Luogo

MEF - Museo Ettore Fico
Via Francesco Cigna 114 10155 Torino

Data

Nov 06 2020 - Dic 20 2020
Evento passato

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Mostra

John Torreano

Il Museo Ettore Fico è lieto di presentare la prima mostra antologica dell’artista americano John Torreano.

Il percorso artistico di John Torreano inizia in modo significativo tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta in un clima post-bellico e in un fermento culturale occidentale che genera e elabora importanti istanze sociali ed economiche. Fin da subito il suo interesse è indiscutibilmente
rivolto alla pittura come mezzo tradizionale e utilizzato però secondo estetiche e tecniche contemporanee.

La sua chiave espressiva si muove in modo molto libero e si avvale di forme e formalismi in voga in quel tempo. Sono evidenti fin dagli esordi i suoi interessi preponderanti: lo spazio, la campitura e le stesure coloristiche, i soggetti senza ombra come sospesi e ritagliati nel vuoto, la ricerca sulla tridimensionalità mutuata sia dall’optical che dal pop.

John Torreano arrivò a New York alla fine degli Anni Sessanta, in un periodo di esplosiva creatività dove nuove generazioni di artisti iniziavano a proporre approcci sperimentali tanto alla forma quanto al contenuto. La loro enfasi su materiali nuovi, immaginando applicazioni tradizionali, e il loro veemente rigetto dell’astrazione gestuale che li ha preceduti costituì le fondamenta del Minimalismo, una metodologia che enfatizzava la geometria, le forme ridotte, e la materialità. Atterrato a New York nel 1968, Torreano fece amicizia con un circolo di artisti che condividevano il suo entusiasmo e la sua ambizione.

Nel 1972, Trudie Grace, direttrice artistica, e Irving Sandler, critico, fondarono l’iniziativa di mostre alternative chiamata Artists Space. Collocata al numero 155 di Wooster Street a SoHo, si impose velocemente come un luogo devoto al lavoro di artisti emergenti.

Torreano

I quadri che Torreano esibì all’Artists Space – tutti i prodotti nel 1973 e comprendenti ad esempio Red Bulge, Red Star, and Outer Space — enfatizzarono il suo focus sul definire e dare forma ad immagini dallo spazio interstellare, rinforzando il paradosso tra la materialità e l’illusione.

La pesantezza delle cornici ispirò un’altra innovazione. “I quadri-colonna emersero al tempo in cui stavo creando quadri con enormi cornici arrotondate, nei primi Anni Settanta. Mi immaginai due cornici arrotondate unite a formare una colonna semicircolare. Questa nuova invenzione mi diede l’opportunità di avventurarmi più profondamente nella mia esplorazione riguardo la percezione e la relazione tra l’osservatore e l’oggetto.”

Le colonne di Torreano affermavano uno spazio illusorio, estendendo la sua pittura oltre il muro, pur rimanendovi legata, e facendo ciò, sconvolsero l’enfasi che la pittura astratta poneva su un piano piatto ed espanso. Negli anni Settanta il suo lavoro assume una posizione e una personalità definita: tele con cornici o tavole di legno sempre con cornici, molto fisiche e molto presenti, spesso, se non sempre, arrotondate ai bordi e il tutto dipinto da colori monocromi più o meno materici, più o meno stesi fino a ricoprire tutta la superficie della tela e della cornice.

L’opera diventa in tutto e per tutto un oggetto tridimensionale, scultoreo, minimalista. Le superfici, soprattutto nei lavori dei primi anni Settanta, sono fluide e si percepisce il segno del pennello che, in una prima e sola stesura, lascia le tracce dei peli intrisi di colore. Blu e azzurri e altri colori debordano dalla tela alla cornice e piccoli punti vengono disseminati su tutta la superficie in un caos eccitato e vitalistico.

Torreano

Nella seconda metà del decennio, Torreano aumenta la magmaticità del colore, ne preserva la densità data dal segno della stesura e “rivolta” le cornici dall’interno all’esterno, per farle assumere una forma estroflessa e morbida, fino a dare all’oggetto l’aspetto di un cuscino su cui si sono posati i cristalli. D’ora in avanti le pietre preziose, le forme lucide e rilucenti si assommeranno una all’altra sempre più a formare parte integrante della pittura e a volte a sostituirla.

È verso la fine del decennio tra il 1977 e il 1979 che l’artista sistema le gemme e i puntini in modo da formare degli agglomerati e delle nebulose. A poco a poco la “polvere di stelle” si accorpa a riformare nuclei rotanti o buchi neri dell’universo da cui provengono. Le pietre preziose lasciano il posto a importanti concentrazioni di punti monocromi o multicolori che illuminano un cosmo buio e silenzioso.

“L’uso delle gemme iniziò simultaneamente al mio crescente interesse nelle stelle e nello spazio profondo. Nel 1969, stavo facendo quadri punteggiati e avevo bisogno di una risorsa più complessa rispetto a quanto proveniva dalla mia testa, quindi cominciai a fare fotografie alle stelle. Le fotografie mi portarono a leggere libri riguardo lo spazio ed i concetti dello spazio. Presto iniziai a fare connessioni tra lo spazio profondo e lo spazio della pittura .”

La base pittorica delle differenti “colonne”, su cui si incastrano le gemme, è di per sé un trattato pittorico su come la materia, distribuita differentemente sulla superficie del legno, a sua volta più o meno assorbente, possa risultare opaca, lucida, grumosa, liscia, increspata, spatolata, pennellata e così all’infinito per tutte le innumerevoli possibilità che l’acrilico, l’olio o altri mezzi possono esprimere attraverso le infinite mescolanze chimiche naturali o artificiali.

Il supporto su cui interviene l’artista può essere scuro o chiaro, leggero o pesante, spesso o sottile, come se fosse un tessuto realizzato con seta, cotone, lana o altri materiali tessili a cui, sarte e ricamatrici provette avessero applicato uno strato di gemme multicolori dandoci una fragranza ottica vitalistica e positiva. In questi due aggettivi potremmo perciò riassumere la produzione passata e recente di John Torreano che nel suo percorso creativo è stato – ed è – anche coerente e determinato.


John Torreano

a cura di Andrea Busto

da venerdì 6 novembre a domenica 20 dicembre 2020

catalogo: MEF / Iemme Edizioni, Napoli
mostra realizzata in collaborazione con:
Galleria Thomas Brambilla, Bergamo

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