Gian Lupo Osti, è il manager illuminato che condivide il suo progetto con l’artista Eugenio Carmi, che chiama a sua volta il critico cinematografico Claudio Bertieri e registi come Emmer e Orsini e Carlo Fedeli per le pubblicazioni. Carmi attivissimo coinvolge colleghi del calibro di Calder, Costantini e Luzzati.
Questa una delle tappe del viaggio entusiasmante che siamo invitati a fare varcando la soglia di “Genova Sessanta” la mostra allestita a Palazzo Reale ed é significativo che sia stata scelta come sede il teatro del Falcone protagonista di quegli anni.
Si tocca subito con mano quale fucina di energie e visioni esistenziali fosse la Genova di quei favolosi anni. La mostra sapientemente curata dal direttore Alessandra Guerrini e Luca Leoncini é divisa la in due parti distinte. Al primo piano la documentazione fotografica e la storia, al piano terra l’arte di quegli anni.
Entriamo allora. Lo sguardo é subito catturato dagli scatti struggenti e impietosi della città “illuminata” ahimè dai bengala di bellica memoria, lanciati per agevolare i bombardieri . Colpita in maniera devastante, reagì con forza e determinazione. Troviamo una città orgogliosa forte della sua bellezza e della sua potenza commerciale, che é ancora il primo porto d’Italia nel Novecento ma al contempo ė anche un crogiolo di creatività, innovazione e industriosità. É proprio grazie a questa forte vitalità che Genova ritroverà la propria anima nonostante le distruzioni belliche. Rinacque infatti grazie all’arte e alla poesia, all’architettura e al design di grande qualità, allora da poco ammesso al consesso delle “arti maggiori” superando cosi il dictat vasariano. I grandi fotografi genovesi attivi in quegli anni, da Lisetta Carmi a Giorgio Bergami testimoniano la rinata voglia di vivere. Se ne vedono i primi palpiti, come testimoniano qui i disegni di architettura, del design d’arredi, la nuova grafica pubblicitaria, gli oggetti industriali esposti insieme a dipinti e sculture di autori di assoluto primo piano. Lasciata al primo piano la storia, inascoltata magistra vitae, e lo strazio della immagini dell’orribile conflitto, scendiamo al piano terra dedicato alle opere di quegli anni. Ci accoglie una significativa opera di Caviglia, cui fa da contraltare un pezzo da museo di Emilio Scanavino, gli artisti e architetti delle allora nuove generazioni, Pierluigi Fasce che parteciperà anche alla Biennale di Venezia a cui furono invitati Guido Chili e il più giovane Sturla. Stiamo parlando di Lucio Fontana, Andy Warhol, Mimmo Rotella ,Vico Magistretti, Gio Ponti, Enzo Mari, Franco Albini, Angelo Mangiarotti, Eugenio Carmi, tutti protagonisti di quel decennio che unitamente al boom economico visse l’illusione della libertà senza prepotenza, i fiori nei cannoni, la dolce vita, il benessere diffuso e comunque il traguardo di una vita risolta, alla portata di tutti, perché tutto possibile, anche raggiungere la luna!


Anni Sessanta ricchissimi di artisti poeti architetti musicisti attori – uno per tutti Vittorio Gassman. Grazie a loro prende il via una Genova di grandissima qualità. E poi … si i cantautori, che diedero inconsapevolmente vita ad una scuola. Un fenomeno unico nel panorama musicale. Chi non sente Fabrizio De André, lui primo tra i tanti, come un amico speciale? Tanta prorompente ricchezza intellettuale non fu purtroppo supportata dalle amministrazioni comunali che anzi permisero la distruzione del ponente della Città e non solo. Un’edilizia spesso speculativa e miope stese un “cretto di cemento”, ben lontano dall’opera del grande Burri. L’emozione sale alla gola vedendo le tante immagini che ci parlano di quanta ricchezza intellettuale ha saputo dare e riesce ancora a dare questa Città. Tantissimi artisti firmarono la sua realtà ma troppi, insieme a imprenditori e ad artisti andarono altrove, e tra i tanti Eugenio Carmi. Abbiamo visto che una grande azienda raccolse il testimone della grande Committenza del passato e lasciò il suo segno nel grande libro della storia dell’arte di questo Paese. L’artista genovese, ex chimico, aveva provato, con una serie di geniali codici di colore e pittogrammi a modificare, a beneficio degli operai, il grigiore che attribuiamo alla fabbrica.
Italsider con le sue mostre a Carignano, uno dei quartieri più chic della città, diventa un riferimento nell’arte a livello internazionale, ma la latitanza della parte istituzionale risulterà alla lunga insopportabile. Stesso destino toccherà alla stupenda raccolta di Eugenio Battisti coltissimo professore dell’Università di Genova, fondatore della prestigiosa Marcatrè e soprattutto di un Museo più che mai necessario In una città priva di istituzioni pubbliche dedicate al contemporaneo: il «Museo Sperimentale» raccoglierà le opere dei più interessanti autori del panorama artistico nazionale, grazie a mostre, dibattiti e conferenze non solo a Genova. A causa del disinteresse della città a ospitare stabilmente la raccolta, nel 1965 Battisti la donerà infine alla Galleria d’Arte Moderna di Torino.
Che dire la mostra a Palazzo Reale deve essere vissuta goduta capita, soprattutto si sente che da qui pulsa forte il messaggio che Genova ha fatto suo, che l’arte é vita.