Il Globo Celeste di Jodocus Hondius Jr e Adrian Veen ora risplende nella sua collocazione originaria al Museo Galileo a Firenze. La sindrome di Stendhal torna di grande attualità per le emozioni che assalgono lo spettatore di fronte a questo ennesimo capolavoro che unico nel suo genere
coniuga arte e scienza.
Ancora una volta l’idea si deve a Simonetta Brandolini d’Adda e alla fondazione da lei voluta e guidata con passione, consapevolezza e pragmatismo, una vera e propria missione la sua, mirata ad individuare e riportare agli onori del mondo e “al godimento delle genti” opere che hanno scritto la storia dell’arte.
Avviciniamoci allora grati a questo capolavoro voluto dai Committenti di allora, i Signori delle Province Unite del Belgio, e realizzato nel 1613 per creare una mappa con le stelle, quelle osservate da Tycho Brahe e quelle antartiche rilevate da Pietre Dierchsz Keyser e Frederick de Houtman.
L’ iter che sta alle spalle del sapiente restauro, lo straordinario risultato ha comportato sei mesi di indefesso lavoro, inizia nel 2020 alla V edizione del Premio Friends of Florence al Salone dell’Arte e del Restauro. In pochi mesi dalle fila della Fondazione è emerso l’interlocutore perfetto, il donatore che permettesse di avviare i lavori che si sarebbero svolti con la profonda collaborazione del Museo Galileo.
Il restauro “impossibile” si prefiggeva non solo il recupero della piena leggibilità iconografica dell’opera, come effettivamente accaduto restituendo vividezza ai colori, ma anche la conoscenza della tecnica allora sperimentata. Tutto ciò si deve alla generosità della socia Catharin Dalpino, che abbiamo potuto vedere raggiante a fianco della Presidente di Friends of Florence al Museo Galileo di Firenze il giorno dell’apertura al pubblico. Il Museo vanta preziosi documenti e oggetti che testimoniano quanto la corte toscana, ai tempi dei Medici e dei Lorena, sia stata promotrice della scienza moderna. Le sale espositive raccontano una storia che è parte fondamentale della nostra cultura. Non sorprende apprendere che la Fondazione con il sapiente recupero del Globo Celeste abbia compiuto solo il primo passo all’interno di un discorso che vuole più ampio, come è usa fare, che riguarda l’intero complesso museale in attesa di cure specifiche per le preziose testimonianze tra arte e scienza che conserva al suo interno.
Arte e Scienza, un binomio questo estremamente vivo e attivo nei secoli che solo nel “Secolo breve” si allentò quasi a scomparire per poi riprendere in tempi recenti. La figura dell’artista, ne è simbolo il sommo Leonardo, racchiudeva infatti in sé molteplici saperi, dalla scienza appunto, alle arti visive, alla musica, alla poesia e alla letteratura, lo scibile dell’epoca estremamente limitato poteva confluire allora in un’unica persona.
Ampliandosi a dismisura lo scibile si impose la necessità di individuare studi e settori specifici. La parcellizzazione dei diversi campi della formazione, deprimendo il valore di una visione globale, iniziò ai primi del Novecento. Un percorso obbligato in effetti, ma recentemente si assiste ad un parziale recupero della validità del concetto d’insieme e l’essere esperto in più di un campo non è più visto come un segnale di dilettantismo, e quindi per certi versi di superficialità, ma di versatilità. Per parlare del nostro momento storico mi piace citare Fausto Melotti che spaziava tra arte. ingegneria e musica, Daniele Lombardi o Giorgio Faletti.
Le tante dominazioni da cui è stata afflitta l’Italia, hanno comportato una convivenza tra diverse culture che volenti o nolenti hanno educato gli italiani a non arrendersi di fronte ad ostacoli all’apparenza insormontabili. Forse da qui la creatività così prodiga in Italia. Un gruppo motivato e formato da eccellenze ha dato vita a questo eccellente risultato ottenuto grazie al concorso di più forze in campo che hanno seguito la Presidente di Friends of Florence, come la socia Catharin Dalpino che ha permesso l’intervento dedicandolo al padre il Lt Col. Milton Dal Pino, il Museo Galileo ha offerto l’opportunità di salvaguardare un’opera testimonianza della scienza universale, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le Province di Pistoia e Prato che ha guidato il progetto e i restauratori per averlo portato a termine. Un tale concerto a detta del Presidente del Museo Galileo, Prof. Francesco Saverio Pavone, è stata la carta vincente di quest’avventura che ha aperto la strada all’importante passo successivo, il restauro della Sala delle Carte Geografiche in Palazzo Vecchio e del Globo terrestre di Egnazio Danti lì custodito. La nuova ambiziosa meta è quella di realizzare la ricostruzione virtuale della Sala secondo il progetto originale di Giorgio Vasari e riportare il Globo allo stato originario, dopo i danni dei restauri e rifacimenti subiti dal XVI secolo in poi.
Mi sento di dare un consiglio disinteressato, organizzate un fine settimana “con” Galileo a Palazzo Castellani per fare il percorso interattivo, tra Arte Scienza, la Biblioteca di ricerca e quella interattiva, le Collezioni e il percorso didattico. Il Museo Galileo organizza convegni sulla museologia scientifica e sulla storia delle scienze e delle tecniche e mostre su temi di storia della scienza e sui rapporti tra scienza, tecnologia e arte.
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