Più dell’esplicita e sfrontata meraviglia di un manufatto, paesaggio o corpo che si svela apertamente nella sua interezza, è la visione parziale, il frammento esaltato da inevitabili congetture, supposizioni e fantasticherie a catturare lo sguardo.
Da sempre interessato a indagare il corpo, tanto nella sua fragilità di organismo pulsante – dunque precario e transitorio – quanto nella sua espressione lirica ed emotiva, l’artista Giancarlo Nunziato, nel suo progetto Frantùme, restituisce, proprio attraverso immagini frammentarie di figure femminili, una declinazione esclusiva della dimensione erotica e perturbante dello sguardo che è, al tempo stesso, interpretazione confidenziale della condizione umana e delle sue manifestazioni più intime.





La moltitudine di membra disarticolate, i loro profili fugaci interrotti seccamente dal margine inflessibile della superficie pittorica, sembrano contenere infinite ipotesi di esistenze e definire un paradigma complesso di umanità più efficacemente di quanto la finitezza di una raffigurazione compiuta possa suggerire. Si delinea, dunque, un decalogo di immagini incomplete eppure profondamente eloquenti che trascinano l’osservatore tra il morboso e il seducente suggerendo, più che definendo con precisione perentoria, variabili emotive e dimostrazioni di esperienze rintracciabili tra i solchi delle pennellate vigorose e i segni vitali d’inchiostro dei monotipi (altra tecnica largamente sperimentata dall’artista). Nel lavoro di Nunziato, la superficie e la materia pittorica muovono da una ricerca strettamente formale e storico-iconografica, influenzata non solo dalla storia dell’arte ma anche da quei decisivi e portanti riferimenti letterari cari all’autore, tra cui Artaud e Verlaine: un resoconto intimo e inconfessato di pulsioni e sensibilità che emerge nella qualità densa e materica del colore. I dettagli anatomici restituiti dall’artista acquisiscono, infatti, un certo valore plastico determinato dalla stesura energica e agile della pittura che pare definirsi nella sua forma ultima come massa d’argilla plasmata con accortezza da uno scultore, lasciando trasparire il potere evocativo ed espressivo della materia.




La tensione delle forme, l’immagine umana ridotta in lacerti, la vitalità dell’azione pittorica tracciano una narrazione che travalica la pura rappresentazione corporea divenendo strumento di disvelamento della dimensione intellettuale e sensibile; l’intimità della nudità e della carne si dispiegano, così, come espediente di osservazione e rappresentazione di un mondo privato ancor più recondito e sensuale.


Giancarlo Nunziato Frantùme
a cura di Nicola Zito
Microba
Via Giambattista Bonazzi 46, Bari
In collaborazione con Achrome
Fino al 5 aprile 2025