Anna Franceschini, BUSTROFEDICO, video, color-sound,14’ 47’’, 2019, Né altra Né questa: La sfida al Labirinto, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2019, Courtesy: MiBACT - Direzione Generale Creatività contemporanea e Rigenerazione urbana

BUSTROFEDICO di Anna Franceschini

Sabato 23 novembre alle ore 20.00 viene presentato presso l’Auditorium Santa Margherita dell’Università Ca’ Foscari Venezia il cortometraggio BUSTROFEDICO realizzato da Anna Franceschini e prodotto da In Between Art Film e Gluck50.

Il video è un progetto speciale che documenta la mostra Né altra Né questa: La sfida al Labirintocurata da Milovan Farronato, per il Padiglione Italia della 58. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia e che riunisce le opere di Enrico David, Chiara FumaiLiliana Moro. La proiezione è seguita da una speciale performance a cura della scrittrice italiana Isabella Santacroce che presenta un testo scritto appositamente per questa occasione, trasportando il pubblico dalla dimensione labirintica della mostra a quella altrettanto intricata e ammaliante della sua letteratura.  
Per celebrare il finissage di Né altra Né questa, presso la discoteca il Piccolo Mondo di Venezia va in scena un afterparty curato dal duo di musica elettronica Blinky.
L’artista e filmmaker Anna Franceschini (Pavia, 1979) è stata chiamata a rispondere a una domanda fondativa: come si può costruire un film-labirinto? come si può costruire un percorso tortuoso in una serie di quadrati (i fotogrammi, le inquadrature) che formano un rettilineo (che va dall’inizio alla fine del film)? La risposta è legata alla necessità di costruire una teoria di trappole e inganni. Per ottenerla, Franceschini ha fatto del Padiglione stesso una grande macchina della visione, un dispositivo cinematografico in sé in cui il display è un canovaccio spaziale e temporale e il film costituisce un’esperienza spaziale propria. Si chiamano “bustrofediche” le scritture che cambiano direzione a ogni riga. Da sinistra a destra e poi da destra a sinistra e così via; nei “percorsi di ritorno” persino ogni singola lettera viene scritta a rovescio. Il termine deriva dall’avverbio greco βουστροφηδόν, che significa “al modo dei buoi che arano un campo”. Questa è l’idea che fin dal principio ha dato forma al progetto di traduzione filmica della mostra. Il film BUSTROFEDICO testa i confini dei generi cinematografici, in prima battuta quello documentaristico, e costruisce un’opera “gender-less” (genre-less, “senza genere”, in termini cinematografici), fluida, che potrebbe accostarsi al thriller. 

Racconta Anna Franceschini: “Nel cuore del labirinto c’è un mistero, che a quanto pare non si vuole svelare, se si considera l’affanno del film nel rincorrere la steadicam per pararle di fronte ogni sorta di impedimento. Gli spazi del Padiglione sono stati in parte riscenografati, oppure nascosti alla vista e ampliati fuori dal padiglione stesso, per esploderne i contenuti. L’obiettivo è far perdere le tracce, lasciare lo spettatore in assenza di coordinate, costantemente sottoposto ad andate, ritorni, ribaltamenti di campo, ripetizioni, accelerazioni e rallentamenti, movimenti che forse portano allo stesso punto. La macchina bustrofedica continua, inesorabile, a girare su stessa, ad auto-attraversarsi, a cercare di trascendersi. BUSTROFEDICO è una tensione per immagini. Non sta né di qua né di la, né sotto né sopra. Non può decidersi, si guarda indietro con nostalgia e davanti con curiosità. BUSTROFEDICO è forse una parata oppure una litania, come il Bardo Thodol cui si ispira. Il Bardo, o Libro tibetano dei morti, raccoglie una serie di testi che descrivono visioni di ciò che può succedere dopo la morte, quel progressivo distacco dal mondo sensibile, che rimane ancora dolcemente seducente, ma sempre più strambo e meno riconoscibile. Come il Bardo, BUSTROFEDICO – e forse il Padiglione stesso – è la fenomenologia di questo stare in mezzo e non saper/voler proseguire o indietreggiare, immobili e intrappolati tra le forme belle che stanno andando via e quelle strane che si stanno avvicinando”. 

BUSTROFEDICO si colloca nella zona interstiziale del “film display”, un ibrido che Anna Franceschini sta esplorando nel corso della sua ricerca più recente e che fa proprie le caratteristiche della documentazione combinandole e interallacciandole con alcune strategie estetiche proprie dell’exhibition design e dei modi di esibire le merci. In questo modo il film non solo diventa uno degli apparati che contribuiscono alla memoria del Padiglione stesso, ma, allo stesso tempo, ne costituisce uno strumento di analisi e lettura critica.
Il Padiglione Italia è organizzato dalla Direzione Generale Creatività contemporanea e Rigenerazione urbana del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo e rappresenta la partecipazione nazionale alla 58. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia con la mostra Né altra Né questa: La sfida al Labirinto a cura di Milovan Farronato.
Il Padiglione Italia è stato realizzato con il sostegno dei main sponsor Gucci e FPT Industrial, il contributo del main donor Nicoletta Fiorucci Russo, dei donor e degli sponsor tecnici Gemmo, C&C Milano e Select Aperitivo.