La curiosità è una leva potentissima… ci permette di arricchire la nostra esistenza, di cogliere spunti e occasioni che magari diventano opportunità, di esplorare il mondo che ci circonda e quello misterioso e perlopiù trascurato che è dentro di noi. Per questo le parole di Giuliana Geronazzo, delicate come la brezza e forti di un’energia palpabile, mi affascinano a tal punto da distogliermi dall’effetto “Re Nudo” che promana da “La Via della Bellezza” del grande Vito Mancuso, filosofo e teologo. Ci sarà modo presto il modo di parlare della sua visione dell’arte che rivaluta la figura dell’artista con cui è in linea Giuliana Geronazzo. Gero, il suo soprannome che le sta molto bene, sbrigativo e armonioso com’è lei, ama fare e far sì che i suoi sogni e le sue intuizioni lascino presto campo alle idee che si materializzano, sempre.
Averla come insegnante e comunque starle accanto è un privilegio perché tale è la sua creatività da non temere di condividere le sue ricerche.
Arte e Committenza trova qui uno dei suoi rappresentanti più sinceri perché Gero ha saputo cogliere il testimone dalle mani dei suoi predecessori, quegli artisti che sapevano coniugare bellezza, armonia ed equilibrio. Ieri, come dico sempre, papi principi imperatori chiamavano artisti a cui affidare la propria immagine, unico modo questo di fare comunicazione almeno fino all’invenzione della stampa, e questo straordinario binomio è stato il presupposto per fare dell’Italia il paese dell’arte dell’armonia e della bellezza che tutto il mondo ama.
Per questo si sono rivolti a lei Sony, Mandarina Duck, Affini e Rangoni, l’Accademia di Santa Giulia, Mario Acerboni, ma anche La Montina Villa Baiana, la Città di Modena per il Presepe dei Ragazzi, la galleria Magenta, la Campa e tanti altri. Il suo non è un laboratorio ma un cenacolo, dove il cibo che compare miracolosamente al momento giusto, ha come commensali l’Esperienza, la Sperimentazione, la Curiosità, ma anche i Bozzetti e le idee dei fortunati ospiti.
Dovrei sentirmi, dice, se non altro anagraficamente alla fine del mio percorso e girarmi indietro, come mi chiedi di fare, è un atto di…coraggio? di incoscienza? di presunzione?
Ricordi, appunti, storie vere o sperate si affollano nella mia mente.
I biglietti di auguri per le festività disegnati negli anni delle elementari, la crisi alle medie per un cinque in disegno, la trasgressione alle magistrali quando il prof di disegno mi insegnava olio e bassorilievo nelle ore di religione, la matematica ostica al liceo artistico, gli esami a Venezia dopo gli studi al Lido.
La pausa tecnica prosegue, dovuta alla voglia di mettere su famiglia, fu molto costruttiva. Il mio primo studio è stato il solaio della pasticceria del papà di Giacomo, mio figlio, che si impratichì alla scultura non in studio da me ma creando dolci davvero inusuali ancorché squisiti nel forno di suo padre.
Mi ha agevolato avere lo studio sopra il forno e alcuni habitué mi invitarono a partecipare ad una mostra a Bergamo. Mi si spalancò un mondo rutilante, i rapporti con altri artisti , con gli storici, i critici, i mercanti, ovviamente non sempre gratificanti ma comunque costruttivi.
La chiave di volta della sua filosofia artistica è riuscire ad esprimersi in piena libertà seguendo il proprio estro. È una scelta che si paga, e per questo è importante avere delle committenze. Questo ci insegnano i grandi artisti del passato a partire dal sommo Leonardo che presentò il proprio CV a Ludovico il Moro. Ricordiamoci che fu accolto a corte come musico non come pittore. Mutatis mutandis si sente e si vede che anche qui l’ecletticità non manca.
Pittura e scultura, media entrambi amati, si concretizzano nei bassorilievi che a suo dire in effetti ne sono in qualche modo la summa. Con sorpresa ha constatato che ci sono persone che amano solo la pittura ed altre solo la scultura. Non trovo sia penalizzante, forse si amplia il ventaglio dei clienti. Clienti brutta parola, tu preferisci committenti vero arch? …Committenti .. ma esisteva la committenza per chi iniziava ad entrare nel mondo dell’arte?”Si ma il passo obbligato è la bottega dell’artigiano. Così la scultura la chiama a Faenza, la patria della ceramica, e nel 1986 entra in un mondo fatto di colori, di tecniche, di sperimentazioni che ancora oggi la affascina e la incuriosisce appunto. Tecniche tante, ma gli smalti la avvicinano al vetro ed è una esperienza di maturazione anche dal punto di vista dei rapporti con la committenza. Si perché si cimenterà con una megascultura all’aperto per la Montina in Franciacorta, poi con una vetrata di 7 metri per un palazzo della Questura a Brescia, dal macro al micro con l’oggettistica per Mandarina Duck e con la Galleria Magenta per pittura scultura e vetro. E poi grazie a Paraxo ho la fortuna di entrare nel progetto ArtourOilMUST che seguirò in giro per il mondo e lì scopro finalmente di essere un’artista della Committenza! Tutelata la propria libertà espressiva grazie ad un lavoro sicuro con un ente, la Campa che si occupa di assistenza malattie per professionisti artisti, è riuscita nonostante le ovvie difficoltà a conciliare lavoro e passione.
Rivedo il suo grande studio che è praticamente in fornace a Flero. Posto magico dove rimase per 35 anni! Poi una sorpresa straordinaria, l’arrivo di Giacomo in laboratorio, da pasticcere a praticante artista, una sferzata di rinnovamento e di nuova energia incredibile, per lui che impara a lavorare la ceramica e il vetro e per me che scopro il ferro, suo materiale emblematico.
Avendo così poco da fare… e a proposito di curiosità come si diceva all’inizio, decide di occuparsi come volontario del Museo Archeologico dell’Alto Mantovano. Mi ha portato ad indagare – mi dice, con gli occhi che brillano – sulla ceramica preistorica…le forme, le decorazioni, gli impasti. Anni magnifici fatti di scavi, fatiche, soddisfazioni e grandi amicizie. Da qui è nato il mio rapporto con la scuola, e con le insegnanti facciamo sempre progetti di lavorazione dell’argilla legata alla storia che si studia nelle varie classi e grazie agli studenti il clima è frizzante e ricco di stimoli.
51 anni dalla prima mostra e non sentirli! Il suo approccio resta quello di allora e con Giacomo che ha preso le redini, creando anche un magnifico spazio di vita casa “bottega” e gallery straordinaria tra volte settecentesche e acciottolati, a Borgo Poncarale ha trovato accoglienza tutto lo studio della Fornace. Nascono nuove sfide magari come Artouro e il Rispetto è un MUST, questo progetto internazionale e vagabondo che ci tiene a dire è entrato alla grande nella mia vita e che è il primo di un nuovo paradigma mentale. Perché? Perché è il rispetto bellezza! parafrasando il grande Santalmassi.




