Davide Tranchina, From Afar - In lontananza, Galleria Studio G7, Bologna

DAVIDE TRANCHINA | From Afar – In lontananza

Galleria Studio G7 di Bologna affida a Davide Tranchina lo scandire dei giorni d’estate con una personale in parte site specific a cura di Jessica Bianchera: From Afar – In lontananza, apportando un nuovo tassello alla ricerca che l’artista pone sul concetto di distanza e visione metafisica.

Visionarietà è il concetto chiave scelto da Davide Tranchina per la personale From Afar – In lontananza, ospitata dalla Galleria Studio G7, al fine di raccontare il reale mediante una narrazione metafisica, intrisa di visioni interiori, geografie personali e mnestiche, costruzioni di spazi immaginifici che, attraverso una forzatura del medium fotografico, delineano una esplorazione ex novo, guidata dal rimando a quattro ‘visionari’: Pier Paolo Pasolini, Cesare Mattei, David Lazzaretti e Charles De Foucauld. Ognuno, a suo modo, ha esplorato i confini del visibile e, in special modo, del non visibile, tracciando traiettorie utopiche e paesaggi impossibili, il cui quid ontologico è racchiuso nella volontà di esplorare, in maniera contemplativa, l’altro da sé ed il sé, mediante i luoghi.

L’osservazione, pertanto, diviene appiglio per Davide Tranchina atto a poter traslare una serie di riflessioni strettamente legate alla filosofia fotografica, delineando una inattesa perimentrazione dello spazio ove l’impossibilità si trasforma, per paradosso di perturbante fascinazione, in smaterializzazione del dato oggettivo e, alla verità fotografica, si sostituisce la verità irrealizzabile. Davide Tranchina, nel suo personale viaggio, ha scelto compagni del tutto peculiari, visionari tout court, ognuno a suo modo, capace, però, di farsi guida nell’avanzamento all’interno di uno spazio ameno, nel quale l’artista ha scelto di addentrarsi lasciandosi ispirare dai cosiddetti ‘luoghi della visione’ e sostando, seppur per istanti difficilmente misurabili, nel solco della ‘relazione tra soggetto e spazio di ispirazione’. Tutto, però, è osservato – sia dall’artista che dal fruitore – in modo da suggerire lontananza, non intesa come distanza di sicurezza bensì come epifanica alterazione in grado di offrire il miglior gradiente esplorativo.

L’attuazione una simile costruzione metareale è portata avanti sia tramite l’eco concettuale delle quattro figure guida, sia attraverso una smaterializzazione delle immagini, filiazione di una estremizzazione degli equilibri di luce, ombra e messa a fuoco. L’obiettivo della fotocamera e la fotografia stessa si rivestono di un nuovo ruolo per Davide Tranchina: assuefatte dalla mera registrazione del dato mondano, esse spingono l’artista in un altrove tecnico oltre che estetico e formale, tanto da sublimare persino il concetto di negativo fotografico traendo forza dallo scarto, oltre che dallo scatto, per costruire, in modalità site specific nella grande sala della Galleria Studio G7, un paesaggio su cartone, o meglio, un apparato effimero, una sorta di scenografia di paesaggio impossibile, derivante dai profili di ciò che è stato sottratto alle opere finite. In tali sagome, silhouettes ludiche che sintetizzano il valore dell’invenzione e dell’inventario inscenato da Tranchina, l’astante si affaccia come su un panorama che, seppur vasto a perdita d’occhio e tangibilmente eco d’alterità, in maniera ipnotica, genera una perturbante sensazione di visibile abisso, in cui le trame geografiche, topografiche e orografiche lasciano spazio ad un orizzonte che (con)fonde l’universale con il particolare.

Davide Tranchina, From Afar – In lontananza, exhibition view 1, Courtesy l’artista e Galleria Studio G7, Bologna. Foto Alessandro Fiamingo

From Afar – In lontananza, tuttavia, s’è detto affidarsi a quattro personaggi principi, traghettatori percettivi di un inatteso viaggio. Se nel valore di irriconoscibilità dei luoghi, Tranchina offre spazio a inusitate nuove creazioni, i luoghi attraversati dai quattro visionari assurgono a tappe da cui iniziare nuovi percorsi. Il viaggio di Tranchina alla G7 prende avvio da Pieve del Pino, ove Pasolini scrisse nel 1975  Il vuoto del potere ovvero “l’articolo delle lucciole”, in cui rifletteva sulla scomparsa della bellezza del mondo causata dalla vocazione capitalista, industriale e dalla costituzione di un paesaggio sempre più votato all’accumulo e alla corsa edonistica, dirimente per le lucciole che, come gli intellettuali nel buio del contemporaneo, scomparivano a poco a poco. Tranchina si lascia ispirare generando un paesaggio ancestrale, di primordiale e misterica bellezza da cui nuova luce può sorgere per un nuovo disvelamento.

La seconda tappa omaggia la Rocchetta Mattei di Cesare Mattei, alchimista e medico che sull’Appennino emiliano creò una sorta di luogo mitico, castello eclettico, missaggio di stili nato dalle rovine di una rocca medievale. Tranchina trae spunto per la creazione di un paesaggio misterico, in cui la luce, o meglio, il controluce, è protagonista idealizzando il profilo della Rocchetta nella sua surreale particolarità.

Il viaggio di Davide Tranchina, dunque, prosegue, la mappa si dipana dinanzi allo sguardo del pubblico per fare tappa sul Monte Labbro, dove il mistico David Lazzaretti, soprannominato il Cristo dell’Amiata, eresse una torre, punto di vista privilegiato verso il Tirreno e verso l’isola di Montecristo – isola cui Tranchina, nel 2012, in seguito ad una lunga residenza sulle tracce di Lazzaretti, aveva dedicato il lavoro ’40 giorni e 40 notti a Montecristo’. In tal caso, l’omaggio è in foggia di dittico, quasi a sottolineare il duplice percorso di entrambi di “Davide”.

Oltrepassando, poi, i confini della geografia nota, la peregrinazione di Tranchina giunge nel deserto algerino, con un omaggio all’ultimo visionario: Charles De Foucauld. Il suo eremo, divenne, negli anni ’90, luogo di mistica preghiera e assistenza ai bisognosi e il mutamento di ambiente nel reale è sottolineato anche da un cambiamento dei cromatismi atmosferici che emergono dall’opera.

Ispirandosi ai visionari, come già accennato, Davide Tranchina genera, ex post, una personale cosmogonia, frutto di sovrapposizioni e stratificazioni di elementi rimossi dalla lavorazione e capaci, pertanto, di dare vita ad una ulteriore impossibile cosmogonia.

Lontano, perciò, appare come luogo prediletto per una osservazione contemplativa mediante la quale, sia tramite la visione abbacinante del controluce, sia attraverso le matrici negative, il paesaggio si rivela, nella sua realtà e nella sua affascinante irrealtà. La narrazione che From Afar – In lontananza delinea, suppone la volontà di uno studio e una indagine su luoghi e mete distanti, utili alla gemmazione di una prospettiva unica, in cui la riconoscibilità non è fondamentale, non tanto, almeno, quanto la relazione tra significato e significante dettata dall’immagine stessa.

Il viaggio, come elemento fondante la poetica di Davide Tranchina si anima, in questo progetto, di ciò che la curatrice Jessica Bianchera ha definito “Paesaggi che vanno ricercati nella memoria (individuale e collettiva) e nel potere immaginativo dell’artista ma che sono così lontani, così remoti nel pensiero, che ritornano a noi come un insieme stratificato di silhouette, un giustapporsi di skyline reali o immaginari”.

La più profonda essenza della mostra, il cui lirismo è percettibile nello spazio della galleria e tangibile – per paradosso – nel riflesso retinico delle opere, è racchiusa in un concetto che Davide Tranchina ha così sublimato: “Creo come se fossi un naufrago”.  Ed è in tale utopia che la visione si amplia, nella libertà di sperimentazione non già e non solo artistica ma anche di lettura del reale da cui allontanarsi per averne piena consapevolezza.

Davide Tranchina 
From Afar – In lontananza
Bologna, Galleria Studio G7
Via Val D’Aposa 4/A
24 giugno – 18 settembre 2021

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.

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