Aurelio Amendola. Un’antologia. Michelangelo, Burri, Warhol e gli altri

Dall’8 febbraio al 25 luglio 2021, la Fondazione Pistoia Musei omaggia lo sguardo tra antico e contemporaneo di Aurelio Amendola nei 60 anni di carriera

Quasi 300 scatti. 60 anni di carriera. Un dialogo tra antichità e contemporaneità nel quale il passaggio tra poche è sostanziato da volti, luci e ombre di opere del patrimonio universale dell’arte. Una antologia della memoria collettiva culturale del nostro immaginario, ma anche della nostra identità, di cui resta traccia indelebile attraverso lo sguardo di Aurelio Amendola e che, da oggi, accompagnerà il pubblico nella prima mostra monografica della Fondazione Pistoia Musei : Aurelio Amendola | Un’antologia. Michelangelo, Burri, Warhol e gli altri

Fotografie che sono interpretazione personale della storia dell’arte e della sua incidenza nel reale quotidiano, in una evocativa sublimazione che si rispecchia, da sempre, in un linguaggio che sceglie una grammatica del tutto peculiare, da cui emerge, dalla bidimensionalità della stampa, quanto invece, ricorre nello spazio in cui l’opera o l’artista vivono e agiscono. È così che Aurelio Amendola, con lirico pathos e lungimirante armonia, ha raccontato per immagini i tesori degli Uffizi, dei Musei Vaticani, dell’Ermitage, del Vittoriale e molto altro, lasciando esprimere il valore intrinseco più profondo dei luoghi che ha inquadrato e dell’ispirazione di grandi maestri del passato – da Donatello a Jacopo della Quercia, da Giovanni Pisano al Bernini, al Canova – per entrare, con la medesima acutezza, nell’universo del proprio contemporaneo: il grande Novecento di Marino Marini, di Alberto Burri, Emilio Vedova, Lucio Fontana, Mario Ceroli, Roy Lichtenstein, Jannis Kounellis, Giorgio de Chirico, Andy Warhol, Giacomo Manzù per citarne solo alcuni, in grado, però, di restituire il climax che riusciva ad instaurarsi tra soggetto, fotografo e geometria spaziotemporale.

Antonio Canova, Le tre grazie, 2008, ©Aurelio Amendola

In sessanta anni di carriera, Aurelio Amendola, pistoiese di nascita, cittadino del mondo in quanto fotografo, ha saputo delineare un vero e proprio codice visivo, formale ma anche estetico ove accanto alla documentazione di opere ed azioni procede di pari passo una lettura altra, che sia di atmosfera ma anche di un substrato in grado di suggerire all’osservatore quanto sotteso dai soggetti degli scatti. Che si tratti di dettagli di opere – su cui l’obiettivo di Amendola si è spesso focalizzato, pur mantenendo l’eco dell’interezza celata – o di ritratti, di narrazione scenica di interventi artistici ed happening, il gradiente di atmosfericità e percettività sensoriale restituita dalle foto ha sempre portato ad emersione quanto potremmo definire, ed è stato invero definito, un atto poetico, nel quale conferiscono, missandosi, poíesis e práxis.

Avanzando tra le fotografie in mostra, si avrà come la sensazione non già e non solo di assaporare istanti di ritorno alla vita – la mostra, infatti, è reale, non virtuale e visitabile previa prenotazione al sito della Fondazione – ma anche di accedere, per via privilegiata, ad un percorso che ha fatto dell’arte e del suo racconto per immagini un modo per entrare in contatto unico ed altrimenti inavvicinabile con opere, artisti e idee. Già, poiché ciò che restituisce a tutti noi, oggi, lo sguardo di Aurelio Amendola è un sentire attraverso gli occhi, i sensi e la mente; quelle di Amendola, invero, sono fotografie che funzionano ed agiscono per via sinestetica, capaci di omaggiare l’arte, le sue dinamiche tra passato e presente, capaci di far affiorare il pensiero di un artista e di affascinare l’astante.

Marino Marini, Forte dei Marmi, 1973, ©Aurelio Amendola

La volontà di spiazzamento percettivo e di sincopato ritmo fruitivo ritorna anche nell’allestimento della mostra che, come foto e realtà, si sdoppia tra le due sedi di Palazzo Buontalenti e dell’Antico Palazzo dei Vescovi. Una Bellezza ideale ed ideata, dove nulla è lasciato al caso pur non essendo il percorso espositivo dipanato secondo una ingabbiatura di tipo cronologico o lineare. Si cammina in un immaginifico pantheon dell’arte, in cui si incontrano centinaia di istanti per cui meravigliarsi, tra malinconia e lirismo, in una frammentazione che è esistenziale, personale ma anche universale.

Tomaso Montanari ha altrove definito Aurelio Amendola un ‘fotografo mago’ ed è a tale suggestione che si lega l’intera ricostruzione del compendio del suo lavoro, un atlante di immagini ma anche un’epitome di emozionale epifania visiva. L’empatia che Amendola ha saputo anteporre allo scatto hic et nunc è il vero punctum concettuale di quella che possiamo definire, senza remore, la sua poetica, ricerca imperitura dell’essenza mediante il varco dell’assenza misterica, ove materia e spirito cessano di esser disgiunti per farsi un tutt’uno in grado di raccontare ciò che è ancora da svelare.

Andy Warhol, La Factory, New York, 1986, ©Aurelio Amendola

Tale svelamento, nella mostra Aurelio Amendola | Un’antologia. Michelangelo, Burri, Warhol e gli altridi Pistoia, curata da Paola Goretti e Marco Meneguzzo ed arricchita da un prezioso catalogo Treccani, appare come celebrazione del ritorno alle mostre in presenza ma anche come omaggio alla carriera di un fotografo che ha saputo poetare l’universo dell’arte tramite una macchina fotografica. Come suggerisce il titolo dell’esposizione, rimandando ad una tessitura molto più ampia, la mostra tenta di raccogliere attorno a sé l’alpha e l’omega del lavoro di Amendola, uno sterminato archivio ideale e materiale che, gestito dall’autore insieme all’infaticabile aiuto di Francesca e Rebecca Amendola, ha permesso la non frammentazione del materiale, assegnando all’archivio stesso un ruolo attoriale principe nella ricostruzione di epoche, temi, luoghi e soggetti, come un idioma unico e perfetto in cui bellezza, vita e fotografia hanno saputo tracciare il profilo dell’Arte.

La mostra è una scommessa in tempi di Covid19 e tenta di riappropriarsi dello spazio museale come luogo di dialogo tra autore ed astante mediante un processo teso all’incontro sensibile e tangibile di un artifizio chiamato Fotografia.

Cattedrale di San Zeno, Pistoia, 2002, ©Aurelio Amendola

FONDAZIONE PISTOIA MUSEI AURELIO AMENDOLA. Un’antologia. Michelangelo, Burri, Warhol e gli altri
a cura di Paola Goretti e Marco Meneguzzo
Pistoia
Palazzo Buontalenti via de’ Rossi, 7
Antico Palazzo dei Vescovi piazza del Duomo, 3 8 febbraio / 25 luglio, 2021




Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.

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