Artan Shalsi, BN_L_AIFE_20_295, 2019. Buonanotte Contemporanea. Foto Roberto Sala

Gran Tour contemporaneo d’Abruzzo

In distribuzione gratuita e scaricabile come pdf, Segno d’Abruzzo, è lo speciale della rivista Segno che esplora l’arte nei luoghi, nei borghi e nei musei d’Abruzzo. In questo articolo, Maria Letizia Paiato, suggerisce un Grand Tour nei Musei e istituzioni della regione adriatica.

La storia dell’umanità è anche quella di migrazioni che si ripetono e si rinnovano nel tempo, è storia di spostamenti, di scambi, di viaggi, di esplorazioni e di conoscenza. Come è noto pellegrini, intellettuali e artisti di tutta Europa in passato si muovevano lungo le antiche vie del sapere che, dal Settecento in poi, prevedevano quale tappa imprescindibile l’Italia, terra della classicità e della formazione della civiltà occidentale. È così che va affermandosi il fenomeno del Gran Tour, ossia quel viaggio che il giovane doveva compiere per completare la sua educazione, visitando Roma, Firenze, Venezia, ma anche il Sud e Napoli al fine di «arricchire la propria mente mediante la gravità e le massime di un paese che ha reso civile il mondo intero e ha insegnato all’umanità cosa significhi essere “uomo”». Parole con cui nel 1670 Richard Lassels apre il suo An Italia Voyage compiuto nel 1630, autore cui si deve proprio il conio della felice espressione Grand Tour. Un itinerario, tuttavia, che in origine escludeva gli Abruzzi. Soltanto dalla seconda metà dell’Ottocento essi diventano territori da visitare, o meglio, da esplorare. Luoghi magici e selvaggi che suggeriscono alla mente gesti arcaici in un misto di credenze pagane e cristiane. Così queste terre entrano nella letteratura attraverso la penna del gentiluomo Richard Keppel Craven che nel 1837 pubblica un libro nel quale narra il suo Viaggio attraverso l’Abruzzo ma anche nell’immaginario visivo attraverso le illustrazioni di Edward Lear del 1846.

Volendo usare la fantasia, quel viaggio attraverso l’Abruzzo che ancora oggi per il suo paesaggio attrae visitatori da tutto il mondo, può sovrapporsi a un altro Gran Tour, quello di una selezione di Musei o Istituzioni indirizzati a uno sguardo sulla cultura contemporanea. Tralasciando volutamente i Musei di Arte Antica e Moderna, chiese, rocche, castelli e monumenti del passato, che tuttavia rappresentano un’importante fetta di patrimonio, tra archeologia, arte e architettura, dall’antichità al Settecento circa, le istituzioni abruzzesi che guardano all’Otto e Novecento fino ai giorni nostri, sono oggi un apparato in potenziale crescita. 

È in particolare la città di Pescara, per tradizione e storia già votata al contemporaneo – si pensi alla sua storia fra gli anni Settanta e Ottanta, ad esempio alla presenza di Beuys qui e a quel tempo – a disegnare le migliori prospettive.

Inaugurato a settembre del 2021, il Museo dell’Ottocento, con sede nello storico edificio dell’ex Banca d’Italia a Pescara, desiderato, voluto, e realizzato grazie ai coniugi Venceslao Di Persio e Rosanna Pallotta, è quello che meglio racconta proprio quell’idea di Gran Tour narrata in apertura a questo breve contributo e che ospita una collezione di opere dell’Ottocento italiano e francese. Duecentosessanta tele descrivono uno spaccato che va dal vedutismo napoletano alla scuola di Posillipo a quella di Barbizon, passando per due meravigliosi paesaggi di Gustave Courbet e opere di Theodore Rousseau, Alexandre Gabriel Decamps, Giuseppe De Nittis, tanto per citarne alcuni, senza dimenticare gli abruzzesi Valerico Laccetti, Giuseppe Palizzi, Gabriele Smargiassi e Basilio Cascella.

Com’è ovvio che sia, la collezione risponde al gusto e agli orientamenti dei suoi raffinati mecenati, un esempio di collezionismo privato di alto livello, la cui tenacia e passione è oggi, senza dubbio, una risorsa per la collettività, oltre che per i giovani ricercatori. Fiori all’occhiello della raccolta sono forse l’opera del napoletano Domenico Morelli e probabilmente Prevetariello e Verità, entrambe tele del 1873 di Antonio Mancini, lavori insieme al resto della collezione che suggeriscono come forse, in pieno Risorgimento nazionale, la pittura italiana del periodo meriti una generale revisione di giudizio. Altro dettaglio, infine, la collezione unica nel suo genere di cornici, che vanno dal XVI allo stesso XIX secolo e che impreziosisce questo Museo come rarità assoluta.

Si citava pocanzi l’artista Basilio Cascella. A lui è dedicato il Museo Civico di Pescarache raccoglie e conserva opere di pittura, ceramica, fotografia, litografia e editoria che, spaziando dal verismo al simbolismo, conducono il visitatore verso le opere prima di Tommaso e poi Michele Cascella, fino a percorrere tutto il Novecento con anche quelle di Andrea e Pietro, figli di Tommaso. Il percorso si chiude, infine, con le opere di Tommaso jr, Jacopo, Marco, Matteo Basilè, Davide Sebastian, eredi Cascella, da pochi anni in collezione e che rappresentano l’attualità della storia di una grande famiglia dell’arte abruzzese. 

L’arte contemporanea è da pochi anni anche al centro della raccolta dell’Imago Museumche, locato nell’ex Banco di Napoli della città, edificio razionalista della scuola di Piacentini, su iniziativa della Fondazione Pescarabruzzo raccoglie opere dell’arte italiana e straniera dalla metà Ottocento in poi. La Fondazione Zimei invece si apre alla città attraverso l’organizzazione di mostre, editoria, workshop, conferenze e attività di formazione, all’interno di una programmazione pensata per avvicinare un pubblico sempre più ampio all’arte e ai linguaggi del contemporaneo. Fino a fine agosto visibile la mostra di Alek O. Parolacce.

Pescara, come buona parte dell’intera regione, si potrebbe forse definire un Museo a Cielo Aperto. Simbolo e cuore della città dannunziana, dal 1987 è forse la Fontana la Nave, di Pietro Cascella che, simbolicamente a rappresentare una galea, si pone al centro di un percorso, che si dipana fra est e ovest della città puntellato di opere e installazioni di artisti contemporanei. In questo ipotetico elenco non si può non citare l’artista Franco Summa che, scomparso nel 2020 ha lasciato in eredità, non solo opere come ad esempio Fanciulla 2 in piazza Sacro Cuore, installata postuma, Torre dei Venti e Piazza Giardino in piazza Caduti del Mare e altre ancora, ma anche e soprattutto, mission perseguita dalla Fondazione Summa, l’idea di un’arte urbana capace di trasformare la città per renderla sinceramente più abitabile. Su questa idea di luoghi della città abitabili si colloca anche lo spazio del Tribunale. Qui nella sala grande dei processi e dei convegni si trova un grande mosaico di Enzo Cucchi, mentre dallo scorso dicembre, dopo una serie di fastidiose vicissitudini di abbandono durate anni, è tornata a risplendere l’installazione di luce artificiale di Michelangelo Pistoletto lungo la passeggiata interna del Palazzo di Giustizia grazie alla Società Italiana Immobili di Germano del Conte. Per quanto riguarda, invece, la fontana di Ettore Spalletti, bisognerà attendere ancora, anche se la ricerca fondi per il suo restauro pare essere stata avviata. L’unione fra arte e architettura non si limita alla città ma a quest’idea, per esempio, sono ispirate le numerose opere di Land Art disseminate in regione, da quelle realizzate fra il 1996 e il 2012 lungo il fiume Sangro e l’Aventino nel contesto della Biennale Arte e Natura, con opere di Massimo Barzagli, Salvatore Brancato, Sebastiano De Laurentis, Costas Varotsos e molte altre ancora, al progetto No Man’s Land di Loreto Aprutino, alla recente esperienza di Arteparco nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, a quelle del progetto Buonanotte Contemporanea a Montebello Sul Sangro, fino al Terzo Paradiso permanente di Michelangelo Pistoletto nel comune di Fontecchio (AQ). Qui ci fermiamo per ricordare la presenza del MU.SP.A.C. Museo sperimentale di arte contemporanea che attualmente conserva opere di Joseph Beuys, Jannis Kounellis, Fabio Mauri, Mario Merz, Giulio Paolini oltre ad altre delle generazioni più giovani ma anche la Fondazione Giorgio De Marchis dove archivio e biblioteca rappresentano un importantissimo nucleo di documenti di arte italiana e straniera del XX secolo. Rimanendo sempre in zona L’Aquila il cenno verso il Museo MAXXI è doveroso. A un anno dalla sua apertura le aspettative del suo direttore Bartolomeo Pietromarchi, anche alla guida del MAXXI Arte di Roma, sono alte e vedono l’istituzione proiettata a farsi centro propulsore della promozione dei linguaggi del contemporaneo, fra grandi mostre, festival, collaborazioni e aperture esterne, secondo un processo di inclusività che guarda, non solo agli specialisti dell’arte, ma soprattutto ai cittadini. Nell’avvicendarsi di mostre e progetti, fino a febbraio 2023 è allestita Afterimage la mostra curata da Bartolomeo Pietromarchi e Alessandro Rabottini: si ricorda che qui fra le site-specific è l’opera postuma La colonna nel vuoto di Ettore Spalletti, un lavoro che, nella sua forma così monumentale e spirituale, sembra proprio esprimere quell’idea di viaggio attraverso l’Abruzzo, quell’idea diartefuori da ogni limite o confine identitario.


Lo Speciale Segno d’Abruzzo, distribuito gratuitamente nella versione cartacea in tutto il territorio abruzzese, è disponibile anche nella versione pdf interattivo (scaricabile qui). 

Maria Letizia Paiato

Storico, critico dell’arte e pubblicista iscritta all’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, insegna Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata. Dottore di Ricerca (Ph.D) in Storia dell’Arte Contemporanea, Specializzata in Storia dell’Arte e Arti Minori all’Università degli Studi di Padova e Laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Ferrara, è ricercatore specializzata nel campo dell’illustrazione di Primo ‘900. La trasversalità d’interessi maturata nel tempo la vede impegnata in diversi campi del contemporaneo e della curatela, della comunicazione, del giornalismo e della critica d’arte con all’attivo numerose mostre, contributi critici per cataloghi, oltre a saggi in riviste scientifiche. Dal 2011 collabora e scrive con costanza per Rivista Segno, edizione cartacea e segnonline. letizia@segnonline.it ; letizia@rivistasegno.eu