Ferdinando Scianna, Domenica in strada, Bagheria, Sicilia @ Ferdinano Scianna/Magnum Photos

I fotografi, gli eredi diretti dell’arte della tradizione artistica

I tre pilastri della storia della fotografia, i fondatori della celeberrima Magnum, sono ora celebrati dalla mostra che la Regione Liguria e la Fondazione della cultura di Palazzo Ducale dedicano alla loro famosa agenzia.

Magnum photo nasce nel 1947 sotto i migliori auspici a New York, sulla terrazza del MOMA. Proprio qui infatti, in questo luogo così denso di significati, i protagonisti si diedero appuntamento per concretizzare il loro progetto.
Quella che diventerà la più importante agenzia del mondo si salda su alcuni pilastri fondamentali e imprescindibili, quali la tutela del diritto d’autore e il rispetto della creatività e della verità. In sostanza si sbarrerà la strada alla cessione dei negativi e in ogni caso l’immagine da allora resterà di proprietà dell’autore.

Esiste, e ci tengo a sottolinearlo, una grande affinità tra l’approccio professionale del fotografo e quello dell’artista emblematico della storia dell’arte.  Mi riferisco a Giotto, Leonardo, Raffaello, Canova. Questi operavano infatti   ottemperando, se pur interpretandole, le richieste mosse dai rispettivi committenti, e la loro ricerca era finalizzata perlopiù agli incarichi loro affidati.

Né più né meno di quanto accade oggi nel campo dell’architettura in cui è ovvio che l’architetto interpreti i desiderata del proprio committente, infondendo tutti i propri saperi e il proprio carattere, fin nei minimi dettagli. Questo il rapporto artista/committente che nei secoli, millenni direi, ha connotato l’esecuzione di opere d’arte, affreschi, dipinti, sculture, palazzi, chiese ecc…

Ai primi del Novecento si afferma però il concetto di mercante, già presente in precedenza nel mondo fiammingo, quindi una figura terza si affianca alle prime due. Il mercato fu visto per certi versi come la liberazione dalla gabbia dell’incarico professionale vissuto appunto come limitante nel caso non così raro, di “invasione di campo” da parte del Committente. La fotografia che stava facendo timidamente capolino, si impossessò di questa zona inopinatamente più libera, e l’incarico professionale divenne l’asse portante per i fotografi, tanto più che l’era industriale necessitava di nuove espressioni per parlare dei propri protagonisti.

Se fino ad allora papi principi imperatori usavano l’arte, unico strumento di comunicazione e d’immagine per parlare di sé, il mondo dell’impresa nascente scelse la fotografia come mezzo più agile per la propria visibilità, pubblicità in testa, uno per tutti Toulouse Lautrec. 

L’approccio che contraddistingue anche oggi i servizi fotografici è di natura professionale. 

Lautamente pagati dalle agenzie o dalle testate, il loro fare arte è un aspetto fondamentale di incarichi ottenuti come free lance o impiegati di qualche agenzia. La fotografia d’arte, sublimata da Man Ray, segue per realizzarsi la strada della tradizione, e comunque la border line tra i due ambiti, quello strettamente commerciale e quello artistico è sottilissima e in qualche caso inesistente. 

Fatto proprio lo stereotipo attestatosi ai primi del nel secolo scorso, gli artisti pensarono che il mercato dell’arte li avrebbe resi più iberi dalla Committenza e gli incarichi professionali vennero visti come una diminutio capitis, lesivi della libertà di espressione. 

Alcuni, pochi, li curarono, e mi piace citare qualche  illuminato esponente, come Manzù il primo che mi viene alla mente, che eseguì le porte in bronzo per la Basilica di San Pietro o altri come Pablo Atchugarry, Oliviero Rainaldi, sempre per il Vaticano, Andrè Parodi Monti per Grimaldi navigazione come Raimondo Sirotti o Franco Repetto per Istituzioni,   

Ora dopo un periodo  di disattenzione anche altri sono ora sempre più attenti a creare un proprio dialogo con il mondo dell’impresa. L’excursus curato da Matteo Fochessati e Aldo Frangione, che è possibile visitare a Palazzo Ducale, è molto Interessante anche per questo aspetto. Fondamentale committenti illuminati e creativi dotati di  quel certo non so che… senza limiti di sorta.

La mostra voluta dalla Fondazione di Palazzo Ducale e dalla Regione Liguria ci accompagna lungo i decenni che  si srotolano rivelando nomi che hanno fatto la storia dello scatto, da Henry Cartier Bresson a David Seymour, a Robert Capa fino a Paolo Pellegrin passando da Renè Burri, Elliott Erwitt  Leonard Free Mark Power. Tanti, decisi, incisivi. 

Merita senz’altro una full immersion questo mondo nuovo e antico firmato da Serena Bertolucci, lo straordinario Direttore di Palazzo Ducale.

Fino al 18 luglio
Martedì, mercoledì e giovedì ore 14.30 – 19.30, venerdì ore 14.30 – 21, sabato e domenica ore 11 – 19. La biglietteria chiude un’ora prima.
Costo: Intero 10€ – Ridotto 8€ – il venerdì per i giovani under 27 5€.

Tiziana Leopizzi

Architetto, giornalista iscritta all’albo da circa 25 anni, è stata nominata accademico ad honorem per la sua scelta di diffondere i valori dell’arte e della cultura in modo semplice e trasversale. È membro quindi dell’AADFI l’Accademia delle Arti del Disegno, la più antica d’Europa, voluta da Cosimo I e Giorgio Vasari nel 1563, che vanta come primo Accademico Michelangelo. Recentemente nel 2018 è stata nominata Ambasciatore della Città di Genova nel Mondo. Il suo mentore è Leonardo da Vinci il cui CV che non manca occasione di pubblicare, è fonte di saperi inestimabili per tutti noi. Usa l’arte come strumento di comunicazione realizzando progetti in Italia e all'estero.