Geogonie immaginifiche – Sinctonia di Anna Maria Angelucci alla galleria Gallerati

Si conclude oggi la personale di Anna Maria Angelucci, a cura di lori Adragna, visibile presso la Galleria Gallerati di Roma.

La terminologia connettiva e intrigante di Donna Haraway nell’innesto lessicale tra sintonia e potenza ctonia di Chthulucene si tramuta e sviluppa, nella mostra Sinctonia di Anna Maria Angelucci, a cura di Lori Adragna, presso la galleria Gallerati a Roma, in conglomerati di materia, in confini cromatici inestricabili, in nuovi ibridi e biologie immaginifiche, complesse ed eterogenee.

L’accordo armonico e visceralmente sotterraneo si orchestra all’interno dello spazio della galleria, costruendo linee formali che definiscono percorsi visivi rettilinei, segmenti ortogonali intersecanti, reiterati in ritmiche crescenti, idealmente confluenti nell’opera Chromatographie posta al centro della sala.

Come scrive Lori Adragna nel testo critico che accompagna la mostra: «Le linee spezzate, che compongono le ante a libretto della scultura, sono la somma di forze distinte, tensione e dinamismo e si fanno generatrici di angoli».

Ispirata da una dimensione onirica rivelata e concretata nella sospensione temporale, l’artista struttura un dialogo intimo tra pittura e installazione scultorea in un costrutto pannellare divisorio, insieme riparo e formulario architettonico, rievocativo di una dimensione dimorativa dischiusa e distesa.

I colori e le conformazioni, impresse in questo profilo abitativo e inclinazione prospettica attraversata da sogni e memorie, si muovono in un flusso lieve, libero e dai margini labili, in una delicatezza compositiva accogliente e avvolgente, richiamante un divenire mutativo ed evolutivo mai sospeso, ma equilibrante e imprescindibile.  

L’opera installativo-scultorea contrassegna e definisce l’ambiente come entità spaziale modulata, angolatura aperta e direzionabile che guida l’osservatore tra le sue superfici e lungo le pareti circostanti, in un dialogo euritmico e corrispondente con le opere concertate e affinate in assi coordinati, secondo un tracciato semico visuale di impronta geometrica.

Simili a terre, metamorfosi marmoree e concrezioni sedimentarie dalle intensità cromatiche accese, le opere Osmose sono raffinati tasselli in estensione orizzontale che uniscono materie sintetiche e naturali in una mescolanza simbionte, in un rimando a fusioni metamorfiche, organiche e fossili, a geogonie cangianti e iridescenti. 

In una influenza reciproca, formale e cromatica, le tarsie ottenute per sovrapposizione materica si connettono in stratificazioni complesse, in diagenesi immaginative e metapoietiche, caratterizzandosi come superfici telluriche fulgide, profondità oscure e insondabili, superfetazioni compenetranti, giacimenti di processi vitali artificiali e connaturali ad un tempo.

Come partizioni di litosfere provenienti da epoche remote o future, le opere nella mostra Sinctonia di Anna Maria Angelucci compongono un sistema di forze e forme dalla densità magmatica, da trasformazioni mineralogiche traslucide che pervadono lo spazio in una tessitura geometrica primaria ed essenziale, in un percorso esplorativo dinamicamente costruito in direttrici congiuntive.