Arco Madrid 2025
Alberto Savinio, “Il gabbiano”, 1950, tecnica mista su tavola, cm 33x41. Collezione MUSEUM Bagheria

Con la cultura si mangia!

Nell’Italia del turismo culturale, ogni città per presentarsi al meglio dovrebbe dotarsi di una “Commissione cultura”. La pratica dell’amichettismo può rappresentare una forza malefica e di certo è una mancanza di rispetto.

Quando un governo distribuisce prebende giustificandole con l’intento di attrarre turisti, lo fa spesso seguendo logiche partitocratiche. Questa pratica, percepita come necessaria per mantenere lo status quo di una classe politica che altrimenti rischierebbe di andare in tilt, favorisce una visione miope e di corto respiro. Così facendo, molti amministratori dimostrano di non conoscere il valore autentico della libertà, quella condizione di grazia che possiamo osservare, metaforicamente, nel volo dei gabbiani.

Ma, libertà dei gabbiani a parte, ai politici dobbiamo chiedere una cosa fondamentale: rispetto. Innanzitutto per il patrimonio culturale, per il potenziale delle città e per i cittadini stessi. Un esempio calzante che potrebbe applicarsi a molte realtà italiane è quello di Bagheria, in Sicilia. Qui, il “Museo Guttuso” giace da anni in uno stato di abbandono per la mancanza di un direttore, mentre l’amministrazione locale promuove l’apertura di un nuovo “Museo del Cinema”. Questo non è altro che un chiaro esempio di mancanza di rispetto verso il patrimonio esistente e verso chi crede che la cultura possa essere il motore di uno sviluppo duraturo.

Non c’è nulla di sbagliato nell’apertura di nuovi spazi museali, anzi. L’incremento delle infrastrutture culturali è auspicabile e necessario, ma solo a patto che ciò avvenga all’interno di una strategia chiara e sostenibile, che punti a costruire una nuova economia urbana basata sul turismo culturale e non su eventi estemporanei, come sagre o manifestazioni di poco impatto a lungo termine.

Bagheria rappresenta un esempio paradigmatico: una città che potrebbe fiorire attraverso il turismo culturale, grazie alla straordinaria eredità di personaggi illustri. Il museo d’arte, dedicato al celebre pittore Renato Guttuso, potrebbe diventare il cuore pulsante di questa rinascita, ma per funzionare ha bisogno di una direzione competente e di una gestione adeguata. Accanto a esso, sarebbe possibile sviluppare nuovi spazi dedicati ad altre figure di spicco: un museo della poesia in onore di Ignazio Buttitta, un museo della fotografia per celebrare Ferdinando Scianna, un museo del cinema dedicato a Giuseppe Tornatore e persino un museo della storia della città o del tradizionale carretto siciliano.

Tuttavia, continuare a inaugurare nuovi musei senza far funzionare quelli già esistenti o senza una visione a lungo termine significa abbandonare queste strutture al declino, trasformandole in simboli di spreco e inefficienza. Spesso, purtroppo, l’apertura di nuovi spazi culturali sembra rispondere più a logiche clientelari che a una reale volontà di valorizzare il patrimonio locale.

Per invertire questa tendenza, un suggerimento valido per tutte le città d’arte italiane, grandi e piccole, è quello di istituire una “Commissione Cultura”, sul modello di quelle presenti nelle grandi città. Un organo di questo tipo potrebbe garantire una pianificazione culturale più organica e impedire che decisioni fondamentali siano lasciate alla discrezionalità di amministratori di turno privi di una visione complessiva.

Un esempio concreto dei limiti dell’attuale gestione culturale emerge ancora una volta da Bagheria. Durante lo “Sfincione Festival”, un rappresentante dell’organizzazione ha affermato che l’evento avrebbe contribuito ad aumentare i visitatori del “Museo Guttuso”, con effetti positivi persino sulle casse del museo. Eppure, i dati reali raccontano tutt’altra storia: nei giorni della manifestazione non si è registrato alcun incremento di presenze al museo. È il classico caso in cui, per mantenere una narrazione autocelebrativa, “se la cantano e se la suonano da soli”, ignorando la realtà dei fatti.

Invece, il turismo culturale potrebbe rappresentare una risorsa stabile e duratura, capace di alimentare l’economia locale 365 giorni all’anno. Musei ben gestiti e affidati a direttori competenti possono diventare veri motori di sviluppo, contribuendo non solo alla crescita economica, ma anche alla costruzione di un’identità culturale condivisa.

L’Italia, con la sua straordinaria ricchezza culturale, ha tutte le carte in regola per farlo. Ma serve rispetto, visione e competenza. Solo così il patrimonio culturale potrà trasformarsi e svilupparsi, abbandonando le logiche miopi e autoreferenziali che troppo spesso ne ostacolano il pieno potenziale.

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