Diplomatosi al prestigioso ISA Istituto Statale D’Arte di Chiavari, uno delle 20 eccellenze didattiche del nostro territorio, inaspettatamente eliminate dalla riforma Gelmini, ha poi conseguito il diploma in scenografia all’Accademia di Brera.
Segno – Parlaci dei primi passi in questo mondo così difficile.
Vanni – All’inizio e per anni ho fatto il decoratore e l’illustratore e questa scelta ha comportato uno stretto rapporto con i desideri e le volontà del cliente.
S – Esiste rispetto reciproco tra due personalità indubbiamente decise per carattere?
V – Si, senz’altro, ed ė indispensabile. Chi commissiona un’opera sia esso una persona singola che un rappresentante delle istituzioni o un imprenditore si presuppone debba conoscere bene il lavoro dell’artista cui si rivolge, e dovrebbe essere quindi consapevole dell’importanza di rispettarne il carattere.
Personalmente parto dal presupposto che se un’azienda o un imprenditore mi sceglie per realizzare un’opera, conosca in parte il mio lavoro e lo reputi adatto ai suoi scopi.
Non mi è mai successo di dover “tradire” iconograficamente, la mia poetica e la mia personale visione.
S – I committenti appartengono a tipologie diverse, imprese , istituzioni, gallerie, collezionisti o semplice amatori dell’arte. Chi sono stati i tuoi interlocutori?
V – ho avuto la fortuna di interagire con persone appartenenti a tanti campi diversi, da galleristi come Roberta Lietti e Giuseppe Pero per quanto riguarda le mostre o cicli pittorici, a imprenditori che hanno lasciato che io agissi nella più totale libertà, ma ho sempre presentato dei bozzetti prima di iniziare i lavori, e ne aspettavo l’approvazione.
S – Hai riportato in auge, e per fortuna non sei il solo come dimostrano i protagonisti di questa rubrica, la figura dell’artista che fino a fine ‘800 racchiudeva più professionalità e che spesso e volentieri interagiva con il committente.
V – Dopo l’approvazione, durante la realizzazione dell’opera, il cliente segue direttamente o indirettamente lo stato di avanzamento dei lavori.
L’immagine finale è sempre il frutto della mia immaginazione che incontra il desiderio di colui che mi ha dato l’incarico , ed è indubbiamente un momento di grande soddisfazione.
Così é accaduto con Costa Crociere che mi ha affidato alcuni ambienti della sue splendide navi Costa Diadema e Costa Fascinosa, oppure D’Amico per cui ho progettare le capsule dei sott’olio interpretando i ritratti rinascimentali del Pollaiolo e dell’Arcimboldo, ancora per Henry Cottons ho realizzato un dipinto che è poi stato stampato su un’edizione limitata di borse e per il mio amico Davide Oldani ho progettato le immagini per i piatti di piccola pasticceria.
Lavorare su commissione è gratificante, sorprendente e liberatorio sotto ogni punto di vista. Sono molto lusingato, continua, quando qualcuno condivide con me le storie sue o della sua famiglia affinché io realizzi delle immagini che lo rappresentino, come è successo per esempio per le etichette del vino Vite Maritata della casa Vinicola I Borboni o Phoenix per l’azienda Pietre di Fiume.
Se dovessi fare l’elenco delle persone che devo ringraziare che, con i loro suggerimenti, consigli e con le loro azioni, mi hanno aiutato a riconoscermi e incentivato a fare questo lavoro, probabilmente dimenticherei sicuramente qualcuno di fondamentale.
S – Non ci puoi lasciare sulla curiosità… Tre nomi almeno?
V – Il primo, ovviamente, è mio padre Ilario, scultore in Genova, che ha sempre accettato le mie scelte, anche se alcune gli sembravano azzardate o bizzarre.
È grazie a lui se in casa circolavano I Maestri del Colore, matite e fogli di ogni tipo e dimensione ed è merito suo se, le mete delle gite domenicali , erano sempre i borghi italiani con allegata una chiesa in stile romanico.
La mia conoscenza della storia dell’arte, la mia spavalderia nel disegnare senza usare la gomma e l’attitudine a “fare con ciò che si ha”, derivano tutte dall’educazione ricevuta da lui.
Ilario non molla mai e, anche adesso che ha ottantasette anni e qualche problemino di salute, va tutti i giorni in studio per realizzare nuove piccole sculture.
Questi suoi lavori, che lui definisce “opere della terza età”, sono oggetti componibili, cogliendo il testimone dalle mani di Bruno Munari, formati da tre pezzi che uno può portarsi in giro e montare a proprio piacimento.
Il secondo incontro fondamentale è stato quello con Ivan Quaroni che è uno dei migliori curatori con cui abbia mai lavorato e con cui è nata, nel corso degli anni, una sincera amicizia. È un conoscitore dell’arte antica e ultimamente si occupa di crypto arte, sempre attento com’è al nuovo. “Solo gli imbecilli non cambiano mai opinione” mi dice spesso ed è proprio dalle contraddizioni che la vita prende spunto, aggiungo io.
Il terzo incontro lo devo ancora fare, ma credo che accadrà a breve, perché ci sono tutti i presupposti per un nuovo cambiamento di rotta nel mio lavoro. Lo sento.
S – È ora di godersi qualche piccola perla di questo tuo lavoro che vedo come uno scrigno traboccante di tesori, e grazie per aver ribadito una volta di più che curiosità e rispetto sono due componenti essenziali del benessere proprio e altrui.
Ti salutiamo con in nostro motto Ad Majora Vanni!
V – Ad Majora semper Tiziana!