: un’opera di quasi mezzo milione di euro è stata venduta all’incanto per soli ottantamila euro (Il bosco d’amore del 1984). 

Solo quando Fabio Carapezza lasciò la curatele delle mostre e non accentrò più ogni cosa a sé, il trend iniziò a mostrare nuova linfa. 

Un altro errore è stato nascondere le sregolatezze del Maestro, caratteristica che, dai tempi di Caravaggio, ha sempre creato miti, vedi Basquiat, Dalì, Picasso, Schifano, Van Gogh, Warhol, per rimanere a quelli del nostro tempo. 

Eliminare dalla sua biografia questi fatti ritenuti scomodi, come le vicende sentimentali perché pruriginose, piuttosto che l’abuso dell’alcol che in qualche occasione creò situazioni imbarazzanti, è stato un grande errore. Basti pensare che questi fatti dopo quarant’anni sono ancora oggi adrenalina nei salotti borghesi. 

Segretare i sentimenti di un personaggio come Guttuso, come fossero segreti di Stato, francamente è incomprensibile; delle due una: o Guttuso ha avuto una vita irreprensibile o dobbiamo prendere per verità quella scritta nelle tavole dantesche, dove egli stesso si raffigura all’inferno in compagnia delle sue amanti. 

È necessario sapere che queste decisioni di Carapezza erano in netto contrasto con quelle di Guttuso.

E poi, chi può dirlo se alcuni fuori programma guttusiani avevano in nuce il corpus pittorico dell’universo femminile che amò raccontare in tutte le salse? 

Fare la Storia, essere la Storia, conoscere la Storia, sono opzioni che ci appartengono. A noi decidere da che parte stare. 

Renato Guttuso, Il bosco d’amore, 1984. Olio su tela, cm 300×410,5
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