Le motivazioni risalgono alla sua felice infanzia, in Sardegna.
Una giornata d’inverno è l’occasione ideale per frugare tra i libri della biblioteca e il forte temporale che fa saltare la luce non ferma la sua curiosità. Al tremolio di una candela continua la sua esplorazione finché gli capita tra le mani un libro che qualunque studente in cerca di risposte vorrebbe avere: parlava delle varie università esistenti in Italia.
Son sempre stato curioso e cominciai a leggere attentamente i contenuti… erano dettagliatamente elencate non solo le città con le relative Università e le Facoltà, ma si specificava persino il numero degli esami necessarie arrivare a laurearsi e addirittura era stata stilata una sorta di graduatoria relativa alle difficoltà. La facoltà di architettura veniva presentata come la più impegnativa.
Gli vennero in mente i giochi che faceva da piccolo con Ziu Podda, il muratore più capace di San Gavino, il suo paese, che ebbe occasione di conoscere e frequentare durante la costruzione della loro casa voluta dal padre. Il cantiere era il suo luna park, giocava a costruire piccoli mattoni con cui poi imitare il lavoro dei muratori e da loro imparava.
Ultimo di una nidiata di figli crebbe sotto l’ala del fratello maggiore Lino, già giovane uomo, che si accorse dei suoi pasticci colorati e con le sue mani gli fece un rudimentale cavalletto da pittore, procurandogli in più delle tavole di compensato con fondo bianco e una confezione di acquerelli con relativi pennelli. Da allora non ha mai smesso di creare, disegnare, sempre più convinto che la missione di ogni persona sia costruire qualcosa da un punto di vista umano, e rifletterne le emozioni a livello concreto.
Il logico desiderio di frequentare il liceo artistico si infranse perché a Cagliari ne esisteva uno solo, privato e costoso. Ancora una volta il fratello, suo deus ex machina, interviene iscrivendolo all’istituto per geometri dove lui stesso aveva studiato e a tredici anni lo fa appollaiare sullo sgabello del tavolo da disegno; gli insegnò a usare il tecnigrafo, il graphos e successivamente il rapidograf ed a leggere le riviste di architettura.
All’Istituto ha la fortuna di essere allievo dell’ingegner Paolo Porcu, professore di topografia che gli insegnò i fondamenti della progettazione: immaginare la struttura e conoscere a fondo i materiali in modo da scegliere sempre i più adatti. Vent’anni dopo, già molto anziano, gli confessò che in tutta la sua carriera didattica e professionale proprio lui era stato il suo migliore alunno in assoluto. Al professore, suo mentore insieme al fratello, deve la realizzazione del suo sogno perché dopo due anni di tirocinio gli impose di iscriversi ad Architettura. Si, ma dove?
La scelta cadde su Genova, forse proprio per il libro galeotto di tanti anni prima. Viaggia continuamente per frequentare la facoltà e da allora non si è più fermato. Il mio tenace desiderio di rientrare a vivere in Sardegna è ancora lì però perché sul traghetto che mi riportava a Genova, ho sentito una voce, quella voce che ognuno di noi ha dentro di sé e io per fortuna l’ascoltai. In realtà volevo diventare cittadino del mondo e questa professione poteva permettermelo visto che si può esercitare ovunque.
Passione e attenzione moltiplicano le occasioni, sono senz’altro un mix potente, e il primo incarico gli arriva quando è ancora all’Università. Un armatore gli affida la ristrutturazione della sua casa. Accettò con una buona dose di incoscienza ma Ziu Podda e Lino avevano fatto un buon lavoro… Supera quest’esame non previsto e lo stesso cliente gli affida un nuovo incarico: progettare un complesso turistico vicino a Napoli. Riuscirà così ad aprire il suo studio: EPA, Ettore Piras Architetto. La strada era aperta. Gli diedero poi fiducia alcuni paesi in provincia di Savona, inizia la sua partecipazione ai concorsi che lo portano ad Oristano, Genova, l’Angola, si trasferisce negli Stati Uniti, in Canada, poi tocca Roma, Fiuggi, Padova, Lucca, Viareggio, Venezia, Palermo, e poi ancora all’estero, Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Paraguay, Brasile, Argentina, Colombia, Perù, Ecuador, Panama, Messico, Cuba, Repubblica Dominicana, Guatemala, Grenadine e Saint Vincent. Un periodo indubbiamente ricco di grandi soddisfazioni professionali, di tanti incontri con grandi personalità politiche e culturali. Cominciano ad arrivare premi internazionali. Uno per tutti, il Premio Mario Luzi
L’umiltà di voler apprendere gioca un ruolo importante, così studia i contenuti sociali e culturali dei vari territori che approccia. Il 1989 segna una nuova svolta: vola a Woods Hole nel Massachusetts per fare un’esperienza presso MBL Marine Biological Laboratory, il più grande centro di biologia marina al mondo e come conseguenza diretta nel 1990 viene nominato Direttore dei Lavori e Direttore Artistico dell’Acquario di Genova, un cardine che improntò la sua vita professionale successiva. I 45 anni dell’apertura dello studio a quanto pare li festeggia con Segnonline, studio che da ben 35 anni ha affinato la sua preparazione su interventi importanti con grande valore culturale e sociale quali acquari, teatri, musei, attrattori turistici, ma anche pianificazioni territoriali, pianificazioni turistiche di interi stati.
I committenti? Pubblici al 90%, grazie ai risultati ottenuti dalla sua partecipazione ai concorsi internazionali lanciati dagli stessi Stati o da grandi Entità come il Fondo Mondiale o il BID (Banco de Desarrollo Interamericano).
Grande preparazione indubbiamente per vincere i concorsi e una buona dose di psicologia e diplomazia indispensabile poi per superare le difficoltà di rapporti non sempre sereni e costruttivi, qualche volta nervosi, una volta ottenuti gli incarichi, ma sorridendo cita la riflessione di un vecchio architetto: “ Sai ci sono dei clienti che sono proprio stupidi o ignoranti, ma dobbiamo riuscire a tirarne fuori il meglio, perché comunque abbiamo sempre bisogno di un committente”… come per gli artisti prima dell’avvento del mercato, ma questo è un altro discorso, lunghissimo che rimandiamo ad altro momento. I suoi progetti sono caratterizzati dalla copertina che presenta sempre uno schizzo, suo o di un amico artista, che ne racchiude la sostanza.
D – 5 cents per la tua definizione di Architettura
EP – Sono rimasto fedele alla vecchia concezione che ha incoronato l’architettura regina di tutte le arti e quindi essere architetto significa essere anche artista, umanista, un po’ scienziato, psicologo, attento al sociale e oggi anche informatico. Soprattutto non smettere mai di studiare.
Quando progetto – continua – penso in tridimensionale e a colori, ascolto musica, sono in compagnia dei miei amici poeti, pittori, artisti che sento in sintonia con quel particolare tema e la mia creatività va a mille.
So di essere molto fortunato perché sono libero di dipingere, realizzare architetture, sono felice quando creo perché spero che la mia creazione renda felice chi vivrà la mia opera. Le nostre creazioni possono rendere infelice tanta gente e per molti anni, abbiamo una grossa responsabilità.
Pablo Picasso disse: Ogni bambino è un artista. Il problema è rimanere un artista una volta cresciuti e il mio claim invece è: Non pensavo diventare grande ma mi fa piacere esserlo.
Per chiudere, un segreto da condividere?
Più di uno! Essere sempre curiosi e umili, nel senso più costruttivo del termine, ascoltare la propria voce e ultimo ma non ultimo ringraziare sempre la Fortuna.