Arco Madrid 2025
Tomaso Binga, Oggi Spose, 1977 gelatin silver prints, (photo Roberto Bossaglia) 24 x 18 cm

Fotografia e Femminismi. Storie e immagini dalla collezione Donata Pizzi

A Ravenna, alla Fondazione Sabe per l’arte, dal 5 di ottobre al 15 dicembre 2024, la mostra Fotografia e Femminismi. Storie e Immagini dalla collezione Donata Pizzi, con la curatela di Federica Muzzarelli.

Alla Fondazione Sabe per l’arte a Ravenna, Via Giovanni Pascoli, 31 è stata inaugurata il 5 ottobre una collettiva tutta al femminile. All’interno dello splendido spazio espositivo dialogano immagini di artiste storicizzate come Liliana Barchiesi, Lisetta Carmi, Lucia Marcucci, Paola Mattioli e Tomaso Binga e gli scatti di Martina Della Valle, Giulia Iacolutti, Moira Ricci, Alessandra Spranzi e Alba Zari. La mostra intitolata Fotografia e Femminismi, storie e immagini dalla collezione Donata Pizzi è stata finemente curata dalla professoressa Federica Muzzarelli, Ordinaria di Storia della Fotografia presso il dipartimento delle Arti, Università di Bologna. La docente oltre a insegnare è coordinatrice del centro di ricerca FAF (Fotografia Arte Femminismo) in più è responsabile di un progetto di ricerca di interesse nazionale dal titolo “La fotografia femminista Italiana. Politiche Identitarie e strategie di genere.” La rassegna che sarà fruibile fino al 15 dicembre è organizzata in partnership con il gruppo di ricerca FAF, all’interno del progetto PRIN 2020 “La Fotografia Femminista Italiana”

Dopo un’accurata selezione di immagini provenienti dalla ricca collezione Donata Pizzi la mostra mette in relazione il lavoro di diverse generazioni di fotografe e artiste attive nel panorama italiano degli ultimi cinquant’anni. Cosa vuole comunicare la rassegna? Il focus della collettiva si concentra sulla persistenza ideale, l’eredità culturale e, insieme, lo sviluppo e i mutamenti dell’immagine e della presenza delle donne mediante gli snodi proposti da quattro sezioni tematiche: si inizia dagli Album di Famiglia, si passa all’Identità di genere, attraversando Stereotipi e spazi domestici per concludersi con Ruoli e censure sociali.   

La realizzazione della mostra, si rivela anche come un racconto nel racconto, poiché nel tempo la collezionista ha avviato una pioneristica e lungimirante iniziativa che l’ha condotta verso un percorso di valorizzazione del lavoro delle donne artiste e fotografe italiane, che oggi può vantare un patrimonio storico e culturale eccezionale. La mostra sottolinea l’importanza della donna nell’arte e di come sia importante preservare il contenuto e diffonderlo; lo scopo della Fondazione Sabe per l’arte, nata nel novembre del 2021 è quello di promuovere e diffondere l’arte contemporanea, con particolare attenzione per la scultura, questa mostra ne è un chiaro esempio.

A completare l’esposizione vi è una riproduzione anastatica di alcune maquette dell’iconico volume collettivo femminista Ci vediamo mercoledì. Gli altri giorni ci immaginiamo (1978) ma non solo, poiché vi è anche una sezione di pubblicazioni e cataloghi che tracciano la storia espositiva e progettuale della collezionista.