Gerhard Merz
Carlo Alfano

Gli Anni cap.1: Carlo Alfano

Gli anni propone un dialogo tra la collezione del Madre e importanti collezioni pubbliche e private, principalmente della città di Napoli. Per questo primo capitolo, per esempio, viene esposta nelle sale del museo l’opera di Carlo Alfano Delle distanze dalla rappresentazione (1968-1969)

Carlo Alfano si inserisce nel progetto strutturato per capitoli “Gli anni, capitolo 1” di e a cura di Eva Fabbris, (19 dicembre 2024 – 19 maggio 2025). Un progetto ideato per raccontare molte storie urbane attraversoopere emblematiche capaci di evocare momenti e produzioni artistiche di rilievo aventi epicentro nel territorio napoletano. Questo avviene proponendo un dialogo tra la collezione del “Madre” e importanti collezioni pubbliche e private, principalmente della città di Napoli.

“Gli anni, capitolo 1” racconta una storia collettiva e celebra la memoria condivisa di molti artisti attivi dagli anni Sessanta fino a oggi. Il titolo emblematico della mostra si ispira al celebre romanzo “Les années” diAnnie Ernaux, una descrizione dettagliata di fotografie e memorie personali che si trasformano in un puzzle autobiografico, una cronaca corale e storiografica.

Nel suo libro Ernaux evoca e mette in risalto immagini e ricordi intimi e privati che altrimenti sarebbero destinati a scomparire nel flusso della storia. La curatrice della mostra, Eva Fabbris, parte proprio da alcuni sferzanti indizi catastrofici da esorcizzare, contenuti nelle prime pagine del romanzo, per evidenziarecome la mostra si prefigge di considerare le opere d’arte come una panacea, a indicare il preteso rimediodi ogni male, al processo di disfacimento.

“Non sussiste oggi un problema napoletano” dichiara nel 1965 Giulio Carlo Argan sulle pagine di “Marcatré”, intercettando nelle battaglie degli architetti contro la speculazione edilizia, nelle correnti critiche “aperte e combattive” e nell’impegno dei giovani artisti per “denapolitanizzare” il pensiero creativo, i segnali di una concreta adesione alle possibilità del “nuovo”.

Scrive la curatrice Olga Scotto Vettimo: “Sul finire di quel decennio, Carlo Alfano realizzò le due opere scelte per la mostra Gli anni al museo Madre, esposte nel 1970 alla Modern Art Agency di Lucio Amelio. Alcunitemi fondamentali accomunavano, secondo l’artista, tutta la sua generazione: la “critica alla somiglianza e alla rappresentazione”, così come la “riflessione sul discontinuo, la distanza dallo storicismo e l’amore per l’archeologia, l’ironia sull’empirismo, l’attenzione alle scienze, l’idea che la ragione è la storia del Medesimo e dell’Altro”. Da questi argomenti si intende procedere per individuare le storie che scandirono la cultura visiva, performativa e letteraria di un decennio che già anticipava, tra attese e disattese, prospettive e visioni future: occasioni riflessive, in momenti narrativi su alcuni capolavori contemporanei”.

Nelle stanze del secondo piano del Museo Madre sono esposte le due opere in sequenza di Carlo Alfano e nel corridoio sono collocate due foto d’artista: la prima di Mimmo Iodice del 1969, uno scatto eseguito presso la galleria di Lucio Amelio a Napoli; la seconda di Ugo Mulas, scattata nel 1970 a Roma durante la mostra di Carlo Alfano a Palazzo delle Esposizioni.

Nella prima sala la prima installazione ambientale “Delle Distanze dalla rappresentazione” (1968 -1969)consente di comprendere in pieno il concept dell’artista: una goccia che cade dall’alto a intervalli regolari e precipita in una vasca situata nella penombra della sala. La sua caduta scandisce il tempo, sul piano visivo e sonoro, ed è proiettata sulle pareti della stanza sotto forma di riflesso distorto che sdoppia e altera la visione;trasformando la forma quadrata del neon immerso nella vasca nei profili circolari generati dal gocciolare della superficie liquida.

Nella sala successiva, la seconda sequenza con l’opera “Distanze (delle distanze dalla rappresentazione)”(1969) invita a seguire un percorso tracciato a terra, guida verso il punto di fuga unico che struttura lacostruzione prospettica: avvicinandosi con il proprio corpo alla rappresentazione, lo spettatore romperàtuttavia la coerenza e l’unità della visione spaziale. Le due installazioni di Carlo Alfano proposte in questaesposizione raccontano altre storie della città del tempo che uniscono momenti lontani tra loro con il bagliore vivace della spaccatura tra artista e politica.