A Venezia è tempo della 60esima Biennale d’Arte. La città si prepara ad accogliere le migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo, pronti a immergersi in un ambiente risplendente di arte contemporanea.
In questo contesto si inserisce il ritorno in Italia di uno dei pionieri della media art, Federico Solmi, con il solo show Solmi – Ship of Fools, curato da Dorothy Kosinski, direttrice emerita della Phillips Collection di Washington DC, e co-curata da Renato Miracco. L’apertura ufficiale alla stampa è avvenuta lo scorso 17 aprile tra le mura del seicentesco Palazzo Donà dalle Rose di Venezia e la mostra rimarrà fruibile dal pubblico sino al 28 luglio 2024.
Federico Solmi ha avviato da autodidatta il proprio percorso artistico a New York, diventando uno dei primi a esplorare i diversi mondi del gaming e preconizzando come queste dimensioni virtuali stessero, consapevolmente o meno, cambiando l’esperienza reale. L’utilizzo di tecniche digitali per realizzare mondi realistici ma distorti è diventato centrale nella sua ricerca artistica, che negli anni seguenti si è sviluppata perseguendo un’originale integrazione fra analogico e digitale.
A Venezia scorre un senso di magia. La mostra personale di Solmi non è un semplice assemblaggio di video, dipinti, sculture in ceramica, opere VR e ologrammi, ma un’orchestrazione di opere d’arte multimateriche, in un armonico dialogo con gli ambienti storici del palazzo.
Tra le luci soffuse e un forte impatto cinematografico, le stanze dell’edificio seicentesco sono ripensate in un allestimento filmico, pronto ad accompagnare il pubblico in una rivelazione graduale delle più grandi opere dell’artista bolognese. È un evento immersivo, intimo ed emotivo con cui Solmi conduce per mano lo spettatore nel suo mondo distopico, grottesco e visionario, tra luci, tecnologie, materie, linguaggi, visioni e personaggi.
Il percorso espositivo inizia lungo un corridoio che porta subito l’attenzione verso l’opera simbolo dell’intera mostra, The Ship of Fools. Si tratta di un dipinto di oltre sei metri per tre, ispirato all’opera “La zattera della Medusa” di Géricault, ma con riferimenti anche alla Repubblica di Platone e a un libro omonimo del 1494 di Sebastian Brandt, pubblicato a Basilea e illustrato con 114 xilografie. Di fronte all’opera appare un’altra novità assoluta: una scultura olografica, sviluppata in collaborazione con Var Group, raffigurante l’imperatrice bizantina Teodora, uno dei personaggi più iconici dell’iconografia di Federico Solmi.
Il percorso della mostra prosegue con quadri animati, dove video e pittura si incontrano fino a fondersi. Due piedistalli di virtual reality spingono il pubblico a interagire attivamente con i lavori e gli oculus consentono agli audaci naviganti di fluttuare all’interno di spazi di una realtà parallela. Infine, le sculture di ceramica realizzate a Caltagirone, in Sicilia, colloquiano con il dipinto monumentale “La Guerre”.
Il viaggio si conclude con i lavori pittorici estratti dalla serie Joie de vivre e con l’opera site specific The Painting Class, che ha consentito a Solmi di collaborare per la prima volta con il compositore americano Marc Uselli, pluripremiato Grammy Award.
Oltre agli scritti di Kosinski e Miracco, i contributi in catalogo di Larry Ossei-Mensah, Serena Tabacchi e Davide Sarchioni esplorano il rapporto e l’impatto della tecnologia con l’arte contemporanea. Il progetto è stato realizzato in partnership con Var Digital Art by Var Group, realtà attivamente impegnata nella promozione del rapporto tra arte e impresa attraverso le tecnologie digitali. La Carl & Marilynn Thoma Foundation ha generosamente contribuito all’attuazione di questo progetto, mentre il supporto museale proviene dalla Phillips Collection, avamposto dell’arte contemporanea negli Stati Uniti, dove l’artista è presente in collezione con diverse opere.