ARCO Lisboa
Giovanni Castiglia, “Renato Guttuso ed Ezio Pagano”, 1999, olio e tecnica mista su foto riportata su legno, cm 90 x 145

I voltagabbana di guttusiana memoria

La città è Bagheria, il nome è nella toplist dei grandi artisti italiani del Novecento e la storia è leggendaria. Il personaggio: Aldo Renato Guttuso.

Nel 1987 con la morte di Renato Guttuso e la nuova gestione dell’eredità artistica e culturale del Maestro, i biografi guttusiani da quell’esercito che erano sono passati a poco più di un plotone di scribani allineati agli Archivi Guttuso

Indossare la casacca del vincitore è sempre stato lo sport preferito dai quaquaraquà, che continuano ad omettere dalla conturbante vita del Maestro i fatti ritenuti scomodi, come le vicende erotiche sentimentali di Renato e Marta e più in generale le sue doti seduttive, ma anche l’abuso dell’alcol che in qualche caso ha creato situazioni imbarazzanti. Tutte storie che a quasi quarant’anni dalla sua morte sono ancora, per i salotti “bene”, adrenalina per l’alta borghesia. A testimoniarlo le lettere d’amore al tritolo scritte alle sue donne e in particolare alla sua Martina, al secolo Marta Marzotto. 

Segretare o ancor peggio negare i sentimenti di un personaggio pubblico quale era Guttuso, perché pruriginosi, come fossero segreti di Stato francamente mi sembra incomprensibile; come dire, delle due una: o Guttuso ha avuto una vita erotico-sentimentale irreprensibile come quelle che si leggono nelle biografie dei Santi, ma questo non mi risulta, o la verità la si ritrova nelle tavole dantesche dipinte per illustrare la Divina Commedia, dove egli stesso si raffigura all’Inferno in compagnia delle sue amanti.

Per questo motivo ai voltagabbana che hanno deciso di allinearsi al metodo degli Archivi Guttuso, senza farsi troppi scrupoli, eliminando tutte le cose scomode dalla biografia del Maestro, suggerisco la lettura delle biografie dei grandi Maestri come Van Gogh, Picasso o Dalì, per citarne solo alcune. 

Certo, non dico di scrivere in modo scarno di alcune feste che si trasformavano in festini, ma nemmeno di omettere che quando Renato alzava il gomito il livello inibitore diventava così basso da offrire scene disarmanti per gli astanti. 

Chi può dirlo, forse questi fuori programma avevano in nuce il corpus pittorico del suo universo femminile? 

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