Gerhard Merz
Concetta De Pasquale

Una barca per sognare

Si chiude lunedì 4 novembre la personale di Concetta De Pasquale Sulla rotta del cuore. La mostra, presso Villa Bosurgi a Isolabella, nel parco archeologico di Naxos Taormina, è esclusivamente raggiungibile a piedi, attraverso la lingua di terra, sommersa dall’acqua nei giorni di bassa marea, che collega l’isola alla spiaggia.

Chiunque abbia letto la Nouvelle Eloise di Rousseau ricorderà il brano in cui Saint-Preux scopre il giardino di Julie, l’Eliseo; entrando in quella sorta di frutteto, egli è subito colpito “da una piacevole sensazione di freschezza che le oscure ombre, una vegetazione animata e viva, i fiori sparsi ovunque, un mormorio di acque correnti e il canto di mille uccelli” procurano ai suoi sensi e alla sua immaginazione; allo stesso tempo, Saint-Preux ha l’impressione di trovarsi nel luogo “il più selvaggio, il più solitario della natura” e si convince di essere “il primo mortale a penetrare in quel deserto”.

Inebriata da tali percezioni, la mente del visitatore vola sino alle isole sperdute nell’immensità del Pacifico che gli europei avevano da poco conquistato: terre vergini, incontaminate, veri e propri paradisi tropicali. “O Tinian, O Juan Fernandez!”, esclama rapito Saint-Preux. E prosegue: “Julie, i confini della Terra sono alla vostra porta.” In realtà, come la sua interlocutrice ha modo di spiegargli, la vegetazione di Eliseo non è affatto spontanea. È stata lei, la giardiniera, a trasformare un luogo quasi sterile in un florido verziere. Sembrerebbe la storia di Florence Trevelyan, la nobildonna inglese con la fioritura nel nome che, stabilitasi a Taormina nel 1890 dopo aver vagabondato a lungo per l’Europa, vi piantò un incredibile giardino; se non fosse che tale nuovo Eliseo un’isola lo era per davvero, per la precisione un’isola tidale, collegata alla costa da un lembo di sabbia ora lasciato a vista ora sommerso dalle maree. Attualmente lo Scoglio di Santo Stefano, detto anche Isola Bella, ospita una Riserva Naturale unica al mondo. La sua peculiarità risiede proprio nel fatto che, sulle sue rocce odorose di salsedine, piante nostrane come i lentischi, le euforbie, i pistacchi e i caratteristici fiordalisi di Taormina si alternano a dracene, strelitzie, cicas e bouganville, tutte piante “straniere”, generando un moto permanente, un flusso ininterrotto che fa di noi viandanti, nomadi senza passato né avvenire, fratelli della essenze del giardino: “mortali, grati semplicemente di essere qui e ora, senza più opporre resistenza” (Marco Martella). In questo locus amoenus naturalistico e insieme artificiale, approda la pittura di Concetta De Pasquale. L’artista, approfittando della musealizzazione di Villa Bosurgi, architettura novecentesca così rispettosa della natura dell’isola da mimetizzarsi con essa, ha collocato nella Sala del Biliardo – un ambiente luminosissimo e colorato al centro di un percorso irregolare, le cui pareti aderiscono come carta velina alle pieghe del terreno – una barca-installazione, al cui interno ci attendono le carte nautiche che hanno guidato e guidano ancor oggi chi, come Florence Trevelyan, intende intraprendere una Rotta del Cuore. Non si tratta ovviamente di semplici tracciati, ma di visioni che riassumono in chiave onirica le tappe del viaggiare o, come accade nei grandi dipinti alle pareti, di segni impressi dall’artista sulla carta col proprio stesso corpo.

Queste ultime opere, dedicate all’Universo Mare, sono state realizzate da Concetta durante un soggiorno in Indonesia ed esposte in una mostra organizzata, prima a Bali poi a Bandung, col patrocinio dell’Ambasciata d’Italia e del locale Istituto Italiano di Cultura. Rappresentano gli abissi così come può vederli chi non si limita a navigarvi sopra ma, lasciandosi trasportare dalle placide correnti, li attraversa dall’interno. Se, lungo i tortuosi sentieri di Isola Bella a regnare sono i tronchi, le fronde degli alberi e le timpe scoscese, qui è tutto un trionfo di alghe, di conchiglie, di sabbia di fondale. La barca di Concetta, non a caso, non ha una chiglia chiusa: come la luce del sole inonda dalle ampie vetrate le stanze della villa, così il mare immaginato dall’artista dalla barca si riversa negli ambienti circostanti. Non ci sono più barriere, né confini. E poco importa che le mappe e gli altri dipinti di Concetta nascano da una ricerca precisa o da un gesto istintuale. Per pochi irripetibili istanti di stupore, interno ed esterno, profondità e superficie, spazio e tempo si fondono in un amnio e i colori dell’artista richiamano – ricordate? Era già accaduto a Saint-Preux col giardino di Julie – le meraviglie di un parco vicinissimo e lontano. Certo rimane il sospetto che quello di Concetta sia, più che un viaggio di scoperta, una fuga nell’altrove; non ci sono neppure tempeste, né vi è ombra di dolore: di quella fine che la barca, da sempre usata nei viaggi verso il regno dei morti, prefigura. E tuttavia ci sarà tempo per lo struggimento e per gli addii. Il viaggio, oggi, non ha fine. Per compierlo, Florence Trevelyan aveva convertito uno scoglio in paradiso. Concetta De Pasquale va anche oltre: non ci consegna un finto Eden, ma una barca per sognare.